Recensione di Marianna Di Felice
Autore: Tami Hoag
Editore: Newton Compton
Traduzione: Lidia Donat
Genere: Thriller
Pagine: 476
Anno di pubblicazione: 2019
Sinossi. Quando il detective Nick Fourcade entra nella casa di Genevieve Gauthier, alle porte della tranquilla cittadina di Bayou Breaux in Louisiana, la scena che lo attende è la più brutale che abbia mai visto. Ma anche la più enigmatica. Il figlio di sette anni della donna, KJ, è stato ucciso, mentre lei è viva. Una testimone traumatizzata, inspiegabilmente risparmiata dalla ferocia dell’assassino. Non c’è alcun indizio che indichi un movente. La moglie di Nick, la detective Annie Broussard, è molto dubbiosa sull’accaduto: chi ucciderebbe un bambino lasciando illesa l’unica testimone? Quando la babysitter della giovane vittima, la dodicenne Nora Florette, scompare nel nulla, il panico comincia a diffondersi in città. C’è un maniaco che minaccia i bambini? Sotto la pressione dei media e dell’opinione pubblica, Nick e Annie hanno davvero poco tempo per trovare al più presto il colpevole, mentre ne servirebbe molto per vagliare tutti gli indizi e scavare nel passato torbido di Genevieve.
Recensione
Di solito dopo aver letto un bel libro, al lettore, soprattutto a chi poi deve scrivere la recensione, serve un giorno per assorbire ciò che ha letto, in questo caso servono più giorni per comprendere le emozioni che suscita la lettura di Unica testimone. Ha una trama pregna di azioni abiette che non sono affatto lontane dal mondo che ci circonda.
Il libro sembra raccontare una storia che può succedere in qualsiasi momento e posto del pianeta perché non è basato solo sulla fantasia di uno scrittore, ma è concentrato sulle azioni umane dettate dagli istinti, dall’oscurità che pervade l’anima. Si svela l’umano, che di umano non ha quasi nulla, che non viene frenato dall’apparenza al di là dei riflettori e l’umano che se succede qualcosa che lo sconvolge perde la maschera e si presenta per quello che è anche davanti ai riflettori.
Il luogo dove avvengono queste azioni aberranti fa venire alla mente il torbibo che lo circonda e questo il lettore lo percepisce già quando si nomina la Louisiana terra di paludi e acquitrini. Sarà anche perché su certi canali che trattano di crimini reali spiegano che in quei posti avvengono molti omicidi visto che son perfetti per nascondere cadaveri.
A Bayou Breaux si parla francese cajun, un francese che parlavano i canadesi francofoni, appunto, che furono esiliati nella Louisiana e che è parlato anche da persone in seguito arrivate da altre terre lontane e non. In questo posto alcune case son raggiunte con canoe o bateaux, piccole barche per la pesca e in una casa in particolare la melma di quelle paludi è arrivata fin dentro casa.
Una melma densa che nasconde ciò che accade davvero. Il lettore viene colpito dagli atteggiamenti finti che alcuni personaggi, come il nuovo sceriffo Dutrow e la sua fidanzata Sharon, mantengono davanti alle persone che devono notare quanto loro siano perfetti. Ma si sa che la perfezione non è e non sarà mai umana. Più si va avanti con la lettura e più al lettore sale l’antipatia nei confronti dello sceriffo Dutrow e del suo collaboratore Kemp. Si affeziona invece a Annie e Nick che sono il rovescio della medaglia e si presentano veri, emozionali e istintivi.
Hanno una vita tra alti e bassi e non si preoccupano di mascherarla, hanno un passato duro e violento e non ne fanno mistero, al contrario degli altri che cercano di lavare con il sapone i loro panni sporchi sfregandoli fino allo sfinimento per cercare di togliere le macchie che rovinerebbero la loro immagine fittizia. Senza sapere che prima o poi la verità torna a galla. E Nick è più che deciso a far emergere il passato della vittima Genevieve e di suo figlio dal quale riuscirà a far luce su vari personaggi. Nel frattempo la moglie Annie si scontra con la violenza, la rabbia di chi uccide bambini e ragazzini.
Non è facile indagare essendo mamma, ma anche da semplice umano che ha una coscienza vedere scene strazianti e capire il marcio che c’è sotto o riuscire a cogliere la desolazione che provano certi ragazzini per colpa dei genitori che non si curano realmente dei loro figli non è facile.
La scritttrice colpisce il lettore con una scrittura reale e viscerale che lo mette davanti all’evidente cattiveria di alcuni personaggi che può rivelarsi sotto forma di bullismo eclatante o tra le mura di casa e quindi nascosta agli altri o mascherata dietro una divisa. In questo libro tra la suspense il lettore deve sopportare il menefreghismo, la perfidia, la collera, l’invidia, la facciata, il dolore e la solitudine di alcuni personaggi nonché la loro complessità.
Non è un semplice thriller, è qualcosa di più che fa riflettere o che deve far riflettere.
Buona lettura!
A cura di Marianna Di Felice
marisullealidellafantasia.blogspot.it
Tami Hoag
Vive in Florida ed è autrice di decine di bestseller. I suoi romanzi sono tradotti in più di trenta Paesi e hanno venduto 40 milioni di copie in tutto il mondo. Con la Newton Compton ha pubblicato La ragazza N°9, Indizio N°1, Vittima senza nome e Alibi di ferro.
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