Recensione di Maria Elisa Gualandris
Autore: Edna O’Brien
Traduzione: Anna Bassan Levi
Editore: Giulio Einaudi
Genere: Narrativa
Pagine: 224
Anno di pubblicazione: 2019
Sinossi. In una grande casa, immersa nel verde sterminato della campagna irlandese, vive Josie, una donna rimasta ormai sola con i ricordi di un matrimonio infelice. Fino a quando nella sua esistenza non entra McGreevy, un membro dell’Ira inseguito dalla polizia e dall’esercito, che in cerca di un rifugio irrompe tra le mura del suo isolamento. Nell’oscurità e nel silenzio di quella casa, da cui non possono uscire, lentamente si avvicinano: lei vede in lui il figlio che non ha mai avuto, lui le fa comprendere il dramma del loro popolo. Con una scrittura potente e piena di grazia Edna O’Brien ci mostra due solitudini distanti, che si specchiano l’una nell’altra e si riconoscono, ma alle quali il destino tragico della storia non lascerà scampo.
Recensione
Una grande casa, immersa nel verde e vicina a un lago. Una donna anziana, che si trova a fare i conti con i ricordi del proprio passato. Tutto sembra immobile nella vita di Josie, da poco tornata nella dimora in cui ha trascorso gran parte della sua vita. A cambiare tutto, però, è l’arrivo di un fuggitivo, un ricercato dell’Ira che entra in casa sua per cercare un rifugio.
Ed è come se la Storia irrompesse nello “splendido isolamento” dell’anziana donna. E’ la storia del popolo irlandese, fiero, legato alla sua terra, da sempre alla ricerca della propria libertà, ma che ormai ha preso le distanze dalla lotta armata.
I militanti dell’Ira sono visti come terroristi, fanatici pronti a uccidere innocenti. Il personaggio di McGreevy è molto complesso: a tratti appare accecato dall’ideale, mentre in alcuni momenti si rivela come quello di un uomo disperato, che ha perso tutto e non conosce altro modo di vivere se non combattendo.
Ma è Josie ad avermi rapita, strappandomi un sorriso o un momento di commozione. L’anziana donna ha vissuto un matrimonio infelice, segregata nella grande casa che inizialmente per lei rappresentava una forma di riscatto sociale. Vittima del maschilismo della sua epoca, ha cercato di ribellarsi come poteva a un marito violento e ubriacone.
La sua più grande resistenza, credo, sia stata nel non avergli dato il figlio che lui pretendeva. Ciò nonostante riesce a essere madre, fino all’ultimo, donando affetto e protezione al fuggitivo che entra in casa sua con la forza.
La scrittura di Edna O’Brien mi ha rapita fin dalla prima riga, facendomi sognare le atmosfere dell’Irlanda, le sue leggende e le tradizioni secolari, accompagnandomi tra i prati, gli alberi, i laghi.
Edna O’Brien
Romanziera, drammaturga e poetessa irlandese, è nata a Tuamgraney nel 1930 in una famiglia dalle forti radici cattoliche e, come le protagoniste del suo romanzo d’esordio, ha studiato dalle suore. Negli anni Cinquanta si è trasferita a Londra, dove vive ancora oggi. Considerata la Gran Dama della letteratura irlandese, nella sua lunga carriera ha ottenuto i maggiori premi letterari, a partire dal Kingsley Amis Award per “Ragazze di campagna”, primo capitolo di una trilogia che comprende “La ragazza sola” e “Ragazze nella felicità coniugale”. È membro onorario dell’American Academy of Arts and Letters. Elliot Edizioni ha pubblicato la biografia Byron in Love (2010) e l’autobiografia Country Girl (2013). Nel 2011 le è stato conferito il prestigioso Frank O’Connor Short Story Award. Tra le altre opere: “Un feroce dicembre”, “Oggetto d’amore”, “Tante piccole sedie rosse”.
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