Recensione di Laura Salvadori
Autore: Michel Bussi
Traduzione: Alberto Bracci Testasecca
Editore: Edizioni e/o
Genere: thriller
Pagine: 480
Anno di pubblicazione: 2020
Sinossi. Maline, ex reporter d’assalto dal passato turbolento, fa ora la giornalista al SeinoMarin, un settimanale di Rouen a media tiratura. Rientra nei suoi compiti recensire l’Armada, spettacolare manifestazione che si svolge ogni cinque anni in cui i più bei velieri delle marine militari di tutto il mondo – per l’Italia l’Amerigo Vespucci – si ritrovano a Rouen e da lì scendono il corso della Senna fino a Le Havre: una sontuosa parata che si snoda per decine di chilometri tra le anse e i meandri del grande fiume navigabile e richiama sugli argini milioni di spettatori entusiasti. Un lavoro come tanti, non particolarmente interessante. Almeno fino a quando un marinaio messicano non viene assassinato in circostanze a dir poco misteriose. Il commissario Paturel, che si occupa del caso, pensa a un delitto passionale o a una rissa tra marinai, e gli indizi sembrano dargli ragione. Sarà Maline a scoprire lo strano intreccio che c’è tra l’omicidio in apparenza banale e il bottino dei pirati della Senna, mitico tesoro che da secoli sarebbe nascosto da qualche parte nei meandri del fiume. Ma la sua scoperta non fa che infittire il mistero e trasformare un’indagine di routine in un’aggrovigliata matassa.
Recensione
A breve distanza dal suo ultimo romanzo, Michel Bussi torna in libreria con un libro ambientato nella sua terra natale, la Normandia.
L’opera è un giallo ben congeniato, nel quale un mistero circoscritto alla manifestazione più importante di Rouen, l’Armada, si dipana e si dimostrerà notevolmente complesso, fatto di moventi a dir poco inusitati e di personaggi di vario genere e spessore che non mancheranno di farci anche sorridere.
L’ambientazione ci dà immediatamente conferma delle doti di Bussi nel descrivere la sua amata terra. Il territorio in cui si svolge l’azione è un coacervo di bellezze mozzafiato in cui la Senna è la stella principale. Il grande e sonnolento fiume, impreziosito dal suo passaggio sotto i mirabili ponti di Parigi, arriva a Rouen, capitale della Normandia e prosegue la sua placida corsa fino al mare, sinuoso come una sirena, curvo e splendente come un nastro luccicante, le cui acque grigie e limacciose sono così profonde da essere navigabili e così antiche da nascondere fitti misteri.
Ogni cinque anni la Senna richiama da tutto il mondo i più bei velieri, che stazioneranno a Rouen per poi concedersi agli occhi dei francesi, accorsi da molte zone anche lontane, con una magnifica parata il 14 luglio, sopra le acque della Senna.
Nell’incredibile carosello di folla, di entusiasmi e di eccessi, si svolge la vicenda, che si consumerà in una manciata di giorni fino a culminare con la festa nazionale francese. Bussi è bravissimo a rendere al lettore l’atmosfera dall’Armada tanto che sembra di sentirne gli odori, di acqua stagnante, di birra, che scorre a fiumi, di zucchero e di sudore. E con la stessa facilità, sentiamo nelle orecchie una musica di fisarmoniche, che aleggia nella nostra testa mentre leggiamo, rapiti.
Questa è Rouen a luglio del 2008. Gli eventi, che tutti si aspettano roboanti e chiassosi, precipiteranno con alcune morti e sconvolgeranno i programmi dei protagonisti: quelli del commissario Gustave Paturel, al quale la ex moglie ha lasciato i figlioletti per andare in vacanza, quelli dei suoi collaboratori, gli ispettori Colette Cadinot e Ovide Stefanu. Se l’una, precisa e controllata, rappresenta la ragione, l’altro, intuitivo e contorto, rappresenta il caso, la possibilità, quella così fantasiosa e remota che non può non accadere alla fine.
Il trio è davvero ben assortito: Paturel, una sorta di Don Abbondio moderno, nemico della tecnologia e dell’autocontrollo, costretto a dare in pasto i figli ad improbabili baby sitter, desideroso solamente che il caso si chiuda in fretta e senza clamori; Stefanu, invece, incline a trovare indizi insoliti anche dove nessuno ne troverebbe. Stefanu è soprannominato, non a caso, “Ispettore Cassandra” per la sua incredibile capacità di predire catastrofi investigative e che è solito iniziare ogni sua frase anteponendo un sinistro “non vorrei fare il guastafeste”. E’ chiaro, naturalmente che Ovide è per definizione un guastafeste, almeno per Paturel, che per sua natura rifugge le complicazioni come il diavolo con l’acquasanta. Dal canto suo Colette è costretta a fare da mamma al commissario, che è incline a cedere alla fretta e a semplificare tutto.
Infine faremo la conoscenza con Maline, una vera forza della natura! Curiosa, attenta, ironica, davvero in gamba, sebbene il suo passato non sia immune da eventi dolorosi. Sarà Maline che darà la svolta decisiva alle indagini, andando a scoperchiare un vero e proprio vaso di Pandora, in cui storia e pregiudizio si fondono.
In questo romanzo non si smarrisce mai la voglia di sorridere.
L’ironia di Bussi è proverbiale. I suoi dialoghi, i personaggi a cui dà vita, sono sempre meravigliosamente unici! In “Usciti di Senna” l’autore non si smentisce e il risultato è un romanzo piacevolissimo, che si legge senza alcuna fatica e che ci dà, pagina dopo pagina, la voglia di andare avanti e la gradevole sensazione di leggere i pensieri di un amante della vita e della finzione.
Bussi non si dimentica, seppur nell’estro caricaturale di cui dota i suoi personaggi, di dispensare al lettore brevi passaggi su temi importanti, quali la disgregazione della famiglia e lo stress a cui si è sottoposti nella nostra vita attuale, che ci spinge sempre più a diventare stereotipi fatte persone.
Insomma, Bussi fa nuovamente centro e conferma le sue doti di grande narratore. Un romanzo per tutti che incuriosisce dall’inizio alla fine e che brilla di luce riflessa grazie al naturale talento del suo autore, capace di tessere trame originalissime ed articolate dove si muovono personaggi spesso bislacchi ma sempre ottimamente caratterizzati e naturalmente calati nella società attuale.
Michel Bussi
Michel Bussi è l’autore francese di gialli attualmente più venduto oltralpe. È nato in Normandia, dove sono ambientati diversi suoi romanzi e dove ha insegnato geografia all’Università di Rouen. Ninfee nere (Edizioni E/O 2016) è stato il romanzo giallo che nel 2011, anno della sua pubblicazione in Francia, ha avuto il maggior numero di premi: Prix Polar Michel Lebrun, Grand Prix Gustave Flaubert, Prix polar méditerranéen, Prix des lecteurs du festival Polar de Cognac, Prix Goutte de Sang d’encre de Vienne. Nel 2016 le Edizioni E/O hanno pubblicato Tempo assassino, nel 2017 Non lasciare la mia mano e Mai dimenticare, nel 2018 Il quaderno rosso e La doppia madre, nel 2019 La Follia Mazzarino e Forse ho sognato troppo.
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