A cura di Giulia Manna
Netflix ha appena pubblicato una miniserie di sole 4 puntate su Wanna Marchi, all’anagrafe Vanna Marchi (Castel Guelfo di Bologna, 2 settembre 1942). Wanna è un personaggio televisivo e truffatrice italiana. Popolarissima negli anni ottanta e anni novanta, tanto da venir soprannominata “regina delle televendite”,è stata in seguito più volte condannata per i gravissimi fatti illeciti connessi alla sua attività.
Trama
Le vicende, e le truffe, di quella che, per vent’anni, è stata la televenditrice più famosa della TV italiana, Wanna Marchi, e di sua figlia Stefania Nobile, in una panoramica che ripercorre il ventennio italiano tra gli anni 80 e i primi anni 2000.
Recensione
Ci ho messo un po’ a decidermi se guardarla o meno. Ero molto combattuta. Da un lato la curiosità di capire le dinamiche commerciali che hanno spinto migliaia (se non milioni) di italiani a comprare da un soggetto come Wanna e dall’altro quello di non parlare più di queste vicende perché persone fragili sono state raggirate.
Però parliamoci chiaro, Wanna Marchi o no, ancora oggi facciamo la fila per prodotti che promettono diete senza sforzo, cerette senza dolore, prodotti di bellezza e portafortuna vari, e pure presunti rimedi che promettono di curare malattie incurabili o evitare dolorose terapie. Sarà cambiato il mezzo, visto che le televendite in tv non so più nemmeno se esistano, ma i social sono stracolmi di questi annunci.
Quindi la prima parte del racconto, non mi ha scandalizzato tanto. Io non comprerei mai da un personaggio come Wanna. Per i miei gusti è troppo rozza ed aggressiva, ma è evidente che ha una sua forza. Lo si vede quando improvvisa la vendita di una penna per dimostrare che lei è Wanna e può fare tutto quello che vuole. Ha una sicurezza incredibile, a tratti perfino affascinante. La sua ostinata convinzione nel credere in qualsiasi cosa pur di vendere, la rende la supertelevenditrice che è diventata. Effettivamente nessuno di noi può negare che non abbia avuto tutto. Ha creato un impero dal nulla. Un impero che forse ancora oggi esiste.
Giusto? Sbagliato? Anche la prima Wanna, quella che promette dimagrimenti facili o di far sparire la cellulite vende aria fritta. Lei stessa ammette che è stata capace di lanciare in tv un prodotto, senza che questo esistesse. Si è recata subito dopo dal suo amico per crearlo.
E’ la seconda Wanna Marchi quella che spaventa. Quella ormai ricca e famosa che non si accontenta di vendere fantomatici numeri del lotto a chi crede nella sua persona, ma addirittura crea dietro le quinte di questo sipario un meccanismo di vendite a catena facendo vere e proprie pressioni sulle fragilità umane, alzando la posta in palio e andando a caccia della clientela ideale consultando vecchi archivi. Forse all’inizio potevamo anche dare ragione alle due Marchi che si ostinano a ripetere che se le persone sono dei c@gli@ni non è colpa loro, ma dopo decisamente no.
Molto volgarmente le due donne non hanno mezza misura. Dicono quello che pensano. Non sono pentite. Rifarebbero tutto.
Eppure la donna e sua figlia Stefania Nobile spiegano bene come è iniziata. Wanna, durante una televendita, fece leva sui sentimenti degli spettatori. Si mette a piangere in diretta raccontando i suoi problemi personali, la difficoltà a mantenere i suoi due figli ed inizia il suo boom di vendite.
Wanna è la contraddizione fatta persona. E’ questo che stupisce. Come ho detto poco sopra, deve tutta la sua carriera alla solidarietà del pubblico, ma finisce con lei che lo truffa nei peggiori dei modi. Wanna arriva addirittura a minacciare le famiglie tirando in ballo la salute dei loro cari, quando anni prima tirò fuori le sue grinfie di madre protettiva contro la criminalità che aveva osato minacciare la sua adorata figlia Stefania. Wanna che sa cosa vuol dire non avere una lira, ma non si accontenta dei miliardi che le piovono dal cielo.
Il finale è disarmante. C’è una fragilità sociale in questo documentario che non va dimenticata e che viene tutt’ora sfruttata. C’è una tecnica commerciale a catena che ancora oggi fa scuola ai venditori e centralinisti di tutto il mondo. C’è la giustizia italiana e la paura di essere ridicoli che ostacola le denunce da rivedere con urgenza. C’è l’avarizia, quella che fa perdere la testa anche a chi ha conosciuto il nulla e quindi avrebbe dovuto sapersi fermare. C’è anche tanta spaventosa cattiveria, come quando parlano della Signora Fosca che assieme a quelli di Striscia la Notizia ha fatto scoppiare il caso Wanna Marchi.
Cerchiamo di imparare da questa triste vicenda.