Vittima numero 2117




Recensione di Loredana Cescutti


Autore: Jussi Adler-Olsen

Traduzione: Maria Valeria D’Avino

Editore: Marsilio

Serie: Carl Morck #8

Genere: Thriller nordico

Pagine: 544 p., R

Anno di pubblicazione: 2020

Sinossi. Il corpo senza vita di una donna mediorientale viene spinto a riva dalle onde lungo la costa di Cipro. Sul grande contatore della vergogna che si affaccia sulla spiaggia di Barcellona, è la vittima numero 2117 dei profughi che muoiono nel Mediterraneo. Ma la donna senza nome non è annegata mentre cercava di conquistare una vita migliore. È stata uccisa. Quando Assad, l’enigmatico assistente di Carl Mørck, vede la foto della naufraga, ha un forte crollo nervoso. Per più di dieci anni, come una misteriosa forza della natura, ha lavorato alla Sezione Q sui casi dimenticati, ma ora è incapace di reagire. Mentre ha inizio un estenuante conto alla rovescia per bloccare un attacco senza eguali al cuore dell’Europa, anche Carl Mørck e Rose si trovano ad affrontare l’inchiesta a più alto tasso emotivo che mai abbiano avuto tra le mani. Un’indagine che porterà alla luce tutta la verità sul passato segreto di Assad, spingendo l’intera Sezione Q oltre i propri limiti.

“Tra poco quello che vedi e senti oggi sarà soltanto un sogno, e passeranno tante notti prima che la speranza di ritrovare questi suoni e odori appassisca. Perciò guardati bene intorno finché puoi, e serba in cuore ciò che vedi, così non lo perderai mai del tutto.”

Ma questo, era appunto il prima… il dopo sarà solo un susseguirsi di eventi e null’altro se non cercare di sopravvivere!

Recensione

Le radici, quelle profonde che ci identificano come individui, che donano un senso di appartenenza e che danno un senso alla nostra esistenza sono molto importanti, ma nel momento in cui avviene qualcosa che finisce per stravolgere la normalità delle nostre vite, proprio in quel preciso attimo tutto potrebbe cambiare per sempre.

Smettiamo di essere ciò che eravamo, indossiamo una maschera e mostriamo un “noi” diverso da quello reale ma questo, ci serve e diventa fondamentale perché altrimenti, non ci rimarrebbe null’altro che concedere spazio alla morte per trovare pace e sollievo.

“… si sentiva morto dentro.”

Due anni sono passati dall’ultimo libro scritto da Jussi Adler-Olsen, e come me, credo anche molti di voi si saranno chiesti a che punto fossimo rimasti e che cosa avremmo dovuto aspettarci da questo nuovo capitolo. Soprattutto però, ciò che ognuno di noi voleva in assoluto, era venire in contatto con il passato più volte eluso e solo alla lontana abbozzato di Assad, il fedele assistente e ormai grande amico di Carl Mork, che però davanti a questo argomento negli ultimi dieci anni di collaborazione ha sempre eretto un muro molto alto e spesso, senza dare a noi alcuna possibilità di scalfirlo in nessun modo.

Ma basterà essere in grado di creare la prima crepa nel punto giusto e da lì in poi, tutto diventerà inarrestabile.

“La vittima 2117…”

“Un’aria familiare che gli provocò un dolore insostenibile. Sullo sfondo, tra i sopravvissuti, un uomo fissava l’obiettivo come se volesse essere ripreso…

Accanto a lui c’era una giovane donna con il viso sfigurato da dolore, e dietro ne vide un’altra, che… A quel punto su di lui scese il buio…”

La verità emergerà con prepotenza in tutta la sua crudeltà, con l’orrore di un mondo che noi da qui abbiamo conosciuto attraverso le informazioni diffuse dalla televisione e dai quotidiani ma che, diciamocelo, è sempre stato fallace poiché stiamo parlando di luoghi dove principi come libertà di stampa e rispetto dei diritti umani sono solo mera utopia.

Il ritmo è incalzante e un senso di oppressione mi ha accompagnata durante la lettura di queste pagine marchiate dal fuoco e dal sangue, poiché la paura con la P maiuscola e l’orrore di ciò che è accaduto e di ciò che potrebbe essere non mi ha mai abbandonata.

Perché io lo so che queste cose accadono. Perché anche voi ascoltate i reportage dalle zone di guerra. Perché tutti noi, siamo consapevoli di essere dei privilegiati potendo vivere in luoghi lontani dai regimi dittatoriali che, nascondono le loro azioni cruente adducendo come motivazione la loro, per noi erronea, interpretazione della religione.

“…guardò il riccetto dritto negli occhi. Non si capacitava che Assad, con quell’ombra sulla vita e quella consapevolezza terribile dentro di sé, fosse riuscito a mantenersi intatto, ma forse sotto sotto non lo era. Forse recitava solo una parte, per sopravvivere.”

Un senso di vuoto, durante il racconto, avvolge ogni cosa e nulla si può davanti alle lacrime che sgorgano mano a mano che tutto il buio, il nero, l’orrore emergono dalla memoria, per essere destinate a ridiventare qualcosa di reale, di concreto, che finisce per provocare solamente ancora più sofferenza in chi racconta e in chi ascolta.

“Nessuna oscurità poteva proteggerlo dall’incendio che quella giornata gli aveva appiccato nell’anima.”

Una foto che è un fuoco, un innesco per qualcosa di ben più spaventoso di quanto ci si potrebbe immaginare e questa volta, per la gloriosa Sezione Q il lavoro di squadra si rivelerà più importante che mai, perché la posta in gioco sarà proprio la loro vita, oltre a quella di moltissime altre persone.

“Sei l’ancora che mi tiene in contatto con la realtà.”

L’amicizia, mai come qui si rivelerà un valore da non sottovalutare e sicuramente, rivestirà un ruolo fondamentale per riuscire a mantenere la giusta lucidità, la freddezza e la capacità di affrontare nel modo giusto questo momento, che per l’intera Sezione si potrà ricordare come IL peggiore. E di momenti bui ce ne sono stati.

Dopo aver letto “Vittima numero 2117” posso affermare che qui, come anche rilevato in “La donna in gabbia” e “Paziente64” (personalmente il mio preferito, fino ad ora) Jussi Adler-Olsen ha raggiunto il massimo come accuratezza nel proporci un tema che, al di là della storia romanzata qui raccontata, sappiamo essere fin troppo reale, molto attuale e che purtroppo in qualche modo riguarda tutti, ovvero l’immigrazione clandestina, i “viaggi della speranza”, il terrorismo e la paura dell’ignoto.

Con la sua scrittura schietta l’autore qui ferisce in profondità, perché ti rendi conto di star leggendo situazioni che, anche se noi ignoriamo o semplicemente vogliamo ignorare per sgravarci da quel peso, in realtà accadono più spesso di ciò che vorremmo sentire. Fortunatamente i “cammelli di Assad”, come dei camei all’interno della storia, ci aiuteranno a digerire con una sottile ironia talune situazioni altrimenti veramente difficili da sopportare, ma anche loro in questa occasione, finiranno per perdere un po’ del loro smalto.

La scrittura ti strappa dalla tua realtà e, finisce per trascinarti con prepotenza in quella di Assad e in quella di milioni di persone che si ritrovano a vivere quotidianamente e veramente in quell’inferno, senza tentare di ammorbidire le parole, perché non è possibile. Perché sono cose che accadono veramente. E in questo modo, l’autore ti colpisce in pieno viso, e ti introduce in un vortice di sofferenza fisica e dell’anima che non è minimamente immaginabile per noi, ma che si intrufola nelle nostre menti e ci sconvolge. Finzione narrativa e realtà dei giorni nostri si sovrappongono sapientemente, finendo per creare un livello di pathos talmente violento e struggente, da costringere il lettore a proseguire nella lettura per trovare una propria pace.

Senza ombra di dubbio, questo libro si è rivelato carico di contenuti e denso di emozioni, con il passato che ha eretto una barriera invalicabile con il presente, almeno fino ad ora, per lo meno fino ad ora.

… sentì una fitta al cuore. L’anima aveva ricevuto un colpo terribile, ma il corpo doveva reagire. Per non perdere tutto.”

Forse l’unico modo per superare il passato è reagire al presente, qui, nell’immediato. Ora. Potrebbe rivelarsi l’ultima possibilità per porre rimedio agli errori e agli orrori di una vita precedente.

Carl, Assad e Rose mi sono mancati moltissimo e ovviamente, sono stata felicissima di ritrovarli ma adesso sarò doppiamente curiosa di sapere se e quando li rivedremo, perché ho un’unica certezza e cioè, che proprio per tutto ciò che hanno vissuto nei giorni precedenti, non saranno più quelli che ho lasciato dopo aver letto l’ultima frase a conclusione del romanzo.

Buona lettura!

 

 

Jussi Adler Olsen


(Copenaghen 1950) dopo avere svolto i lavori più vari è oggi scrittore a tempo pieno. Con la serie della Sezione Q guidata da Carl Mørck, ha ottenuto un immenso successo di critica e pubblico, con milioni di copie vendute nel mondo. I suoi libri, premiati da lettori, librai e critici, hanno conseguito importanti riconoscimenti internazionali. Da “La donna in gabbia”, “Battuta di caccia” e “Il messaggio nella bottiglia” sono stati tratti tre film per il grande schermo, mentre l’intera serie sarà oggetto di una trasposizione televisiva prodotta negli Stati Uniti. Gli altri libri della serie, pubblicati da Marsilio, sono “Paziente 64”, “La promessa” e “Selfie”. “Paziente numero 2117” (Marsilio, 2020) è l’ottavo libro della serie che ci racconta le avventure della Sezione Q.

 

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