Recensione di Salvatore Argiolas
Autore: Fabiano Massimi
Editore: Mondadori
Genere: Giallo
Pagine: 312
Anno di pubblicazione: 2022
Sinossi. La notte sta per cedere il passo all’ennesima, caldissima giornata dell’estate emiliana quando Bruno Muta, ex enfant prodige della moda, viene ritrovato brutalmente assassinato nel garage di casa sua. Lo stilista, uscito da non molto di prigione dopo una condanna per falso in bilancio, viveva solo e senza contatti esterni, ma da alcuni dettagli nella scena del delitto la polizia deduce che conoscesse il suo assassino. Questo particolare non può non scuotere il Club Montecristo, l’associazione segreta di mutuo soccorso fra ex-detenuti in cui stava per entrare Ares Malerba, a lungo compagno di cella di Muta. Ora Malerba è scomparso, evaso dalla semilibertà nelle stesse ore del delitto, e conoscendo l’accanimento degli inquirenti contro chiunque si sia macchiato in passato di una colpa – non importa se già scontata e riscattata -, il Club teme che Ares finisca in cima alla lista dei sospettati. Urge una contro-indagine al di fuori della legge, affidata alla bizzarra coppia che ha già risolto il caso Ferrante: Arno Maletti, hacker a tempo perso, e Lans Iula, un passato da pittore e rapinatore di banche. Riusciranno i due amici a venire a capo dell’omicidio, e, ancor più difficile, dei loro guai e misteri personali?
Recensione. “Vivi nascosto” è il secondo atto della serie degli Ammutinati scritta da Fabiano Massimi, che
segue il fortunato “Il Club Montecristo”, vincitore del prestigioso premio Tedeschi nel 2017.
Il Club Montecristo è un gruppo particolare, “nato per aiutare gli ex detenuti a ricominciare e rigare dritto. Una sorta di mutuo soccorso destinata a chi aveva sbagliato una volta e non voleva sbagliare mai più”.
I componenti del Club, che si definiscono Ammutinati, anche stavolta intervengono per far scagionare un loro compagno accusato di un delitto.
Arno, Lens Iula, Zero Zero e gli altri ammutinati tornano alla grande in questo nuovo episodio che fonde una trama gialla di sicuro impatto con le più intriganti suggestioni che vanno da spunti
che ricordano le critiche sociali di Luciano Bianciardi, scene da commedia brillante e vicende umoristiche che fanno pensare agli “Ineffabili cinque” di Donald Westlake.
Tutte queste contaminazioni non ostacolano la trama gialla ma la esaltano, in un continuo sovrapporsi di situazioni divertenti, inserite però nella cornice dell’inchiesta su un omicidio eccellente, quello di Bruno Muta, famoso stilista finito in prigione per falso in bilancio.
Del delitto viene accusato Ares Malerba, suo vecchio compagno di cella.
Per scagionare il detenuto evaso, si riforma il gruppo che funzionò così bene nella precedente inchiesta e malgrado ci siano diversi indizi contrari, gli Ammutinati credono nell’innocenza di Ares e con la solita capacità di introdursi in ambienti proibiti alla polizia, riescono a trovare qualche traccia che, però fa crescere il dubbio che il colpevole sia stato proprio Malerba.
Le indagini degli Ammutinati seguono diverse piste che sembrano svanire nel nulla ma con l’aiuto dell’affascinante ispettrice Lana dopo tanti affanni e diversi colpi di scena troveranno una soluzione del mistero spiazzante e sorprendente.
Con il suo stile ironico Fabiano Massimi costruisce un noir particolare e affascinante, intrecciando traiettorie di vita di ex carcerati con riferimenti culturali di sicuro effetto come questo, che si riferisce all’impegno di crescere dei figli:
“per dire che l’attributo fondamentale dell’uomo è l’Esistenza, il buon Heidegger non doveva aver mai fatto nemmeno da baby-sitter ai figli della vicina, altrimenti avrebbe saputo che a contare di più, molto di più, è la Resistenza.” e ci immerge in un tessuto narrativo costellato di citazioni, come capitava ad Umberto Eco, anche lui evocato in diversi punti del giallo, come per esempio il soprannome dato ad un orafo ex carcerato, Miglior Fabbro, che richiama alla mente sia Arnaut Daniel, chiamato così da Dante nella “Divina Commedia”, sia Ezra Pound, a cui Thomas Stearns Eliot dedicò il suo poema “Terra desolata” denominandolo proprio “Miglior Fabbro”.
Questa è solo una delle innumerevoli strizzatine d’occhio che Fabiano Massimi offre al lettore, inducendolo ad un’attenzione particolare per captare ogni riferimento culturale.
Arno, Lens Iula, Zero Zero e la poliziotta Lana, sono personaggi che col tempo guadagnano spessore e rimangono in mente a lungo perché ricchi di empatia e di umanità.
Il libro deve il suo titolo ad una bella espressione di Epicuro e ci offre una chiave di lettura del romanzo perché molti protagonisti del libro, compresi vittime e colpevoli, vivono in questa condizione, “uomini feriti e condannati, che continuavano comunque a vivere, ma in segreto”.
Oltre a nascosto un’altra parola importante nel libro è tempo, e seguendo quanto suggerito nella trama ho cercato quante occorrenze ci fossero e ne ho trovate ben 143, ponendo in evidenza la grande importanza di questo fattore, sia in prigione, sia fuori dal carcere, che “non è mai perso, anche quello speso male resta tempo guadagnato, strappato al nulla, a modo suo vissuto”.
“Vivi nascosto” è un noir a più livelli di lettura dove la trama poliziesca convive benissimo con il tono leggero della commedia ma soprattutto mette in evidenza la possibilità di riscatto per dei condannati, argomento portante anche de “Il Club Montecristo”.
Fabiano Massimi
è nato nel 1977 a Modena, dove vive tuttora. Laureato in Filosofia tra Bologna e Manchester, bibliotecario alla Biblioteca Delfini di Modena, da anni lavora come consulente per alcune tra le maggiori case editrici italiane. È autore dei thriller storici L’angelo di Monaco (Longanesi, 2020), in corso di traduzione in 10 lingue, e I demoni di Berlino (Longanesi, 2021). Vivi nascosto è il secondo episodio della serie del Club Montecristo, vincitrice del prestigioso premio Alberto Tedeschi per la letteratura gialla inedita
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