Vocedavecchia
di Elisa Victoria
Blackie Edizioni, 2022
Elisa Tramontin (Traduttore)
Narrativa, pag. 264
Sinossi. Estate del 1992, Marina ha 9 anni e vive tra Siviglia e Marbella. Andalusia profondissima, un caldo infame. Tutti la chiamano Vocedavecchia, per via della raucedine e delle espressioni di un tempo che affiorano qua e là nel suo vocabolario. Attorno a lei ha solo donne: la mamma, malata di un male incurabile di cui è vietato fare menzione, e la nonna, un’ex sarta molto incline al turpiloquio che la cresce con amore e un po’ di anarchia, senza regole e con tante proteine. La sua vita è un casino, ma Marina sa come essere felice. Adulta e bambina allo stesso tempo, Marina gioca con le bambole e guarda già le riviste porno. Ha una voglia di vivere che non può essere contenuta, e questo finisce per frenarla sempre. Lei ritrova la gioia nelle piccole cose, dalle perlustrazioni nel freezer alle figurine, e va avanti con coraggio e incoscienza. Quella dei 9 anni, che rende ogni momento unico, meraviglioso, divertentissimo. Come questo libro.
Recensione di Claudia Cocuzza
Nel 1993 Marina Marrajo ha nove anni.
La sua è una famiglia tutta al femminile: insieme a lei, la mamma e la nonna materna.
Una famiglia di sole donne e di donne sole, non per scelta, ma non se ne fanno un cruccio: la nonna è vedova quasi da sempre, la mamma ha sbagliato prototipo maschile con il quale riprodursi; ogni tanto, non spesso, porta a casa un fidanzato ma nessuno dura a lungo se si rende conto che non ama sua figlia almeno la metà di quanto la ami lei.
Tuttavia questo non è il problema più grande di questa famiglia; il problema serio è che la mamma di Marina è malata. La sua malattia è talmente grave che non può essere pronunciata e lo spettro della morte imminente della mamma aleggia su Marina per tutta la durata della narrazione, tanto che le sono già stati assegnati due tutori legali e le è stata prospettata la possibilità di trasferimento presso un convitto religioso, dato che la nonna ha appena compiuto 73 anni e non si sa per quanto tempo possa ancora occuparsi di lei.
La storia è raccontata da Marina, che ci parla dell’estate dei suoi nove anni proprio mentre la vive, narrando al presente.
Marina cambia spesso casa, quartiere, scuola; per lei è difficile farsi degli amici. Gli unici punti fermi sono la mamma, che è costretta ad allontanarsi spesso per curarsi, e la nonna.
Marina è una bambina adulta: lo è nel modo di esprimersi – da qui il soprannome “vocedavecchia” che le hanno affibbiato a scuola, un po’ per questo e un po’ per il suo timbro roco –, di rapportarsi con gli adulti, di pensare. Certo, la sua vita è più complicata di quella della maggior parte dei suoi coetanei, ma questo non è un romanzo angosciante, tutt’altro; perché, se è vero che in casa girano pochi soldi, che la malattia della mamma incombe sulla testa di Marina come una spada di Damocle, questa famiglia strampalata gode di qualcosa di cui molte altre “normali” invece scarseggiano: l’amore.
Marina è circondata dall’amore della mamma, che nonostante il dolore e la stanchezza non smette di guardarla come se fosse un miracolo, da quello della nonna, che tra un accesso di tosse e una scarica di parolacce le insegna le canzoni della sua gioventù, e anche da quello di Domingo, l’ultimo fidanzato della mamma, forse troppo giovane e impreparato ad affrontare una situazione del genere, ma sinceramente affezionato alla bambina.
L’amore permette a Marina di vivere giorni per quanto possibile sereni, in questa estate del 1993, durante la quale ai giochi da bambina si affiancano le prime pulsioni sessuali, la curiosità verso un corpo che cambia e la paura/eccitazione per un futuro che appare ancora indefinito, lontano ma anche stranamente a portata di mano.
Un romanzo sulla crescita, scanzonato all’apparenza ma pregno di riflessioni sulle solitudini dei singoli che si celano dentro le moltitudini, sulla difficoltà di prendere la propria strada quando ci si discosta da quella seguita dalla maggioranza e, in definitiva, sul coraggio di essere sé stessi nonostante tutto.
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Elisa Victoria
è nata a Siviglia nel 1985. Ha pubblicato due libri di racconti, Porn & Pains nel 2013, e La sombra de los pinos nel 2018, e ha contribuito a diverse antologie. Il suo romanzo d’esordio, Oldladyvoice, è stato pubblicato in spagnolo nel 2019 con grande successo di critica ed è stato selezionato come Libro della settimana da El País.