Zōo – La rabbia 




 Nel cuore di tenebra

del Sol Levante


Autore: Matteo Guerrini

Editore: Il Giallo Mondadori – Oro

Genere: Giallo/thriller

Pagine: 168

Anno di pubblicazione: 2022

Sinossi. Un uomo ucciso nei corridoi dell’affollata stazione di Tokyo, per di più all’ora di punta, e non un testimone che si faccia avanti. Un trolley passato di mano negli stessi istanti dell’omicidio: a consegnarlo è stata una misteriosa ragazza in tailleur nero, il volto nascosto da una mascherina antismog e grandi occhiali scuri. Lei e il presunto assassino, ripresi sul posto dalle telecamere di sorveglianza, ormai scomparsi nel magma vorticoso della metropoli. Al commissario Jo Hara del dipartimento investigativo di Kanagawa basta questo per intuire che il caso gli darà filo da torcere. Sono appena le avvisaglie di un crescendo inarrestabile di orrori, di follia e antiche vendette, mentre la violenza sembra diffondersi come un’epidemia. Nessuno sarà al sicuro, tantomeno il commissario Hara, pronto a pagare un prezzo altissimo in cerca della verità. Che potrebbe tuttavia sfuggirgli alla fine dei giochi, in quell’immensa scacchiera di go sulla quale lui è forse soltanto una pedina.


A cura di Edoardo Guerrini


 Recensione di Edoardo Guerrini

Questo romanzo, vincitore del Premio Tedeschi 2022, mi aveva incuriosito per una serie di motivi: l’omonimia, su cui tengo a precisare che io e Matteo Guerrini non abbiamo alcun rapporto di parentela, e il fatto di averlo incrociato casualmente in un altro concorso per inediti, nel quale avevo valutato molto positivamente l’incipit.
Così tenevo molto a leggerlo per intero, e anticipo già che non è stata affatto una delusione. Il romanzo stupisce dall’inizio per l’ambientazione inconsueta giapponese, descritta con grande evidenza da un autore che ben conosce tale Paese, dove vive da oltre dieci anni.

Gli ambienti fortemente urbanizzati, ricchi o poveri che siano, sono descritti con una ricchezza visiva di dettagli che rendono bene l’idea al lettore, a partire da certi soffitti muffosi e pieni di tracce di insetti all’inizio della storia, che subito colpiscono. Lo stile asciutto, diretto, visivo di un autore che giustamente ha recepito la lezione hemingwayana, ricorda in effetti fin dall’inizio i classici della scuola dell’hard boiled, in particolare Hammett o ancor più Chandler. 

Un’impressione che mi ha accompagnato per tutto il corso della lettura, colpendomi favorevolmente nonostante che a un certo punto, giunto verso la settantina di pagine, mi sia visto costretto a prendere un foglio bianco e schematizzare l’insieme delle sotto trame e dei numerosi personaggi, di cui stavo perdendo il filo un po’ come chi prova a seguire le complicatissima trame de Il grande sonno. Anche perché l’autore in più di un’occasione introduce un personaggio senza nominarlo, indicandolo genericamente come “l’uomo”: un uomo che, inquadrato da una telecamera di una metropolitana, ritira un trolley da un deposito bagagli e subito dopo viene ucciso da un altro sconosciuto, un uomo che guida un SUV recandosi in una fattoria in campagna, un uomo che si reca dal Giappone in Italia, …

Ma l’autore tiene perfettamente le fila di questo complesso intrico di personaggi che incrociano le proprie emozioni e la propria rabbia, sapendo con precisione dove vuole condurci, e portandoci a un finale molto ricco di tensione e suspence.

Parlando poi del protagonista, troviamo un eroe poliziotto, Jo Hara, che rientra a pieno titolo nel canone del genere: un poliziotto integro, un’anima forte e piena di sollecitudine nei confronti dei suoi collaboratori, la signorina Oyama che ricambia il suo affetto con un rapporto molto anni ’50, l’agente Suzuki di cui Hara si è fatto amico fin dall’Accademia di polizia, quando erano compagni di stanza. Un canone che lo porta anche pesantemente in confltto col suo superiore, il dottor Endo. Hara è un uomo che vive la sua solitudine e le atmosfere urbane giapponesi con la giusta dose di disincanto e di stanchezza, ma anche con la rettitudine e voglia di giustizia che regge il romanzo.Opera che attinge molto dalle competenze in campo scientifico dell’autore, biologo come il sottoscritto, che così ho avuto modo di apprezzare i dettagli, peraltro molto attuali, sulle questioni di microbiologia applicata che ovviamente non posso specificare.

Un esempio da pag. 92: “Le immagini si sovrapponevano, mischiandosi ad altre immagini, suoni, odori, luoghi e paure. In fondo, nei due chilogrammi scarsi di materia molliccia e rugosa che gli ribolliva dietro gli occhi, tutti i ricordi diventavano elettricità, differenze di concentrazione di ioni, semplici sostanze chimiche. Qualunque ricordo assume la stessa forma evanescente e immateriale.”

Certo è che la trama si addentra su una molteplicità di tematiche, riportandoci anche alla storia di un triste passato di guerra che oggi non vorremmo rivivere, e invece ci sta capitando. Dal che si può apprezzare la preveggenza di un autore che mostra di aver ben compreso la realtà che ci circonda.

Un piccolo cenno sul racconto in appendice, vincitore del premio per racconti gialli inediti GialloLuna NeroNotte 2021, La morte viaggia in cartolina di Antonino Genovese: una storia ambientata in Sicilia, a Milazzo, su un’indagine condotta dal maresciallo dei Carabinieri Giacomo Vella sull’uccisione di un presidente di un circolo sportivo. Una storia familiare che si snoda brevemente in una sequela di drammi, gelosie e collezionismo. Interessante, con un protagonista che può essere opportuno vedere di nuovo all’opera.

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Matteo Guerrini  


nasce nel 1977 a Milano, dove si laurea in biotecnologie industriali. Nel 2008 sposa la pittrice giapponese Kyoko Yamazaki, e dopo aver conseguito il dottorato di ricerca in medicina molecolare, si trasferisce in Giappone, dove vive con la famiglia e lavora come genetista. A Tokyo rimane affascinato dalle tradizioni e dalle contraddizioni della società giapponese. Appassionato di arti marziali, ama le motociclette ed è un lettore disordinato e vorace. Tra i suoi autori preferiti: Jo Nesbø, James Ballard ed Ernest Hemingway. Scrive perché ama farlo, e per raccontare la sua esperienza giapponese. Ama i romanzi gialli perché parlano della vita e della morte con la necessaria ironia.  “Zōo – La rabbia” è il suo romanzo d’esordio.