Sinossi. Italino vive in un giardino incantato della Riviera: un «Paradiso sperimentale» ricco di piante, misurabile e misurato da due divinità ― i suoi genitori ― che credono nel potere razionale, etico e sociale della scienza. Mentre fuori tuona la retorica fascista, la lingua che si parla in quel giardino è seria, esatta, priva di sentimentalismi, consona alla laica compostezza che lo domina. Ma quando Italino si avvicina al mare, viene travolto da un’onda che lo capovolge, lo rimescola, gli fa capire che non siamo creature esatte ma libri abissali destinati a sprofondare nel blu. È allora che in lui si accende quella tensione perenne tra razionalità e fantasia da cui originerà una delle più limpide voci del nostro Novecento: quella dello scrittore Italo Calvino. In questo viaggio, tanto più vero quanto più immaginario, Carabba ci guida là dove tutto comincia. E dove, grazie a alberi ipnotizzanti e pere proibite, tarzan anarchici e famosi illustratori, vecchi fumetti e granchi ballerini, la leggerezza calviniana, impegnata nella costante operazione di raffreddamento emotivo, si fa morbida e profumata, tenera e onirica, lasciando affiorare quella giocosa libertà che, sola, potrà rendere rampanti i baroni, dimezzati i visconti, inesistenti i cavalieri. E felici i lettori che verranno.
IL GIARDINO DI ITALO
di Enzo Fileno Carabba
Ponte Alle Grazie 2023
Narrativa, pag.160
Recensione di Roberta Canu
Un romanzo con caratterizzazione saggistica, atipico e originale, il quale racconta ai lettori Italo Calvino prima di tutto bambino, infatti l’autore lo chiama Italino in modo davvero dolce e aggraziato, quasi con amore reverenziale e paterno cosicché il lettore possa affezionarsi e comprendere tuttavia, in seguito, la prosa di Italo Calvino scrittore adulto.
Non vi è comunque una vera e propria scissione esistenziale tra Italino e Italo, infatti l’autore amalgama con ironia, con gioia poetica e anche pacatezza, i due personaggi che in realtà sono uno solo. Eppure Italino sembra l’alter ego di Italo stesso, complementari ma al contempo dissimili per certi aspetti, e infine così tanto uguali.
Qual è però il concetto chiave di questo romanzo e perché dovremmo leggerlo con attenzione?
Premetto che personalmente nonostante il libro sia piuttosto breve non è stata una lettura rapida come invece immaginavo, ma è stata senz’altro affascinante e molto coinvolgente.
Detto questo, il concetto chiave a mio avviso sta nell’atto quasi punitivo di Italino e di Italo stesso nei confronti della loro vita, pensando (e sicuramente volontariamente sbagliando), di far un dispetto al mondo che forse non accetta il loro enunciato, ed ecco che scatta in modo automatico l’autodifesa che però è sinonimo in questo caso di autopunizione.
Per spiegare meglio questo concetto che permea in tutto il libro (non senza l’ilarità dell’autore che riesce in questo modo a sciogliere il nodo complesso della prosa e retorica di Calvino scrittore adulto), si può dire che vi sia al suo interno una sorta di estrazione e di capovolgimento semantico seguito dalla metafora che compare spesso e sembra essere gradita a Calvino stesso, così come forse anche il chiasmo nel suo significato complesso e spesso incompreso.
Calvino appare qui come il chiasmo, si arrampica sugli alberi come il protagonista del Barone Rampante, ma allo stesso tempo non sembra voler stare fermo e ridiscende come se fosse, parafrasando in un certo senso Carabba, una scimmia che non vuole star ferma, per poi unire il paesaggio bucolico ma non esattamente idilliaco per Italo bambino (al contrario dei suoi genitori), al paesaggio marittimo, alle onde e ai personaggi piuttosto strambi che compaiono all’interno del libro.
Calvino sovverte, ma capovolgendo fa sì che gli intenti quasi assurdi e bizzarri si intreccino e allo stesso tempo si detestino, senza celare però una parvenza sentimentale e anarchica, rifuggendo totalmente dal regime fascista e abbracciando il suo incredibile e personale spazio letterario.
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Enzo Fileno Carabba
è nato a Firenze nel 1966. È autore di romanzi pubblicati in Italia e all’estero, di racconti, sceneggiature radiofoniche, libri per bambini, libretti d’opera e poesie. Nel 1990 ha vinto il Premio Calvino con il romanzo Jakob Pesciolini. Il suo ultimo libro è Il digiunatore (Ponte alle Grazie, 2022), vincitore del premio Comisso. Vive a Impruneta.
A cura di Roberta Canu
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