LADY COBRA – UNA KILLER IN BLUES




A cura di Giulia Manna


Cinema indipendente.
Lungometraggio di Fabio Giovinazzo.

Lady Cobra – Una killer in blues è un dramma che sposa un forte senso di alienazione, è l’enigmatico ritratto di una donna che cade senza respiro nell’abisso della solitudine: affari sporchi, colpi di pistola e vendetta sullo sfondo di un paesaggio storico che apre al fumetto.

Durata: 1 ora e 22 minuti.


Trama. Una donna – veterana di guerra in congedo, disadattata ma idealista – alterna il lavoro come fioraia all’attività di killer a pagamento. Vestita di rosa, riceve i suoi clienti in un cimitero e si sposta su una Shelby Cobra degli anni Sessanta. Considerata la migliore, è conosciuta nell’ambiente con il nome di Lady Cobra e porta sempre a termine ogni incarico con la sua infallibile Smith & Wesson. Il naufragio sentimentale con un uomo di cui è ancora invaghita, finisce per farla chiudere sempre più in se stessa. In questo modo comincia per la donna una claustrofobica discesa nel baratro della solitudine, decisamente in bilico sui margini della sanità mentale. Un giorno si mette sulle tracce di un bambino, da lei visto per la prima volta quando un prete lo aveva avvicinato, con fare decisamente ambiguo, ai margini di un bosco. Venuta a conoscenza degli abusi sessuali commessi dal religioso, Lady Cobra lo raggiunge in chiesa per poi ucciderlo con un colpo d’arma da fuoco in testa. Di fatto, come un’esecuzione. Quindi la donna cerca di suicidarsi, ma ogni tentativo si risolve in una buffa messa in scena. Il passar del tempo accoglie il processo di guarigione e anche l’uomo che voleva chiudere il rapporto d’amore sembra intenzionato a tornare sui suoi passi, ma Lady Cobra, a bordo della sua indomabile auto sportiva, decide di percorrere tutta sola la città in una fantasmagorica notte di luci e colori. 

Regia, sceneggiatura, interpreti e tanto altro:

regia: Fabio Giovinazzo

soggetto: Fabio Giovinazzo

sceneggiatura: Fabio Giovinazzo

collaborazione alla sceneggiatura: Antonio Lusci, Alessandra Chiodi


interpreti: Nicoletta Tanghèri, Adriano Aprà, Gabriele Bartoletti, Paola Bazurro, Andrea Benfante, Raffaele Casagrande, Paolo Drago, Anna Giarrocco, Fabio Taddi; e con Davide Aloi (voce), Antonio Carletti (voce)

montaggio: Lucio Basadonne, A.B., Fabio Giovinazzo

direttore della fotografia: Andrea Bertero

musiche: Joe Valeriano, Silvia Tavascia

fonico: Stefano Agnini

post produzione: Lucio Basadonne

operatore: Andrea Bertero

assistente operatore e making of: Giulia Savi

make up: Leonardo Ciapica, Sabrina Totaro

illustrazione: Niccolò Pizzorno

fotografo di scena: Davide Costanzi

produzione: Fabio Giovinazzo, Nicoletta Tanghèri

RECENSIONE


Non sono malata di mente.

Non cadiamo nella follia quando usciamo dal sistema per sopravvivere

Siamo arrabbiati come cani offesi e senza padrone

Non considerate la follia come la causa

E’ l’arrangiamento di una sofferenza creativa 

imposta dal destino.

Abbandoniamo le serie tv e i libri per entrare nel cinema indipendente con l’originalità di Lady Cobra, una killer in blues, lungometraggio borderline di Fabio Giovinazzo. Dalla trama, avrete chiaramente capito che non è un film adatto a tutti e il suo autore ne è pienamente consapevole. 

Fabio Giovinazzo non vuole essere “per tutti”, vuole essere libero, esattamente come la sua Lady Cobra. 

Il film è ambientato a Genova. La nostra protagonista è una fioraia che nasconde una doppia vita, quella di serial killer a pagamento. La donna è interpretata dall’attrice Nicoletta Tanghèri. La sua incredibile bravura viene sottolineata soprattutto nei primi piani e nei monologhi, dove riesce a trasmetterci maggiormente i suoi turbamenti. 

Non voglio togliere nulla agli altri interpreti. Personalmente, penso che per un attore non ci sia nulla di più difficile di prendere parte a un film di questo tipo, uno psicodaramma dove si viene travolti dalla solitudine fino a sprofondare nell’abisso e perdere la propria anima.  Ecco perché ribadisco con forza che gli attori meritano tutti un applauso. 

Ottima la regia, fotografia e scenografia, in particolare le scene ambientate nel Cimitero Monumentale di Staglieno (Genova), uno dei pù grandi di Europa, dove una pennellata di noir si scontra con il senso di pace del posto. 

Mi sembra doveroso menzionare la presenza di un’auto meravigliosa, la spider 427, ultima evoluzione della Cobra e il sottofondo composto da musiche blues che rendono l’atmosfera più inconsueta. 

Dopo Veleno Biondo e 12 cm di tacco, con Lady Cobra – una killer in blues Fabio Giovinazzo non fa altro che consolidare il suo stile, un’impronta che lo contraddistingue dagli altri registi e sceneggiatori.

Curiosità:

Lady Cobra ha ottenuto importanti riconoscimenti al Gold Award Florence Films AwardBest Feature Film Milano Gold Award

12 cm di tacco ha ottenuto importanti risultati ai seguenti festival: Best Thriller allo Sweet Democracy Film Awards (Italia), Semifinalista al Lonely Wolf International Film Festival (Inghilterra), Nominee al BIMIFF – Brazil International Monthly Independent Film Festival (Brasile), Best Indie Film all’Amsterdam Short Film Festival (Olanda), Semifinalista al Berlin Shorts Award (Germania) 

Veleno Biondo ha ottenuto importati risultati ai seguenti festival: Best Horror all’International Manhattan Film Awards (USA), Best Horror Movie allo Stanley Film Awards (Inghilterra – festival dedicato a Stanley Kubrick), Nominee al SIFF – Swedish International Film Festival (Svezia), Best Horror al San Diego Art Film Festival (USA), Best Midnight Movie al Beyond the Curve International Film Festival (Francia), Best Feature all’Hollywood Blood Horror Festival (USA), Silver Award Indie Feature Film al Milan Gold Awards (Italia)


Fabio Giovinazzo è nato a Genova e laureato in Storia Contemporanea, Fabio Giovinazzo è autore e regista cinematografico indipendente. Lavora nel mondo della scuola come maestro di sostegno, portando avanti anche progetti di potenziamento artistico, quindi usa la cinematografia adattandola alla sua personalità. Premiato in molte occasioni all’interno di festival internazionali, il suo cinema rappresenta figure e condizioni marginali quindi mette in evidenza paradossi artistici e celebra narrazioni sospese tra sogno e realtà. Una forma di linguaggio -quello cinematografico oltre a quello letterario – che gli permette di comunicare con gli altri manifestando il suo pensiero con la sua curiosità, affrontando le sue paure con la sua voglia di giocare. Con il nome d’arte di Jovì realizza opere tra fotografia e pittura.

Buona visione! 🎬