A cura di Sara Magnoli
Autore: Fabio Genovesi
Illustratore: Gianluca Maruotti
Genere: letteratura per ragazzi
Pagine: 232
Editore: Mondadori, 2019
Costo: 16 euro
Rolando è il “bimbo del camposanto”, il ragazzino “speciale e misterioso”, come il narratore lo descrive fin dalle prime pagine del libro. Presentandocelo attraverso gli occhi pieni di preconcetti dei compagni che lo tengono a distanza, e invitandoci ad abbandonare il libro se non vogliamo invece conoscerlo attraverso altri occhi: quelli di chi va da un’altra parte, quelli di chi non ascolta la gente.
Con il suo stile leggero e anche ironico, ma di una leggerezza e di un’ironia che stimolano alla riflessione e avvolgono il lettore facendolo entrare subito nella storia, Fabio Genovesi, scrittore amatissimo e che nel 2015 ha vinto anche il Premio Strega Giovani, dona con “Rolando del camposanto. Due fantasmi da salvare” (Mondadori) una vera perla narrativa, ricca di sentimenti e di emozioni, trasportandoci tutti in quel luogo dove il protagonista vive e trascorre le sue giornate sconosciute ai più e che sono invece momenti di scoperta e di crescita.
Rolando ha perso tragicamente da piccolo i suoi genitori di cui ricorda solo un profumo di fiori: i fiori che vendevano al chiosco davanti al cimitero. Ed è stato affidato allo zio Sergio, con il quale invece ora nel cimitero abita, dopo che lo zio da bagnino è diventato guardiano del camposanto, dopo una tragica storia che l’ha colpito e che lo ha portato a bere e a non riuscire più a basare né a se stesso né al bambino, che diventa quasi l’adulto nei due.
La figura di Rolando vive solitaria, senza amici se non il merlo Cip, che ha salvato piccolo caduto dal nido e che è in sintonia con lui. E gioca come tutti i bambini della sua età, ma parlando con chi occupa le tombe come se fossero persone lì in carne e ossa davanti a lui. E fuori, un mondo che su di lui parla senza sapere e coetanei che lo evitano dicendo che porta male.
Due amici della sua età, però, un giorno Rolando li trova: sono i fantasmi dei cugini Marika e Mirko Gini, che presto spariranno nel Grande Buio dal quale deve salvarli, alla vigilia dei suoi dieci anni, addentrandosi nel buio più nero del Monte Pupazzo per trovare la Cosa Rossa. Un viaggio che diventa un’impresa, che Rolando e Cip compiono incontrando tanti indimenticabili personaggi.
A SCUOLA
Sono veramente tanti i temi di riflessione che possono essere affrontati anche a livello didattico attraverso la lettura di “Rolando del camposanto”. Il rapporto con la morte, e il tema della morte anche di persone care in generale. Non solo perché Rolando perde i genitori che è piccolissimo, ma anche perché in una dimensione di morte passa le sue giornate. E il modo con cui Genovesi affronta la situazione è poetico e permette di avvicinarsi al tema con delicatezza e sensibilità.
Il romanzo permette anche un grande lavoro sulla paura e sulle paure, non solo in generale, come paure che ci colpiscono direttamente, ma anche sulla paura del diverso senza volerlo conoscere. Sui preconcetti, sulla mancanza di capacità di avvicinarsi per sapere. E, di conseguenza, sul coraggio di essere se stessi.
E una pagina può anche essere aperta sul reale rapporto tra uomo e Natura.
DUE PAROLE CON L’AUTORE
Scrittore e sceneggiatore, Fabio Genovesi è nato a Forte dei Marmi e collabora con il Corriere della Sera e il suo settimanale La Lettura. Premio Strega Giovani nel 2015 con “Chi manda le onde”, il suo ultimo romanzo pubblicato, uscito per Mondadori a gennaio 2020, è “Cadrò, sognando di volare”.
Fabio, lei scrive romanzi dedicati a un pubblico adulto e romanzi pensati per un pubblico di giovani e ragazzi: ha un modo diverso di affrontarli? Pensa esista una letteratura per ragazzi e una per adulti così distinte?
Il mio autore di riferimento è Mark Twain che ha scritto libri che si possono considerare per ragazzi e che sono capolavori mondiali e punto di partenza di tanta letteratura americana. Personalmente cerco il rispetto per chi mi legge e non scriverei mai una cosa che un ragazzo, crescendo, potrebbe ritenere banale, o peggio ancora stupida. Credo esistano libri belli per tutti e libri brutti che sarebbe meglio non leggere. Se mi rivolgo a un pubblico di ragazzi, certo, cerco, pur con temi anche forti, dimensioni per loro.
Come mai ha scelto un’ambientazione come quella del camposanto e un genere che sconfina nel mistero?
Perché è un’ambientazione che a me piace da morire e che piace molto anche ai ragazzi. Se dà fastidio, lo dà agli adulti, ma sono un tipo di adulto che evito anche mere scrivo. Alcuni bambini hanno la sfortuna di avere genitori che cercano di proteggerli da finti pericoli, dimenticando che le cose viste da vicino fanno meno paura.
Rolando ha come amico un merlo: come si pone in questo romanzo il rapporto tra uomo e Natura?
Soprattutto in città la Natura è insegnata come “altro”, è cosa da week end, mentre invece è tutta intorno a noi, e siamo noi. Non è un picnic, non è uno sfondo, ci muoviamo nella Natura. E se sto zitto e fermo, attorno a me la Natura torna fuori, guardiamo anche che cosa sta succedendo in questo momento di chiusura. E nella Natura ci siamo noi. E non dobbiamo dar fastidio ad altri. Non è semplicemente il dire di rispettare la Natura, ma è il viverla: noi siamo la Natura.
a cura di Sara Magnoli