Recensione di Sabrina De Bastiani
Autore: Roberto Costantini
Editore: Marsilio
Genere: thriller
Pagine: 438
Anno pubblicazione: 2017
SINOSSI
1974.
Sono gli anni di piombo, e Mike “Africa” Balistreri è un ventiquattrenne idealista e pieno di rabbia. Studia all’università e si mantiene insegnando karate in una palestra frequentata dall’estrema destra romana. Insieme a Ringo, Benvenuti e Boccino milita in Ordine nuovo, fino allo scioglimento per decreto dell’organizzazione. Crollano allora molte convinzioni di Africa: poter cambiare il mondo facendo a botte coi rossi e la polizia, distinguere nettamente i traditori dai traditi, capire quale tra le due ragazze che frequenta è quella giusta.Sarà una P38 a dividere definitivamente i loro destini.
1986.
Nel giorno in cui la mano de Dios di Maradona affossa gli inglesi ai mondiali, la mano della P38 abbatte Ringo, il vecchio compagno di militanza che ha fatto carriera nella Dc. Michele Balistreri, ora commissario della Omicidi, viene chiamato a indagare, nonostante il suo coinvolgimento personale nel caso. Una lunga scia di sangue lo riporterà sul ciglio di quell’abisso del 1974. I nemici che deve affrontare sono tanti, e il peggiore è Africa, quel ragazzino che il Balistreri adulto ha sepolto sotto un cumulo di alcol, tabacco, donne e cinismo. Ma quando l’odio e l’amore si risvegliano e le due ragazze di allora – quella giusta e quella sbagliata – si riaffacciano nella sua vita, non può più voltarsi e fuggire.
Per individuare l’assassino dovrà guardare in faccia Africa e il suo passato, mettere in discussione molte delle sue certezze, e capire finalmente che chi nella sua vita non ha creduto e amato almeno una volta disperatamente e inutilmente, morirà senza aver mai davvero conosciuto la vita e l’amore.
RECENSIONE
Pochi autori come Roberto Costantini sono in grado di tirarti dentro la storia fin dalla prima parola del romanzo. È come essere lanciati da un aereo col paracadute, con l’aria che ti schiaccia il petto e il respiro mozzo. Sai di essere ragionevolmente “al sicuro” ma ti rendi anche conto che stai precipitando.
Torna Michele Balistreri, conosciuto come “Africa”, e torniamo indietro noi con lui, nel 1974.
Sono gli anni di Ordine Nuovo, degli estremismi esasperati di destra e sinistra, dei proclami e delle giustificazioni: tutto è lecito per salvare il paese dai camerati o dai rossi, a seconda dei punti di vista.
Tutto (o quasi) è lecito per Africa, in nome della sua personale e privata idea di giustizia, armato di una rabbia che a stento argina in un codice etico che comunque lo innalza e lo caratterizza per umanità rispetto alle sue frequentazioni e ai personaggi che lo circondano.
Dodici anni dopo, nel 1986, Michele Balistreri viene chiamato dall’alto ad indagare, nonostante il palese conflitto di interessi, sull’omicidio di un politico che era suo amico negli anni ’70.
Seguiranno altre morti, sempre nella sfera delle conoscenze strette di Africa.
Parte da qui un magnifico incastro di avvenimenti che appartengono ai due piani temporali: appare presto chiaro che la componente politica non sarà il fulcro degli eventi a seguire, ma farà da sfondo.
Un gioco di specchi e di riflessi, di rimandi, dove il passato, mai chiuso, torna a batter cassa nel presente, dove tutti nascondono e mistificano.
È grazie al personaggio di Michele, al quale Costantini non fa sconti mostrandoci il suo lato oscuro e le contraddizioni, che riallacciamo i fili poco per volta, arrivando in fondo al precipizio e aprendo gli occhi sulla verità e sulle conseguenze che azioni passate hanno scatenato.
Come sassolini nella tasca, Africa raccoglie indizi che sono memoria di fatti di ieri che riacquistano la loro luce e che questa volta non può non affrontare “perché non c’è libertà senza verità”, assumendosene la responsabilità, qualora sia la sua.
Ballando nel buio anticipa molto già nel titolo. Io faccio il mio gioco, ma non so qual è il tuo. Giochiamo al buio, balliamo al buio, credendoci tutti un passo avanti. Ma si tratta di passi falsi, nessuno escluso.
Pochi autori come Roberto Costantini sanno generare e mantenere un pathos e una suspense così tesi e alti per tutto l’arco di un romanzo, senza cedimenti, senza permettere a chi legge di tirare un respiro.
Pochi autori come Roberto Costantini avrebbero costruito un finale così perfetto e spiazzante, nello stile e nel contenuto.
Michele Balistreri non è un personaggio facile. Nell’etica comune, la maggior parte dei suoi atteggiamenti non è condivisibile, emulabile o degna di ammirazione.
Ma lo rispettiamo, laddove non arriviamo ad amarlo. Perché la sua voce è vera.
“Non era una risposta evasiva, era solo il meglio che riuscissi a dire. Lei mi guardò a lungo, poi annuì e sorrise. – Sai Michele, noi donne siamo circondate da uomini che ci mentono, chi per portarci a letto, chi per consolarci. Non ti capisco ma sei sempre sincero.”
Roberto Costantini
Tu sei il male (Marsilio 2011), il primo volume di una trilogia (Alle radici del male, 2012; Il male non dimentica, 2014) con protagonista Michele Balistreri, è il suo romanzo d’esordio, un thriller che prima ancora della pubblicazione è diventato un caso editoriale internazionale, già opzionato per il cinema e in corso di traduzione nei maggiori paesi europei.
In precedenza aveva pubblicato con Franco Angeli saggi destinati ai professionisti e alle università: Gestire le riunioni con Maurizio Castagna nel 1996 e Negoziazione. Come trasformare le tecniche negoziali in abilità istintive con Raffaele Carso nel 1998. Nel 2016 pubblica con Marsilio La moglie perfetta.