Recensione di Giorgia Usai
Autore: Marcello Fois
Editore: Einaudi
Collana: Supercoralli
Anno edizione: 2017
Pagine: 296 p., Rilegato
Sinossi. Un bambino di undici anni sparisce nel nulla in una Bolzano diafana. Intorno a lui, scheggiato e vivo, il mondo degli adulti, in cui nessuno può dirsi innocente e forse nemmeno del tutto colpevole. Al commissario Sergio Striggio per inciampare nella verità sarà necessario scavare a fondo dentro se stesso, ed essere disposto a una distrazione ininterrotta. A vivere appieno i sentimenti che prova, per una donna e soprattutto per un uomo.
A stilare un elenco di cose bellissime. Ad accompagnare un padre ingombrante nel suo ultimo viaggio e a ripensarsi bambino. Perché solo imparando a cambiare punto di vista è possibile chiudere i cerchi e non farsi ingannare da un gioco di specchi. Quando s’imbatte nel caso del piccolo Michele, scomparso dall’auto dei genitori in un’area di sosta senza lasciare traccia, il commissario Striggio sta attraversando un periodo piuttosto complicato. A casa, Leo vorrebbe che lui la smettesse di nascondere il loro amore, soprattutto al padre.
E il padre, dal canto suo, sta per arrivare da Bologna con una notizia sconcertante. La sparizione di Michele – un bambino «speciale», dotato di capacità di apprendimento straordinarie e con seri problemi di relazione – è un ordigno destinato a far deflagrare ogni cosa. A riattivare amori, odii, frammenti di passato che ritornano: perché in gioco è soprattutto l’umanità, in tutte le sue declinazioni. E forse la soluzione può venire più facilmente proprio dalla dimensione interiore che dagli snodi di un’indagine tradizionale. Per questo, mentre indaga, il commissario vive, pensa, si distrae, si perde. Così gli altri intorno a lui.
Recensione
Ero al liceo quando ho sentito parlare per la prima volta di Marcello Fois: nella mia scuola era stato organizzato un incontro con l’autore e la mia professoressa di italiano, che ci teneva a farci arrivare preparati al grande giorno, ci consigliò la lettura di “Sempre caro”. Un libro di cui ancora oggi custodisco un bellissimo ricordo e che mi aveva colpito perché Fois aveva dedicato parole meravigliose alla sua, e mia, terra.
Ho poi continuato a seguire la carriera dello scrittore, fino ad arrivare a “Del dirsi addio”, uscito il maggio scorso per Einaudi.
Ero sicura che mi sarebbe piaciuto e così è stato, ma non mi aspettavo di imbattermi in un libro che dovrebbe essere un noir, ma che in realtà è talmente ricco di sfumature da essere impossibile da classificare.
La lettura di questo romanzo è un’esperienza intensa perché si viene coinvolti non solo nel caso sul quale indaga il commissario Striggio, ma anche nella vita dei personaggi che popolano la storia.
Fois ha un talento unico nel dare voce a pensieri ed emozioni, e infatti non possiamo far altro che perderci tra le pagine, seguendo con attenzione ciò che accade nella vita di Sergio, ma, allo stesso tempo, interrogandoci sulla sparizione di Michele e sul rapporto fra i suoi genitori.
Capiamo fin da subito che qualcosa non quadra, ma la verità ci verrà svelata solo alla fine.
Fois ha creato una storia appassionante, ma si è anche impegnato notevolmente nella caratterizzazione dei personaggi.
Sono tutti affascinanti e particolari, ma quello che ho più amato è senz’altro il commissario perché è determinato e professionale sul lavoro, tanto quanto è sensibile e fragile nel privato.
C’è poi un altro elemento che rende “Del dirsi addio” ancora più godibile e scorrevole, ossia la presenza di riferimenti ai temi più disparati, dalla musica al cinema fino ad arrivare alla filosofia e alla letteratura.
Volutamente non vi ho parlato in modo approfondito della trama e non vi ho svelato nomi e ruoli di alcuni personaggi. Lascio a voi il piacere di scoprire ogni particolare di questo ultimo meraviglioso romanzo di Marcello Fois, ma per prepararvi adeguatamente alla lettura, permettetemi di concludere con una citazione dal libro.
“Secondo alcuni le parole sono auspici. Sono chiavi che aprono le porte di stanze oscure. Di quelle tenute chiuse per anni, di quelle di cui ci si dimentica. Magari questo è quanto succede agli uomini e alle donne di questa terra, e cioè di abitare in case che hanno stanze chiuse che possono nascondere tesori, ma anche, molto opportunamente, custodire segreti indicibili.”
Marcello Fois
scrittore, vive a Bologna da molti anni. Laureato in Italianistica, è un autore prolifico, non solo in ambito letterario, ma anche nel campo teatrale, radiofonico e della fiction televisiva.
Esordisce nel 1992 con il romanzo Picta, vincitore del Premio Italo Calvino, e Ferro recente. A questi sono seguiti numerosi altri libri (e altri premi), tra cui Nulla (Il Maestrale, 1997, Premio Dessì), Sempre caro (Il Maestrale – Frassinelli 1998, Premio Scerbanenco-Noir in festival e Premio Zerilli-Marimò, poi ripubblicato da Einaudi nel 2009), Gap (Frassinelli, 1999), Sangue dal cielo (Il Maestrale – Frassinelli, 1999), Dura madre(Einaudi, 2001), Piccole storie nere (Einaudi, 2002), L’altro mondo (Frassinelli-Il Maestrale, 2002), Materiali (Il Maestrale, 2002), Tamburini (Il Maestrale, 2004), Memoria del vuoto (Einaudi, 2007, Premio Super Grinzane Cavour, premio Volponi e premio Alassio), Stirpe (Einaudi, 2009), Nel tempo di mezzo (Einaudi 2012, finalista al Premio Strega e al Premio Campiello), L’importanza dei luoghi comuni (Einaudi 2013), Luce perfetta (Einaudi 2015), Quasi Grazia (Einaudi 2016). Del 2006 è la raccolta di poesie L’ultima volta che sono rinato. Nel 2014 esce per Rizzoli I semi del male, scritto con Carlo Bonini, Sandrone Dazieri, Giancarlo De Cataldo, Bruno Morchio ed Enrico Pandiani. Come sceneggiatore ha lavorato alle serie televisive Distretto di polizia e Crimini, e ad alcuni film, tra cui ricordiamo Ilaria Alpi (regia di Ferdinando Vicentini Orgnani, 2003), Certi bambini (regia di Andrea e Antonio Frazzi dal romanzo di Diego De Silva, 2003) e L’ultima frontiera(regia di Franco Bernini, 2006).
Con Giulio Angioni e Giorgio Todde è fra i fondatori del festival letterario L’isola delle storie di Gavoi.
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