Recensione di Alessio Balzaretti
Autore: Emilio Martini
Editore: Corbaccio
Genere: Giallo
Pagine: 164
Anno di pubblicazione: 2021
Sinossi. Un’altra indagine pericolosa per il commissario Berté. Salendo su una barca dall’epico nome di Antigone, Gigi Berté non si aspettava di finire a capofitto in una tragedia greca… e di esserne anche, suo malgrado, un protagonista. L’imprevisto invito di una velista, accettato per fuggire da un fantasma del passato, trasforma la tranquilla uscita in mare del commissario in un vero incubo… quando un motoscafo Riva esplode a pochi metri dalla vela. Bertési salva con qualche ferita, ma non così la donna, ricoverata in fin di vita all’ospedale, né il pilota del motoscafo, dilaniato dall’esplosione. Le indagini si concentrano sulla vittima, Vittorio Cella, un imprenditore dal passato burrascoso e sibillino che millantava guadagni derivanti da rocambolesche circostanze, e descritto da amici e famigliari come un bugiardo cronico, una persona inaffidabile ma dotata di innata simpatia e sincera generosità d’animo. Le ricerche, però, coinvolgono anche un dinamitardo dal viso angelico e dalla comprovata crudeltà, uno zio arido e misantropo, una ballerina che si presenta con la figlia naturale di Vittorio Cella e con un minaccioso fratello. L’inchiesta è di per sé un rompicapo, considerati i continui colpi di scena, e Berté deve ricorrere ai suoi «metodi fantasiosi» per arrivare a scoprire la torbida verità.
RECENSIONE
Gigi Bertè è sempre una garanzia, non tradisce mai, sia nel bene che nel male, nella serietà e nell’ironia, ma soprattutto a tavola.
Quando finisce un’indagine, non ci sono santi che tengano, la fame va saziata e come si deve, ma a quello pensa la Marzia con i suoi manicaretti di cucina ligure.
Noi lettori dobbiamo invece accontentarci, per modo di dire, dellestorie che lo vedono in azione alle volte, come in questo caso, non solo come commissario ma anche come vittima.
Bertè ha un caratteraccio, non ha pazienza e soprattutto, se ha un’intuizione, non tollera chi gli mette i bastoni tra le ruote.
Non sopporta gli avvocati difensori, non sopporta i collaboratori che si atteggiano, non sopporta i colpevoli che la tirano tanto per le lunghe e non sopporta nemmeno quelli col suo stesso carattere.
Insomma lui è un sanguigno, di quelli che ragionano di pancia, non è un finanziere pignolo come Fucci e nemmeno un magistrato quadrato come la Graffiani.
Quando indaga deve toccare con mano e sentire con le sue orecchie, sentendosi libero di poter maltrattare qualcuno dei suoi sottoposti.
In questo romanzo, Emilio Martini alias le sorelle Martignoni, disegnano una trama come di consueto abbastanza smart, ma piena di contenuti e intrecci con risvolti letteralmente sorprendenti.
Bertè e la Solari sono conoscenti, che si ritrovano fatalmente, ma non troppo, coinvolti in quello che appare come un attentato alla vita del commissario.
A farne le spese è Vittorio Cella che, con la sua barca carica di esplosivo, salta in aria proprio a due passi dalla Antigone, il natante dove Gigi e Marinella sono imbarcati.
La donna, costretta al ricovero ospedaliero in gravi condizioni, rimane sospesa tra la vita e la morte, come effetto collaterale del tragico evento.
Le ricerche partono sulla pista della vendetta privata ma presto, le incongruenze e le testimonianze di chi conosce bene i soggetti coinvolti nell’attentato, spostano l’attenzione verso congiunture tra le parti lese, che vanno oltre le prime impressioni di Bertè.
Il botto, come tutti i romanzi di Martini, ha la qualità di essere essenziale ma estremamente completo, regalando anche in questo caso, un altro tassello verso la conoscenza del protagonista che, per i suoi assidui lettori, ormai è uno di famiglia.
Questo significa che Gigi non ci porta solo in giro per Lungariva, sulla costiera ligure, a risolvere enigmi e casi in carico al suo commissariato, ma si siede a tavola con noi, ci porta nella sua intimità con Marzia e ci consegna anche quel tipico tocco di milanesità che fa parte del suo essere.
Il romanzo scorre via che è un piacere e le parole, come i dialoghi, sono al posto giusto nel momento giusto. Uno di quei libri che, mi azzardo a dire, piacerebbe a qualsiasi genere di lettore, perché ci troverebbe davvero tutte le sfaccettature letterarie possibili e immaginabili.
Una storiella, potrebbe dire qualcuno, riferito alle 164 pagine totali del libro.
Sicuramente un libro “da viaggio”, tuttavia non fatevi ingannare, perché l’intreccio dietro cui si cela il colpevole di questo crimine è molto complesso e per nulla semplice da districare senza aver letto fino all’ultima pagina.
Emilio Martini
Emilio Martini è lo pseudonimo per due sorelle milanesi, Elena e Michela Martignoni. Oltre alla serie di gialli con protagonista Gigi Bertè, insieme hanno scritto i romanzi storici Requiem per il giovane Borgia, Vortice d’inganni, Autunno rosso porpora, Il duca che non poteva amare. Nella loro pagina web si descrivono così:
«Noi, le “terribili sorelle” sembriamo mansuete, serene, tranquille, posate madri di famiglia che amano cucinare e infiocchettare le loro case, che si occupano di figli, anziani e gatti.
In realtà le nostre vite di sorelle celano molti segreti e gli amici, conoscendo la nostra assidua frequentazione con i Borgia, richiedono sempre l’assaggiatore quando vengono invitati a cena.
La passione per i libri ci ha colto quasi nella culla e da allora è stato sempre un crescendo: basta entrare nelle nostre case tappezzate di librerie per rendersene conto.
Dopo aver tanto letto, sognato e inventato storie abbiamo deciso di scrivere insieme.
A lungo ci siamo chieste se dedicarci alla saggistica, vista la nostra passione per la Storia del Rinascimento, poi abbiamo optato per il romanzo e non ci siamo più fermate.
Un giorno abbiamo incontrato il Commissario Berté e abbiamo deciso di fare di lui un personaggio letterario, il protagonista di una serie, una lunga serie, che ormai si compone di sette romanzi e due raccolte di racconti.
Lettura e scrittura sono le nostre passioni più grandi, ma amiamo anche cani, gatti, sport e musica».
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