Recensione di Salvatore Argiolas
Autore: Matteo Strukul
Editore: Newton Compton
Genere: Thriller storico
Pagine: 320
Anno di pubblicazione: 2022
Sinossi. Venezia, 1725. Mentre un’epidemia di vaiolo miete vittime tra la popolazione, una delle donne più illustri della città viene trovata con il petto squarciato nelle acque nere e gelide del Rio dei Mendicanti. In un clima di crescente tensione, Giovanni Antonio Canal, detto Canaletto, viene convocato dagli Inquisitori di Stato, insospettiti da una sua recente opera, che ritrae proprio quel luogo malfamato: c’è forse un legame tra il pittore e l’omicidio? Mentre, sconvolto, sta lasciando il Palazzo Ducale, Canaletto viene fermato e portato al cospetto del doge, anche lui interessato a quel quadro, il Rio dei Mendicanti. Nel dipinto c’è qualcosa che, se rivelato, potrebbe mettere in grave imbarazzo un’importante famiglia veneziana: un nobile, ritratto in uno dei luoghi più popolari e plebei di Venezia. Perché mai si trovava in un posto simile? Canaletto riceve dal doge l’ordine di scoprirlo e riferire direttamente a lui. L’indagine – che all’inizio lo spaventa e poi, lentamente, lo cattura – lo porta però a frequentare ambienti apparentemente illustri in cui sembrano consumarsi oscuri riti, e nei quali si aggirano figure ambigue, dal passato avvolto nel mistero. Quali segreti si celano nei palazzi veneziani? Quali verità sarebbe meglio rimanessero sepolte?
Recensione
La millenaria storia di Venezia presenta situazioni, personaggi e ambientazioni ideali per ospitare thriller appassionanti come quelli evocati nel thriller di Matteo Strukul “Il cimitero di Venezia”, che vede protagonista il celebre pittore Giovanni Antonio Canal detto il Canaletto.
Nato nel 1697 Canaletto si mise ben presto in luce per la sua abilità come vedutista e divenne in breve tempo molto noto per i quadri che raffiguravano pittoreschi scorci della città lagunare.
Nel 1724 dipinse un angolo inconsueto, il Rio dei Mendicanti che, come dice il nome, era una zona popolare e famigerata di Venezia, non nascondendo gli aspetti più sordidi di quel misero quartiere “divenuto la sentina di una città che pareva desiderare ardentemente la propria morte, ripromettendosi di inabissarsi da un momento all’altro”.
Dopo aver finito il dipinto il pittore viene convocato a Palazzo Ducale da Matteo Dandolo, Inquisitore di Stato della serenissima Repubblica che gli intima di non rappresentare più uno dei riti più squallidi e malfamati. Con i panni sporchi, sospinti dal vento e i casamenti di disperati in primo piano e inoltre viene anche sospettato dal capo dei Signori di Notte al Criminal di essere coinvolto nell’omicidio di una ragazza ritrovata pochi giorni prima proprio nel Rio dei Mendicanti.
L’antichissima istituzione dei Signori della Notte al Criminal si articolava in sei magistrati patrizi, uno per ogni sestiere di Venezia, che avevano il compito di vigilare dal tramonto all’alba per arrestare assassini e malfattori, indagare sugli incendi notturni, sorvegliare osterie e prostitute.
La donna è stata trovata nella laguna ghiacciata con il cuore strappato e dato che il gelo ha conservato il cadavere intatto è stata chiamata “La fanciulla di alabastro”.
Congedatosi dai due magistrati lo sbalordito pittore per finire in bellezza la giornata viene immediatamente chiamato a colloquio con il doge Alvise Mocenigo che gli chiede ragguagli sul suo ultimo dipinto, proprio quel “Rio dei Mendicanti” che aveva scandalizzato l’Inquisitore Dandolo.
Stavolta il doge chiede notizie su alcuni personaggi presenti nel quadro, tenendo conto che Canaletto disegnava con l’ausilio della camera ottica, strumento che consente di trasporre su carta ciò che l’artista desidera riprodurre con grandissima fedeltà e perciò molto probabilmente ritratti dal vero.
Mocenigo vuole sapere come mai un uomo illustre della città frequenta luoghi così sconvenienti e incarica Canaletto di seguirlo e di riferire ogni suo movimento.
Questa incombenza attira il giovane pittore in una ragnatela di intrighi, inganni e manipolazioni molto intrigante e dal ritmo incalzante che diventerà estremamente pericolosa quando, in Campo San Giacomo che aveva recentemente riprodotto in quadro, verrà ritrovato il cadavere orrendamente mutilato di un’altra ragazza.
Venezia vive un periodo angoscioso, colpita dal contagio del vaiolo, afflitta da striscianti tensioni tra la famiglie che si contendono il potere, “Un simile intrigo non farebbe che rappresentare l’allegoria della lotte fra le case patrizie della Serenissima, impegnate a spartirsi le spoglie della Repubblica”, atterrita dai misteriosi omicidi che vengono attribuiti agli ebrei e impaurita da oscure logge segrete di origine straniera, immobilizzata in una sorta di strategia della tensione antelitteram.
Venezia, repubblica dal fulgido passato ma in periodo di piena crisi, viene definita come una società in pieno ripiegamento sociale e civile e sospesa in uno stato di stasi epicurea:
“Le feste sfrenate, il carnevale quasi senza fine, la corruzione e il vizio che albergavano fra quelle calli nelle quali ogni giorno parevano fiorire nuovi ridotti e bordelli: tutto sembrava raccontare di una corsa contro il tempo, nel disperato tentativo di trovare una disgregazione definitiva.”
In questo contesto il compito del vedutista veneziano diventa sempre più complesso ma con l’ausilio di alcuni marcanti di quadri, di un medico ebreo e del feldmaresciallo e mecenate Johann Matthias von der Schulenburg, l’eroe della difesa di Corfù, tenterà di fare luce sui drammatici avvenimenti che opprimono la Serenissima che, con molti colpi di scena, avranno come scenario finale il cupo cimitero di Sant’Ariano.
“Il cimitero di Venezia” è un abile miscela di thriller storico, romanzo d’avventura, spy story e noir popolato di personaggi realmenete esistiti che interagiscono con grande fluidità in una trama intrigante e coinvolgente.
Il Canaletto, in particolare, viene raffigurato come un innovatore nel campo della pittura, teso a ricercare “la bellezza dei colori, l’uso delle luci e delle ombre, la meraviglia del teatro e l’importanza del riprendere dal vero” e desideroso di far amare Venezia attraverso la propria pittura.
Matteo Strukul riesce, con grande bravura, a creare un contesto di grande interesse storico dove una trama dal ritmo incalzante e con personaggi ben definiti riesce a far intravedere in filigrana una corrispondenza con i tempi complicati che stiamo vivendo.
Matteo Strukul
1973, Padova Scoperto da Massimo Carlotto, ha pubblicato presso le Edizioni e/o La ballata di Mila (vincitore del Premio speciale Valpolicella 2011 e semifinalista al Premio Scerbanenco 2011) e ha anche scritto la sceneggiatura del fumetto Red Dread (Lateral Publish 2012), basato sulle avventure dell’eroina del suo primo romanzo, Mila Zago, disegnato da Alessandro Vitti e vincitore del Premio Leone di Narnia 2012 come miglior fumetto seriale italiano. Laureato in Giurisprudenza e dottore di ricerca in Diritti europeo dei contratti, collaboratore con “Il Mattino di Padova”, “La nuova di Venezia e Mestre” e “La tribuna di Treviso”. Ha inoltre ideato e fondato Sugarpulp, movimento letterario veneto che ha ricevuto la benedizione di Joe R. Lansdale e Victor Gischler, nonché direttore artistico dello Sugarpulp Festival. Dirige Revolver, nuovo marchio editoriale di Edizioni BD dedicato al noir. Fra i suoi libri ricordiamo la saga de I Medici (Una dinastia al potere,vincitore del Premio Bancarella 2017, Un uomo al potere, Una regina al potere e Decadenza di una famiglia), La giostra dei fiori spezzati. Il caso dell’angelo sterminatore, I cavalieri del Nord e Dante enigma. Nel 2018 esce Rinascimento, il genio e il potere dai Medici ai Borgia (Mondadori). In collaborazione con il fumettista Andrea Mutti ha scritto la saga Vlad, edito da Feltrinelli.
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