Il simpatizzante




Viet Thanh Nguyen


Traduttore: Luca Briasco

Editore: Beat – Neri Pozza

Genere: Narrativa di spionaggio

Pagine: 512

Anno edizione: 2024

Sinossi. È il mese di aprile del 1975 a Saigon. La guerra che va avanti da tempo è alle sue ultime battute e il tanfo della sconfitta appesta l’aria. Il fronte settentrionale ha ceduto dinanzi all’avanzata dei Vietcong, gli aerei americani decollano giorno e notte con a bordo donne, bambini e orfani, e l’ordine ufficiale di evacuazione tarda a venire soltanto per evitare la rivolta in città. A bordo di un C-130, il Generale capo della Polizia Nazionale del Vietnam del Sud si appresta a raggiungere gli Stati Uniti con la famiglia e solo parte dei suoi uomini. Il Generale crede in Dio (neppure Dio e Noè avevano potuto salvare tutti), nella moglie, nei figli, nei francesi, negli americani e… nell’assoluta fedeltà del Capitano, l’unico tra i sottoposti che ha voluto in casa sua. Non sa che il Capitano, figlio illegittimo di una vietnamita e un prete francese, è un doppiogiochista, una spia comunista che ha studiato in California, un uomo con due facce e due menti, che fotografa in gran segreto ogni rapporto e dispaccio e li invia al suo addestratore tra le file Vietcong. Ma una volta rocambolescamente raggiunta Los Angeles, la città più futile d’America, un dilemma atroce attende il Capitano: attenersi al suo credo politico, e mantenere dunque il ruolo da infiltrato nel paese capitalista, o salvare la vita dell’amico con cui ha sigillato un patto di sangue durante l’adolescenza?

 Recensione di Bruno Vigliarolo

Vincitore, nel 2016, del Premio Pulitzer per la narrativa, Il simpatizzante di Viet Thanh Nguyen è un romanzo potente, un’opera che s’imprime nella memoria e nella coscienza del lettore.

Il diario di una vita narrata in prima persona sotto forma di confessione: un’autobiografia indirizzata, da una cella d’isolamento, a un misterioso e sinistro Comandante.

A parlare (o meglio a scrivere) è una spia dei Viet Cong infiltrata accanto al Generale della Polizia Nazionale del Vietnam del Sud: un Capitano insondabile, dall’intelligenza acuta, fedelissimo alla causa rivoluzionaria eppure imbevuto di quella cultura occidentale che sarebbe chiamato a combattere.

Una doppiezza, quella del Capitano, già insita nel sangue che gli scorre nelle vene: nelle sue origini “euroasiatiche”, frutto dell’incontro tra un sacerdote francese e una ragazzina vietnamita; nella cicatrice rossastra che macchia il palmo della sua mano, a ricordo del giuramento pronunciato con i vecchi amici Bon e Man (filo-americano il primo, agente comunista sotto mentite spoglie il secondo).

Punto di partenza del racconto, l’aprile 1975. Una Saigon in balia del caos e della corruzione, ormai abbandonata dalle forze americane e da qualsiasi promessa di libertà. Pagine concitate che descrivono, magistralmente, la fuga del Generale della Polizia Nazionale e del suo entourage. Una drammatica corsa contro il tempo che si conclude su un C-130 – l’ultimo che riuscirà a decollare dal disastrato aeroporto cittadino.

Proprio da quel momento, tra digressioni e riflessioni intrise di esistenzialismo, il romanzo si apre in molteplici direzioni. Il lettore assiste alla depersonificazione degli ex militari vietnamiti, divenuti nient’altro che profughi costretti ad adattarsi alla fredda accoglienza di Los Angeles: alti ufficiali che dismettono divise e onorificenze per indossare umili abiti da lavoro. 

E mentre, sotto quel manto di cenere, cova un desiderio ardente di riscatto, il Capitano continua la sua missione di agente dormiente. Ora sporcandosi le mani, ora lasciandosi avvolgere dal dolce stordimento del bourbon, dalle canzoni dei Beatles, dai ritmi costanti di un’anonima vita americana. Tra rimorsi, ricordi e desideri che fluttuano nella coscienza come banchi di nuvole. 

Ma la sorte è mutevole, ed ecco che il romanzo è pronto a imboccare, ancora una volta, strade inattese. Con una prosa cangiante, intensa e al contempo scorrevole, l’autore affronta efficacemente temi di denuncia sociale, a partire da forme di discriminazione razziale che esulano dagli archetipi più comuni.

C’è posto per una feroce satira dello star system hollywoodiano, incarnato dalla figura del Grande Autore, ma ben presto la narrazione evolve ancora, abbracciando un registro imprevedibile. A tratti, disturbante. Sentieri che mettono in luce tutta la mostruosità della guerra, dello scontro ideologico. Incubi orwelliani che risucchiano il lettore in un vortice di angoscia e oscurità. Un pessimismo stemperato solo da pallidi barlumi di umanità.

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Viet Thanh Nguyen 


(Buôn Ma Thuôt 1971) è un blogger e scrittore di origini vietnamite. Insegna English and American Studies and Ethnicity alla University of Southern California. È autore di Race and Resistance: Literature and Politics in Asian America (Oxford University Press, 2002). Il simpatizzante (Neri Pozza 2016), suo primo romanzo, ha vinto il Premio Pulitzer 2016. Tra gli altri suoi libri pubblicati con Neri Pozza ricordiamo I rifugiati (2017) e Niente muore mai (2018).