Il taglio freddo
della luna
Autore: Piera Carlomagno
Editore: Solferino
Genere: Narrativa gialla
Pagine: 352
Anno di pubblicazione: 2022
Sinossi. Gli ultimi istanti di quiete, l’ultimo lampo di spensieratezza: è l’inizio del pranzo di fine estate che Marina Pietrofesa Cortese, matriarca ottantenne, ha imbandito per la famiglia, in uno degli eleganti lidi della costa ionica lucana.
Certo è strano che Wlady, nipote prediletto di Marina, non sia arrivato, ma la sua assenza è solo un’increspatura nell’atmosfera dorata che avvolge quella famiglia di antichi latifondisti. Ben diversa la giornata di Viola Guarino, chiamata ad analizzare una scena del crimine che sembra una quinta teatrale: il professor Vittorio Ambroselli ucciso come Marat nella vasca da bagno della sua casa ricca di opere d’arte.
Uno come Ambroselli, riflettono gli inquirenti, tra cui l’affascinante sostituto procuratore Loris Ferrara, poteva avere molti nemici: era il fisico della Fossa Irreversibile in cui, a pochi chilometri da lì, negli anni Cinquanta, erano state nascoste le scorie nucleari americane.
E quando viene a galla la relazione di sua figlia diciassettenne, Ginevra, con il giovane Wlady – la cui assenza comincia ad assumere i contorni di una scomparsa – i due casi appaiono inequivocabilmente collegati. La soluzione si trova solo nel presente o in un passato che, come le scorie nucleari, è sepolto nelle profondità della colpa?
L’ultima estate dell’innocenza: un evento, un’esperienza, un topos che per i protagonisti di questa storia torna e si ripete come una maledizione.
Piera Carlomagno tesse in questo nuovo noir una magistrale trama di ombre in cui stavolta anche l’indomita Viola Guarino, anatomopatologa e un po’ strega
Il taglio freddo della luna
A cura di Luisa Ferrero
Recensione di Luisa Ferrero
26 agosto, 2021. Ogni estate che si rispetti non poteva che terminare con l’ultimo pranzo di chiusura stagione. E così è anche oggi quando Marina Pietrofesa Cortese, una matriarca ottantenne, ha convocato tutta la sua famiglia in uno dei più rinomati hotel della costa ionica lucana.
«Don Giuseppe Pietrofesa […] padre di Marina, proprietario di vastissimi territori anche nel potentino, era il vero latifondista lucano di antica famiglia che, conscio del prestigio sociale derivante dalle terre, le amava di un amore quasi carnale, visitandole, toccandole, annusandole come un animale da soma ogni giorno, con un attaccamento arcaico, trasferito poi identico alla primogenita, che fin da bambina aveva avvertito, tra i precetti dei massari e la fragranza delle stalle, il nascente brivido di appartenenza a quel retaggio e a quel passato.»
Al pranzo, organizzato con sapiente cura, giungono alla spicciolata i figli con le loro famiglie. Unico assente: il nipote Wlady. Cosa può essergli successo? Una forma di ribellione, una dimenticanza o un rapimento?
Contemporaneamente, la nostra amata anatomopatologa Viola Guarino viene chiamata sulla scena di un crimine.
«Il corpo era un quadro. Questo venne in mente a Viola, che si piegò a guardarlo da vicino e registrò nella mente: uomo, cinquant’anni circa, volto gradevole, intatto, solo una smorfia di dolore. O di sorpresa. In testa ha avvolto un asciugamano bianco, che non si è mosso. Il busto è fuori dall’acqua come se stesse per uscirne, o se avesse tentato di scappare. La ferita, sotto la clavicola sinistra, è da arma da fuoco, ma sotto il livello dell’acqua devono essercene altre, visto che il sangue non lo ha perso solo da lì.»
È il professor Vittorio Ambroselli ucciso nella vasca da bagno della sua casa ricca di opere d’arte.
Le indagini si dipaneranno subito tra i numerosi nemici di Ambroselli potente uomo d’affari e fisico della Fossa Irreversibile.
Troppi quesiti a cui rispondere. Perché Ambroselli ha aperto la porta al suo assassino? Perché una telecamera della villa risulta essere fissa su un’immagine? Come mai l’uomo aveva accanto a sé parte di uno scritto della moglie morta suicida un anno prima? E infine, quale legame c’è tra i Cortese e gli Ambroselli? Solo l’amicizia particolare tra Wlady e la figlia di Vittorio, o altro?
Con una scrittura alta e letteraria, elegante e raffinata, Piera Carlomagno ci consegna un altro straordinario noir moderno in cui i lati oscuri dell’animo umano si intersecano a quelli altrettanto oscuri di una terra, la Basilicata, bellissima ma dove ‘nulla è come appare’.
«Lucania, Lucania, che bella, intoccabile, ineguagliabile idea. Non c’è di meglio al mondo, la vostra terra, le vostre case, i vostri paesi, il vostro mare e le vostre montagne, il vostro cibo, la vostra storia, i vostri vini.»
Ho adorato, fin dal primo romanzo, il personaggio di Viola Guarino che non è solo un medico legale, ma è tanto altro. È, infatti, anche un’anima inquieta che cela con difficoltà i suoi tumulti interiori e dove arriva è sempre preceduta da chiacchiere e dicerie. Queste dicerie sono collegate alla sua famiglia d’origine: la nonna materna Mariarìt che, anche se ora non vuole più esercitare perché troppo acciaccata, è una famosa lamentatrice funebre. Appartiene a quella schiera di donne che con rituali e pianti ricordano le virtù del morto ed aiutano i parenti nell’elaborazione del lutto.
Così i paesani sia a causa di questa sua stravagante famiglia sia per la sua particolarità di affiancare alla conoscenza del male, vissuta sul campo e studiata sui libri, l’intuitiva introspezione dell’animo umano e infine sia per il suo comportamento disinibito (viaggia a bordo della sua ‘socia’ una Ducati Multistrada 950 bianca) l’avevano soprannominata ‘la strega’. Ma lei poteri magici proprio non ne possiede e il suo ‘arrivare sempre prima degli altri’ e ‘vedere cose che altri non vedono’ è solo frutto di caparbietà, innata capacità osservativa, intuito, deduzione logica e grande sensibilità.
I romanzi della Carlomagno non sono scritti di intrattenimento perché a una trama che affonda sempre le sue radici nel sociale, nelle società corrotte e nel perbenismo di facciata si aggiunge una prosa densa che va meditata a fondo perché nessuna metafora, nessun aggettivo e nessuna riflessione è lì per caso.
Peculiarità de Il taglio freddo della luna è anche quello dell’introduzione di ogni giorno dell’indagine con l’ora in cui sorge e tramonta il sole, gli avvenimenti salienti accaduti nel mondo e infine la fase lunare.
“A Viola sembrò un segno: tutta l’indagine si era svolta durante la fase di luna calante e ora erano alla fine: «E prima della luna fredda cosa c’è?»
«Luna secca, ultimo quarto, luna fredda; sono l’assottigliamento, la scelta, poi la raccolta delle energie in vista dell’esplosione.»”
Cara Piera, continua a regalarci altre avventure perché i tuoi scritti, per i lettori come me voraci di bellezza, di citazioni erudite e di saggezza popolare, risultano essere dei veri e propri ‘doni’.
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Piera Carlomagno
Piera Carlomagno, di origini lucane, nasce a Salerno e si laurea a Napoli in Lingua e Letteratura Cinese. È una giornalista professionista e dopo essere stata cronista di giudiziaria per molti anni ora collabora con “Il Mattino” di Napoli. Affianca alla sua professione di giornalista la sua passione per la scrittura e soprattutto per i gialli/noir. Fin dalle sue prime opere pubblicate si è distinta, per originalità e competenza, nel panorama noir ottenendo numerosi premi e riconoscimenti di tutto rispetto. Tra questi possiamo ricordare: finalista al Premio Tedeschi del Giallo Mondadori 2011 con Le notti della macumba; Premio Garfagnana in Giallo sezione ebook 2014 con L’anello debole e infine con Intrigo a Ischia ha vinto il Premio Speciale Giuria Garfagnana in Giallo 2017 sezione Master, il Premio Speciale Giuria Costa D’Amalfi Libri 2017 e la Menzione Speciale Giuria Premio Giallo Garda 2017. Nel 2019 con Una favolosa estate di morte (Rizzoli) dà vita al personaggio seriale di Viola Guarino, un’anatomopatologa, profiler ed esperta della scena del crimine. Con Solferino ha pubblicato Nero lucano (2021) pluripremiato, e Il taglio freddo della luna (2022).
A cura di Luisa Ferrero
https://www.instagram.com/le.recensioni.di.luisa