Intervista a Maurizio de Giovanni




Il pappagallo muto

Una storia di Sara


Mi ha molto colpito che, nel momento in cui il dibattito e l’interesse verso le nuove tecnologie, verso l’avvento sempre più capillare e fruibile dell’ Intelligenza Artificiale e delle possibilità alle quali il suo utilizzo apre, sono particolarmente accesi e attuali, la tua attenzione si sia rivolta una volta di più alla specificità del fattore umano. Sara Morozzi e Andrea Catapano sono chiamati a scendere nuovamente in campo proprio in forza del fatto che solo il non usare “tecnologia” possa espugnare una barriera tecnologica altrimenti inviolabile. L’ho trovato narrativamente assolutamente appassionante e volevo chiedere una tua riflessione in merito.

Sebbene il progresso tecnologico sia inarrestabile e in continua evoluzione, ritengo che non sia ancora in grado di annullare completamente quelle funzioni intrinsecamente legate alla sfera umana, specialmente in un ambito così peculiare, complesso e profondamente umano come l’interpretazione degli altri esseri umani. Soltanto un individuo può realmente decifrare, al di là del semplice ascolto, le azioni altrui. Pertanto, credo che nel romanzo Sara e Andrea svolgano un ruolo che trascende la tecnologia, extra tecnologico, pur non anti tecnologico, colmando quel vuoto che inevitabilmente essa lascia.

Ho amato particolarmente questo nuovo episodio di Sara, in quanto il fattore umano, cui facevo riferimento nello spunto precedente, esce con preponderanza anche nel privato. Come se finalmente i protagonisti arrivassero a permettersi il “lusso” di scandagliare  il proprio io, portando in emersione  pulsioni,  intenzioni. Mostrando prima a se stessi, e poi agli altri, i lati tenuti sommersi, anche per (de)formazione professionale… Inevitabilmente questo porta al confronto, alla rilettura di alcuni comportamenti, al dubbio. Nello specifico il rapporto tra Sara e Teresa, sorelle, “gemelle eterozigote”, si arricchisce di sfumature… 

Come mia consuetudine, questo racconto esplora le imperfezioni, le fragilità e le problematiche umane. Sara e Teresa rappresentano l’una l’opposto dell’altra, una dicotomia che le rende complementari. Il loro legame si configura come un abbraccio che trascende il rapporto di sorellanza  convenzionale: non si amano, non si fidano, non provano desiderio di vicinanza. Eppure, rimangono “sorelle”. Trovo particolarmente stimolante indagare questa dinamica, che non è nemmeno di competizione, bensì di una profonda divergenza nelle scelte individuali. Nulla come una donna, a mio avviso, manifesta tale capacità di non condividere le decisioni altrui… E il fatto che le protagoniste siano entrambe donne mi offre un notevole divertimento, quasi una piccola rivalsa personale.

Maurizio hai da subito abituato bene i tuoi lettori, perché l’innesto di nuovi personaggi, o il loro rinnovarsi,  nelle tue serie è sempre stato efficace, centrato e stimolante. Vorrei chiederti, a questo proposito, di Bianco … ma anche di un protagonista che nuovo non è, eppure in un certo senso sì… in quanto non è mai stato così  attivamente presente seppure tutto sia, in fondo, partito da lui… Massimiliano Tamburi. 

Bianco incarna molteplici significati. Simboleggia le nuove generazioni, ma al contempo qualcosa di refrattario all’interpretazione e alla codificazione. Bianco sorride inattesa, laddove si supporrebbe una reazione di rabbia, e si mostra dolce quando ci si aspetterebbe asprezza, sovvertendo le consuete dinamiche comportamentali. In ogni caso, rappresenta una nuova frontiera. Narrare di Bianco mi suscita inquietudine, divertimento e talvolta persino timore, poiché racchiude in sé quell’elemento inafferrabile proprio delle nuove generazioni. Tra noi e la generazione attuale non intercorre un solo divario, bensì almeno due, creando un gap, un abisso difficilmente colmabile. Massimiliano, al contrario, rappresenta l’esatto opposto. È il passato che viene riletto a ogni occasione, un passato mobile, non statico, mai identico a se stesso, e potenzialmente foriero di rivelazioni e spiegazioni che, a una nuova analisi, divengono perfettamente comprensibili.

Come sempre e più di sempre… grazie a Maurizio de Giovanni e al team Rizzoli 

A cura di
Sabrina De Bastiani

Thrillernord

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