La bambina del lago




Recensione di Patrizia Argenziano


Autore: Loriano e Sabina Macchiavelli

Editore: Mondadori

Genere: Narrativa

Pagine: 300

Anno di pubblicazione: 2019

Sinossi. Appennino emiliano: dall’alto di uno sperone di roccia, Paese Nuovo sovrasta un lago. Sotto le sue acque si intravedono la chiesa e il campanile di un altro villaggio, Paese Annegato, che venne sommerso quando fu costruita la diga per imbrigliare le acque del fiume Cigolo. Nell’estate del 1930 il dottor Astorre si trasferisce qui come medico condotto. Lo accompagna la figlia Aladina, dieci anni, molto provata dalla perdita della madre, che è nata e cresciuta proprio a Paese Nuovo. Alcuni abitanti li accolgono con affetto: Cleonice, che si occupa della grande casa in cui vanno ad abitare; Tina, la rude ostessa; il Podestà, giovane socialista nominato nonostante il fascismo; il Professore, che conosce i segreti del paese e non svela a nessuno i suoi. Il primo impatto della bambina con la montagna è traumatico: si chiude in se stessa e la madre le manca sempre più. Dialoga con animali domestici; osserva il mondo impenetrabile della quercia secolare che svetta di fronte alla sua finestra; pare sia la sola in grado di aprire la porta della soffitta che custodisce gli oggetti della madre bambina. Fino a quando, di ritorno da una passeggiata, racconta di un concerto di campane sgorgato misteriosamente dalle acque del lago. Il padre, temendo per la sua salute, pensa di tornare in città. Lo dissuade il Professore: Aladina non è la prima a sostenere di aver sentito le campane e, come riporta una storia popolare, potrebbe essere una delle poche privilegiate a possedere “il seme della magia”. Tutto cambia quando Aladina incontra Gufo, un bambino solitario come lei che ama scorrazzare per i boschi. Guidata da Gufo e dal Professore, conoscerà la montagna e i suoi misteri, gli animali veri e leggendari che la abitano. Grazie al suo sguardo di bambina, scoprirà, e ci farà scoprire, alcuni dei segreti protetti dal lago o tenuti nascosti da secoli di superstizione.

Recensione

Ci sono storie e letture che non hanno età, dedicate ai piccoli lettori ma anche ad un “pubblico” decisamente più adulto, sono storie senza tempo che conquistano subito un posto nel cuore del lettore. Sono storie vere che utilizzano un po’ di magia per raccontarsi, la stessa magia che molti di noi utilizzano per sopravvivere alla quotidianità.

La chiamiamo “magia” eppure è semplicemente la capacità di gioire delle piccole cose, l’attenzione speciale verso le bellezze della natura, la soddisfazione per un lavoro ben fatto, la tenerezza dei buoni sentimenti, il calore degli affetti più cari. Tutto questo, e molto altro, è “La bambina del lago “.

Se vogliamo, una bella storia per i più piccoli ricca di immagini fantastiche che fanno sognare grandi avventure ad occhi aperti, un monito per noi adulti, per ricordarci quanto sia doloroso, anche per un bambino, superare la perdita di una persona amata, come ad esempio un genitore, ma anche quanto sia difficile separarsi da luoghi testimoni di un’infanzia felice e vere amicizie.

E se questo romanzo da una parte ci ricorda quanto sia complicato crescere, dall’altra ci spinge a credere nei sogni, a coltivarli, a osservare il mondo con occhi nuovi per dare un tocco diverso alla realtà, ci insegna a guardare oltre le apparenze, ad evitare la superficialità, a credere di più nelle nostre capacità.

Non fatevi spaventare dalle prime pagine che elencano e descrivono velocemente personaggi, umani e non, e luoghi del romanzo perché durante la lettura vi diventeranno subito familiari senza possibilità alcuna di fare confusione. Sarete immediatamente presi per mano da Aladina, catapultati all’interno della storia e con lei farete un viaggio che vi aprirà la mente e il cuore.

Ogni personaggio è descritto dagli autori con grande cura, i luoghi sembrano veramente usciti da un libro di magia, gli alberi, le foglie, il lago, i piccoli animali sono pieni di vita e si muovono in simbiosi con i protagonisti della nostra storia. E persino un periodo storico rigido e incolore qui si trasforma quasi in macchietta.

Storie e leggende si intrecciano per dare così forma ad un romanzo che ha il merito di abbracciare lettori di ogni età a cui indirizzare velati messaggi di vita attraverso un linguaggio quasi poetico e una narrazione fiabesca eppure estremamente efficace.

Esiste veramente un confine tra sogno e realtà?

A cura di Patrizia Argenziano 

www.instagram.com/patrizia.arge

 

Loriano Macchiavelli

Sabina Macchiavelli


Loriano Macchiavelli dal suo primo romanzo Le piste dell’attentato(1974) a oggi, ha pubblicato oltre quaranta titoli, tradotti anche all’estero. Ha scritto per il teatro, la radio e la televisione. Il suo personaggio più conosciuto, Sarti Antonio, è il protagonista seriale più longevo della narrativa noir italiana. Dai suoi romanzi sono state tratte numerose fiction televisive e fumetti. Ha scritto una decina di libri con Francesco Guccini. I suoi romanzi più recenti sono Noi che gridammo al vento (Einaudi, 2016), Uno sterminio di stelle (Mondadori, 2017), Tempo da elfi (Giunti, 2017) scritto con Francesco Guccini, Delitti senza castigo (Einaudi, 2019). Mondadori sta ristampando molti dei suoi romanzi e racconti nella collana Oscar Gialli.

Sabina Macchiavelli è nata a Bologna nel 1964 e abita sull’Appennino modenese. Si occupa di cultura come organizzatrice di eventi, ed è insegnante di scrittura creativa e di lingue straniere. È autrice di audiodocumentari e ha ottenuto un dottorato presso la University of South Wales di Cardiff incentrato sulla docufiction radiofonica. Suoi racconti e saggi sono apparsi in riviste e antologie. Nel 2013 è uscita per Einaudi la raccolta E a chi resta, arrivederci”, scritta con il padre Loriano, e nel 2019 ha pubblicato per Giraldi Editore il suo primo romanzo Più di così si muore”.

 

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