La principessa di Santa Igia




Silvana Meloni


Editore: Independently published

Genere: Romanzo storico

Pagine: 317

Anno edizione: 2024


Sinossi. Tra l’anno 1050 e il 1260, nel sud Sardegna, sulla laguna di quello che oggi è il Golfo di Cagliari, prosperò una città, sede arcivescovile e capitale del Giudicato Kalaritano, che divenne uno dei più importanti porti commerciali nel Mediterraneo: la fiorente città di Santa Igia. Distrutta più volte dai Genovesi e dai Pisani, che ne sancirono la fine definitiva nel 1258, ebbe il suo massimo splendore intorno al 1200 sotto il Giudicato di Guglielmo Salusio e di sua figlia Benedetta Lacon Massa, la Giudicessa, la seconda donna nella storia a ricoprire il ruolo di regnante di un Giudicato sardo, peraltro il più potente. Questa avventura comincia il giorno del quindicesimo compleanno di Benedetta, la primogenita del Giudice Guglielmo e di sua moglie Adelasia Malaspina. Ci troviamo a Santa Igia dopo la Pasqua del 1209, il 5 aprile, e, insieme alla protagonista, percorriamo i quarantadue giorni che ci separano dal culmine della nostra storia, nella giornata in cui tutto il Giudicato festeggia la Pentecoste. Tra alleanze e tradimenti, rapimenti e fughe, amicizie e intrighi di corte, la giovanissima Principessa di Santa Igia dà prova del suo carattere volitivo, mentre il destino tesse la tela di un amore destinato a rimanere nella storia.

 Recensione

di

Salvatore Argiolas


In seguito alla caduta dell’impero romano d’Occidente e a causa delle frequenti incursioni dei saraceni l’antica città di Karalis venne distrutta e rasa quasi completamente al suolo e per tanti anni la zona fu quasi spopolata. Intorno al settimo secolo d. C. si sviluppò sulle rive dello stagno di Santa Gilla e facendo riferimento ad alcune chiese, tra cui spiccava quella dedicata a Santa Cecilia, l’insediamento di Santa Igia, (contrazione di S. Cecilia, S. Gilia e S. Gilla).

Col tempo la città crebbe e divenne capitale del giudicato di Càlari che era un vero e proprio regno (gli antichi documenti specificano “iudex sive rex” cioè “Giudice ovverosia Re”), uno dei quattro, con i giudicati di Arborea, di Torres e di Gallura che governavano la Sardegna.

Tra i giudici più famosi e potenti della storia giudicale sarda figurano certamente il giudice Guglielmo e la figlia giudicessa Benedetta che governarono il giudicato di Càlari all’alba del duecento, nella fase finale della storia di Santa Igia che venne distrutta e spianata nel 1258 da una coalizione militare guidata dai pisani, sulle sue rovine fu sparso il sale e su Santa Igia si posò il silenzio del mondo.

Questa è la cornice storica che fa da sfondo a “La principessa di Santa Igia” pregevole romanzo storico di Silvana Meloni che mette in evidenza aspetti della storia sarda, spesso sconosciuti e non approfonditi e con personaggi di grande impatto i cui nomi sono conosciti solo perché hanno dato nome a delle vie molto trafficate.

Devo confessare che mi emoziona molto la storia di Santa Igia perché ho lavorato tanti anni in via Simeto a Cagliari, proprio dove, secondo gli storici e gli archeologi, insisteva l’insediamento giudicale di cui ormai esistono solo pochissimi resti e una chiesa, malinconicamente relegate nel parcheggio si un supermercato.

C’è da dire che Santa Igia non era Cagliari, in quanto l’attuale capoluogo regionale crebbe attorno ad  una roccaforte, poi destinata a diventare il Castello,  proprio in seguito ad una donazione effettuata nel 1216 da Benedetta a dei mercanti pisani.

Scrive Francesco Cesare Casula nella sua famosa “Storia della Sardegna” sbagliano i libri di storia sarda quando affermano che la città di Cagliari è antica, mettendola in correlazione con la Caralis punico-romana. Invece tra la Caralis passata e la Cagliari medioevale e moderna on c’è nessun rapporto, nemmeno ideale, essendo due città distinte anche nel nome, fondate da genti diverse e in posti diversi.”

Sono però andato troppo avanti nella cronologia storica in quanto “La principessa di Santa Igia” è ambientato nel 1209 e il Castel di Castro di Càlari non era stato ancora edificato ma le influenze di Genova e di Pisa erano ben presenti e le due città marinare cercavano di ampliare il loro potere anche sulla Sardegna mentre il giudice Guglielmo, pur essendo un cittadino pisano, tentava di trovare un equilibrio che gli consentisse di non inimicarsi i contendenti e nel contempo di estendere il suo potere a scapito degli altri giudicati sardi.

Il romanzo di Silvana Meloni comincia proprio quando la principessa Benedetta compie 15 anni, diventando una pedina spendibile nelle politiche matrimoniali sia del giudice Guglielmo, sia di sua moglie Adelasia Malaspina, di origine ligure che complotta per coniugare sua figlia con il cugino Paolo Malaspina.

Benedetta mentre si reca al santuario di San Saturnino viene rapita da un misterioso cavaliere che cerca di usarla come pedina di scambio per poter fuggire dalla Sardegna essendo ai ferri corti con il giudice ma la principessa è scaltra e coraggiosa e propone al rapitore un patto in cui le si impegna ad aiutarlo nei suoi propositi e proteggerlo con l’ausilio del suo confessore e protettore Padre Ruggiero.

Il cavaliere che dice di chiamarsi Guidone, si troverà a vivere diverse avventure e verrà coinvolto in intrighi e trame che girano attorno al trono del giudice Guglielmo e alle nozze di Benedetta, destinata a regnare, in mancanza di un erede maschio.

Se non si riesce a rendere più potente ed esteso un regno con la forza, ci si può riuscire con un’accorta politica matrimoniale “Un giorno governerai questo Giudicato e quindi ti deve essere familiare la ragion di Stato. E’ ora che tu cominci a capir la politica.”

“Come volete, Padre.”

“Allora, non ritengo appropriato che un nuovo matrimonio ci leghi ai Malaspina. E’ la famiglia di tua madre, e notoriamente le loro sorti sono congiunte alla città di Genova. Pisa interpreterebbe un nuovo legame con quella famiglia come una dichiarazione di guerra.”

“Quindi la ragion di Stato richiede che io mi mariti con una famiglia fedele alla città di Pisa? Per esempio i Visconti.”

Non esattamente. Anche in Pisa ci sono diverse fazioni e, alla fine, sarebbero i Genovesi a interpretare codesto matrimonio come la proclamazione di un’offensiva. E invece noi vogliamo mantenere ottimi rapporti commerciali con Genova e con Pisa e non solo con queste due città: anche con Marsiglia e con Barcellona. Vogliamo che il Giudicato prosperi e che nessuno si senta privilegiato ai danni degli altri.

In fondo, è anche l’unico modo perché questa nostra terra continui a fiorire nel commercio.”

Così il giudice Guglielmo, non avendo più la forza del leone, usa l’astuzia della volpe per cercare di  raggiungere il suo sogno di unificare l’isola sotto un unico giudicato.

La principessa di Santa Igia” è un romanzo storico di grande impatto e dimostra che anche la storia sarda, se si sa raccontare come in questo caso, è affascinante ed è ricchissima di fatti e personaggi estremamente interessanti che, anche se sono vissuti tanti secoli fa, hanno comportamenti ed emozioni che parlano direttamente al nostro cuore.

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Silvana Meloni


nata, cresciuta e residente a Cagliari. Laureata in Giurisprudenza, dal 1984 avvocato e insegnante nella scuola superiore. Per trent’anni ha svolto entrambe le attività, mantenendo un piccolo studio legale. I suoi hobby sono la lettura e la scrittura. Alle letture di saggi, in particolare specialistici nel settore del diritto, ha sempre affiancato la narrativa, per la quale nutre una vera passione. Ama il mistero, per cui le sue preferenze vanno ad autori di genere, tuttavia non disdegna i classici o i buoni prodotti di qualsiasi genere letterario. Il coinvolgimento richiesto dalle occasioni di lavoro e la personale sensibilità, hanno favorito la sua naturale attenzione per i comportamenti sociali, consentendole di raccontare le vicende quotidiane della gente comune e compenetrane le emozioni. Da qualche anno ha cominciato a dare più spazio alla scrittura, in particolare narrativa, che prima era soltanto un hobby. E oggi, chiuse entrambe le precedenti attività, dedica il suo tempo alla lettura, allo studio e alla scrittura, e, quella che era nata come una passione coltivata nei ritagli di tempo, è diventata la sua attività professionale principale. Gli intrighi e il diritto costituiscono una suggestione sempre presente nelle sue storie, così come l’accento sulle questioni civili, sociali e le problematiche dei giovani, interessi sorretti dal trentennale coinvolgimento professionale e personale.