John Ajvide Lindqvist
Traduttore: Francesca Sophie Giona, Samanta K. Milton Knowles
Editore: Marsilio
Collana: Farfalla
Genere: Thriller
Pagine: 512 p., Brossura
Anno edizione: 2025

Sinossi. Julia Malmros è una scrittrice molto nota, i suoi gialli vendono centinaia di migliaia di copie e i lettori la amano incondizionatamente. Per una ex poliziotta che ha preso in mano la penna al posto del manganello è già uno splendido risultato. Ma quando le viene offerta l’occasione per fare il grande salto, quello che porta alla fama vera, Julia decide di non farsela scappare: l’editore di Millennium vuole affidarle il nuovo episodio della celebre saga e lei, lusingata, accetta. Viste le sue limitate competenze informatiche, fondamentali per costruire una storia intorno al personaggio di Lisbeth Salander, le viene affiancato Kim Ribbing, un hacker dal passato enigmatico e dall’aspetto che disorienta. Insieme formano una coppia disarmonica, ma l’attrazione tra loro è irresistibile. Le cose con l’editore non vanno, però, come Julia immaginava. Ferita, la scrittrice di grido decide di sparire per un po’ e si ritira nella sua casetta su un’isola al largo di Stoccolma. Il giorno di mezza estate Kim la raggiunge, ma il loro brindisi al tramonto viene interrotto dai colpi di un’arma automatica sparati in una villa non lontana: arrivati sul posto, Julia e Kim trovano il padrone di casa e i suoi ospiti massacrati. Ha inizio così la loro indagine personale, parola d’ordine: follow the money. Dall’arcipelago, i soldi portano a Shanghai e da lì sulle spiagge cubane, per fare poi ritorno in Europa, sulle piattaforme petrolifere norvegesi. Quello che si profila davanti agli occhi di Julia e Kim è un vero intrigo internazionale, dove avidi uomini d’affari e ciniche potenze straniere si spartiscono le risorse del pianeta.
Recensione
di
Sabrina De Bastiani
Una cosa la spaventava: Lisbeth Salander.
Quanto la saga di Millennium abbia aperto un varco agli autori nordici e quanto ancora oggi stabilmente sia imprescindibile, in ogni ragionamento che riguardi il thriller e il thriller nordico in particolare e nelle librerie di un numero esponenziale di lettori nel mondo, è un fatto noto.
Altrettanto vero è che Millennium di Stieg Larsson ha reso il compito più difficile agli autori di thriller nordico in quanto, fatto salvo il talento personale e la forza creativa, inevitabilmente o per distanziarsene o per emulare o per passione, non si sono potuti esimere dal tenerne conto guardando a Larsson, alla sua costruzione delle storie, ai suoi personaggi, iconici e standing alone.
In questo contesto, La scritta sull’acqua di Lindqvist si pone in maniera assolutamente inedita e dirompente.
Penna eclettica e talento fulgido permettono all’Autore di entrare nella sfera Millennium dalla parte della bottega, immaginando come protagonista una celebre scrittrice di gialli, Julia Malmros, in crisi esistenziale più o meno dichiarata, chiamata a scrivere un nuovo capitolo della saga larssoniana.
La stessa solitudine, sulle solite strade e con i piedi che sprofondavano nella solita neve sciolta, era più…
intensa. Julia se la cavava benissimo, ma provava comunque un certo tormento per quell’esistenza
così isolata. E sperava che Millennium potesse riportarla nel mondo. (…)
Una grande occasione lavorativa e allo stesso tempo un viatico per una ripresa emotiva.
Ogni volta che si immergeva nella creazione di una trama, il mondo e le sue preoccupazioni impallidivano
mentre le sue parole facevano apparire qualcosa che prima non esisteva, come per magia.
Tutto sembrerebbe girare al meglio, fino al momento in cui, dovendo scrivere di Lisbeth Salander ed essendo praticamente digiuna a livello informatico, viene messa in contatto con un certo Kim Ribbing, che invece ne mastica eccome.
Si comincia da qui a giocare e comincia da qui, Lindqvist, a giocare con i lettori, divertendosi a sovvertire specularmente i capisaldi di Millennium, inserendo rimandi e dettagli, facendolo con grande intelligenza e grande rispetto, nonchè totale originalità.
E allora come non essere sbalorditi da un protagonista maschile, Kim Ribbing, che per età, colori, fisicità, per il segreto nero di un passato tremendamente angosciante è l’alter ego di Salander? E da una protagonista, Julia Malmros, che per età, colori, fisicità, professione (scrittrice lei, giornalista lui) è l’alter ego di Blomqvist?
Come non cogliere il chiaro omaggio a “Uomini che odiano le donne” nell’ambientare il cuore dell’azione in un’isola al largo di Stoccolma?
Su questi assunti di base, già di per sè fortemente intriganti, Lindqvist costruisce una trama pazzesca, in cui tutto si fa corsa vertiginosa e nulla sembra più andare per il verso giusto.
L’editore non è soddisfatto della storia scritta da Julia e il progetto Millennium naufraga, l’attrazione che sembrava essere sbocciata tra lei e Kim naufraga altrettanto in non detti e paratie stagne emotive erette da lui (si scoprirà la ragione. Eccome se si scoprirà…).
I’m leaving the table. I’m out of the game.
Kim ripensò alle parole di Julia a Kungsträdgarden. Qualcosa dentro di lui avrebbe voluto
abbandonarsi allo stesso disfattismo e smetterla di scappare, fermarsi, lasciare che succedesse solo per vedere la fine. Ma l’adrenalina era di un altro avviso.
Finchè una carneficina nel giorno di mezza estate – «Mio Dio. Chi può aver fatto una cosa del genere?»
«Qualcuno che vuole essere certo di riuscirci» – a poca distanza dalla casa sull’isola dove Julia si era ritirata a leccarsi le ferite, sovverte nuovamente tutto.
«Sei rimasta coinvolta in una vera e propria storia alla Millennium»
Non si era detto, finora, che Julia, prima di dedicarsi totalmente alla scrittura era una poliziotta, e neppure che l’ispettore capo chiamato a investigare, Jonny Munther, fosse il suo ex marito.
«Stento a credere che fossero tutti nel mirino degli assassini.»
«A meno che non si sia trattato di un regolamento di conti.»
«A meno che.»
E neppure si era detto, finora, che a raggiungere, proprio nel giorno di mezza estate, Julia sull’isola fosse arrivato Kim il quale …avrebbe collaborato all’indagine come poteva, per molti motivi, e forse anche perché non aveva di meglio da fare.
Situazione ad alta combustione dove nessuno, e per le ragioni più diverse, si tira indietro nella determinazione a scoprire una verità che appare sin da subito subdola – «La conoscenza è una cosa. La conoscenza ufficiale è un’altra cosa.» – e stratificata – Come sempre, più si scavava più tutto diventava complicato. Non poteva credere che un’azienda avesse commissionato sei omicidi per non dover ridurre le emissioni o ricorrere a misure di compensazione climatica.
E che porta a dover triangolare diversi punti nevralgici e strategici sullo scacchiere mondiale.
Cuba. Cina. Norvegia. Svezia.
Dov’erano i collegamenti tra quei paesi? Seduti a un tavolo su un pontile, la vigilia di mezza estate?
Ecco la tavola imbandita sontuosamente da Lindqvist in queste pagine.
Tavola alla quale aggiungere un’ironia magistrale –Cosa c’era tra lei e Kim? Forse solo un po’ di investigazione privata. – una sensibilità che lo è altrettanto e una capacità di calarsi in atmosfere noir, oltre che thriller, davvero fuori dal comune.
Relazioni umane ben tessute e mai trascurate – Kim aveva capito che non amava picchiare gli altri ma amava la lotta in sé, la concentrazione necessaria per affrontarla. No, non la amava, ma apprezzava il fatto che non lasciasse spazio per altro oltre a quello che stava succedendo in quel momento. Molti anni dopo avrebbe provato la stessa sensazione con Julia Malmros, in modo diverso. O forse uguale. – trama investigativa dinamica e ottimamente condotta, la vera anima nera, il motore della strage, insospettabile fino alla fine e dunque, torno a usare questo aggettivo, assolutamente sorprendente.
La maggior parte dei segreti era come il fumo, usciva dalle fessure, o almeno lasciava filtrare il proprio odore.
Mai calante la tensione e meno che mai l’attenzione del lettore.
Quell’informazione era ben più di un regalo caduto dal cielo. Se era esatta, era il regalo e la torta e i cappellini e tutto il resto.
Ebbene, questo romanzo è il regalo e la torta e i cappellini e tutto il resto.
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John Ajvide Lindqvist
è considerato uno dei maggiori talenti della scena letteraria svedese. È cresciuto nel quartiere di Blackeberg, alla periferia di Stoccolma. Dopo aver fatto il mago e il comico, si è dedicato alla scrittura. Ha ricevuto il premio Selma Lagerlöf per aver saputo «unire a un magistrale ingegno narrativo il senso per le grandi forze dell’orrore e dell’immaginazione». Tra i suoi romanzi, tradotti in oltre trenta paesi, ricordiamo Lasciami entrare (Marsilio 2006), bestseller internazionale, da cui sono stati tratti un film con la regia di Tomas Alfredson – distribuito in cinquanta paesi e premiato con sedici riconoscimenti, tra cui il Nordic Film Prize e il Best Narrative Feature al Tribeca Film Festival – e il remake hollywoodiano di Matt Reeves. L’altro posto, finalista al prestigioso premio letterario August Prize, è il sequel indipendente di Musica dalla spiaggia del paradiso (Marsilio 2015). Tra gli altri titoli, L’ altro posto (Marsilio, 2018), La scritta sull’acqua (Marsilio, 2025).