La società della neve
di Plablo Vierci
Newton Compton 2023
Sofia Cambiaghi (Traduttore)
Narrativa, pag.384
Sinossi.
Il 13 ottobre 1972, un aereo Fokker di nazionalità uruguaiana si schianta contro i crinali rocciosi della cordigliera delle Ande, forse per un errore del pilota.
Delle quarantacinque persone a bordo, tra passeggeri ed equipaggio, dodici muoiono nell’impatto. Per i sopravvissuti, comincia un’odissea che solo pochi di loro riusciranno a superare. Con temperature che di notte raggiungono i -30°C, vessati da valanghe e dalla mancanza di cibo e acqua, i superstiti dello schianto affrontano un inferno ghiacciato nell’attesa dei soccorsi.
Dopo settimane di stenti, alcuni di loro decidono di intraprendere una difficilissima marcia attraverso le montagne, per chiedere aiuto in qualche zona abitata.
Pablo Vierci, in contatto diretto con i superstiti del disastro, racconta con crudo realismo la loro lotta per la sopravvivenza: una storia impressionante sulla capacità dell’essere umano di restare aggrappato alla vita anche nelle situazioni più estreme.
I sedici sopravvissuti al famoso disastro del 1972 raccontano la loro storia.
Recensione di Denise Antonietti
Se un autore avesse presentato a chiunque una sinossi con la storia di un disastro aereo sulle Ande in cui sedici uomini sopravvivono per oltre due mesi a trenta gradi sotto zero, probabilmente gli avrebbero dato del pazzo: non si può fare. Non è — avrebbero detto — umanamente possibile.
Ma Vierci questa storia la riesce a raccontare per un motivo: è vera, tanto quanto è sovrumana.
In una narrazione che lascia grande spazio ai ricordi personali dei sedici che tornarono vivi (poco più che ragazzi, all’epoca del disastro), l’autore ripercorre i passaggi fondamentali della lunga agonia dei protagonisti.
Non è un romanzo, non è un memoir. E’, secondo la mia opinione, una specie di scrapbook: un collage di ricordi, talvolta mediati dalla narrazione dell’autore stesso, altre volte fuoriusciti direttamente dalla penna dei sopravvissuti. E’ un affresco, per rendere comprensibile a noi “società della pianura” quello che accadde, quello che provarono e dovettero affrontare loro, la società della neve.
Ma gli uomini che raccontano non sono il centro della narrazione: quello che tutti loro ricordano, della loro vita sulla montagna, sono i sentimenti di speranza e solidarietà, il livello di comunione tra individui che avevano raggiunto e che è impossibile replicare nella società civilizzata. Sono questi sentimenti, insieme al rifiuto tutto umano di arrendersi al destino, i veri protagonisti de La società della neve.
L’unica pecca? Giocoforza, le esperienze vissute dai sedici, sebbene filtrate in modo diverso dalla sensibilità di ognuno, si assomigliano tutte, e leggendole di seguito non si ha l’effetto che sortirebbero, ad esempio, in una sala conferenze, dove le si sentirebbe narrare dalla viva voce dei sopravvissuti. Nello scritto i racconti risultano spesso ripetitivi, ridondanti. I temi dell’aggrapparsi alla volontà di rivedere i propri cari e del tabù, superato per necessità di sopravvivenza, di cibarsi della carne dei propri simili tornano in modo ossessivo, risvegliando forti sentimenti di compassione e incredulità nel lettore la prima volta, ma alla terza, quarta, solo la sensazione del già letto.
La società della neve resta comunque un documento storico, un pezzo di storia dell’uomo e dei limiti che è in grado di superare; un inno alla vita, al non arrendersi, e al saper mettere i problemi nella giusta prospettiva.
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Plablo Vierci
È un acclamato scrittore e giornalista uruguaiano, i cui romanzi sono stati tradotti in moltissime lingue. È stato compagno di scuola della maggior parte dei sopravvissuti del disastro aereo delle Ande, e ha cominciato a scrivere La società della neve nel 1973.