la spelonca delle stalattiti




Recensione a cura di Olga Gnecchi


Autore: Jacopo Martinello

Editore: CIESSE Edizioni

Genere: Fantasy fiction

Pagine: 288

Data di pubblicazione: 2017

SINOSSI. Bratislanda non è soltanto un originale parco giochi a tema fantasy. Bratislanda è un mondo parallelo e chi vi abita ne fa parte in tutto e per tutto, con grande soddisfazione del suo creatore. Tutto bene, dunque, fin quando qualcuno non commette un omicidio.
La vittima è un’Umanite e l’incarico di investigare viene affidato ad Andrea Perin, un brillante giovane in cerca di un lavoretto estivo. Varcato il confine, Andrea, ora scaldo apprendista, è pronto a immergersi in quell’universo parallelo in cui tutto è animato, dalla Radura dei Comodini, al vulcano Monte Mamma e alla Spelonca delle Stalattiti. Non sarà facile per il detective per caso catturare l’assassino, in compenso il soggiorno sarà istruttivo e divertente.

RECENSIONE

Jacopo Martinello è un autore agli esordi classe 1993, eppure, nonostante la giovane età, il suo “La Spelonca delle Stalattiti” si presenta come un romanzo decisamente maturo oltre che originale.

Cadere nei cliché del genere fantasy è fin troppo facile, quando gnomi, fate, elfi e giganti sono ormai radicati nell’immaginario collettivo di ognuno di noi, ma il romanzo di questo giovane autore non ha niente a che vedere con l’universo fantastico finora conosciuto, i personaggi si discostano completamente da quelli cui siamo abituati e anche i temi sono ben differenti. La parte interessante dell’opera è che si tratta di un ibrido giallo/fantasy, i personaggi di Bratislanda sono tanto diversi fisicamente quanto simili agli esseri umani e il protagonista è talmente ben caratterizzato che non risulta difficile ammirarlo e sorridere della sua ironia.

Di ironia è impregnato tutto il romanzo, e anche questa forte caratteristica lo rende leggero e appassionante. Forse manca un pizzico di sentimentalismo alla narrazione, che però l’autore riscatta sul finale, quando verranno a galla movente e colpevole, in un epilogo alla Agatha Christie.

“La Spelonca delle Stalattiti” è un (non a caso) fantastico esordio consigliato a qualsiasi lettore, e Martinello una giovane promessa della letteratura. Augurandoci che possa regalarci altre perle di originalità, gli abbiamo posto qualche domanda.

 

INTERVISTA

Ciao Jacopo, benvenuto a ThrillerNord. Parlaci di te e di come nasce la passione per la scrittura.

– Ciao e grazie per avermi concesso questo spazio. Inventare storie mi ha sempre affascinato, lo faccio da che ho memoria. Ho cominciato scarabocchiando i quaderni di mia sorella, per poi passare alla scrittura appena mi hanno regalato una penna cancellabile. A scuola coglievo ogni occasione per riversare nei compiti assegnati questa mia passione e non credo sarei qui se non avessi incontrato degli insegnanti che mi hanno spronato a continuare. La svolta però è avvenuta alle superiori, quando ho deciso di essere sincero con me stesso e ammettere quanto mi piacesse buttare via i pomeriggi di fronte ai fogli bianchi. Da allora non ho più smesso e non ho in programma di farlo.

Passiamo subito al tuo “La Spelonca delle Stalattiti”. Come è arrivata l’ispirazione di scrivere un giallo ambientato in un mondo fantasy?

– Mi piace molto scrivere di situazioni paradossali. Dialoghi divertenti e momenti ironici sono il legante di tutti i miei testi. Avevo bisogno di un terreno fertile per questo tipo di narrazione e quindi di un contesto ricco di contrasti. Inoltre, volevo mettermi alla prova nel creare qualcosa di originale. Mi affascina molto l’universo fantasy, ma allo stesso tempo lo vedo vittima di cliché e luoghi comuni sempre più marcati. Volevo provare ad andare conto i pilastri del genere e sfruttare a pieno le possibilità che questo offre. L’incontro con il giallo deriva da un’altra delle mie passioni e dal fatto che mi riesce più spontaneo costruire una vicenda partendo da una base solida, quale l’investigazione, che riduce il rischio di divagare e perdere il filo. In sintesi, ho provato a scrivere qualcosa di nuovo portandolo nella parte del campo che conosco meglio.

Il protagonista, Andrea Perin, è un personaggio intelligente, caparbio, furbo e brillante. Riesce fin da subito a “mimetizzarsi” nel mondo di Bratislanda e a carpirne persino i misteri nascosti agli abitanti del luogo. Possiamo di certo attribuirgli molte qualità. È nato così oppure ha acquisito carattere e caratteristiche durante la stesura del romanzo?

-Il personaggio di Andrea è nato diversi anni fa, quando ho iniziato a capire quale fosse il genere di narrazione che più mi piacesse. Avevo bisogno di un protagonista arguto e allo stesso tempo divertente, capace di risolvere situazioni complesse, ma anche di alleggerire la narrazione quando il ritmo lo richiedeva. Ho modellato Andrea partendo da un mio amico d’infanzia, a cui ho sempre riconosciuto arguzia e sagacia, a questo ho poi aggiunto qualcosa di mio, com’è fisiologico che accada e Andrea Perin è quello che ne è risultato. Si tratta di uno dei personaggi che mi porto appresso da più tempo. Ho deciso di caricare sulle sue spalle questo mio primo lavoro proprio perché è quello che conosco meglio e di cui più mi fido.

Qual è stata la difficoltà maggiore nello scrivere “La Spelonca delle Stalattiti”?

– Senza dubbio riuscire a coniugare il metodo deduttivo, che consiste nell’analizzare razionalmente gli elementi di cui si dispone, con un contesto che di razionale non ha nulla. Perché la suspense e l’intrigo funzionino, è necessario catturare l’interesse del lettore, ma ciò è impossibile se questo avverte una certa distanza con l’universo di cui si parla. L’intera struttura narrativa è costruita sulla necessità di stupire, meravigliare, ma mai disorientare o confondere. Se io ci sia riuscito o meno, non sta a me deciderlo, ma assicuro di aver fatto del mio meglio per complicarmi la vita.

Hai in programma altre pubblicazioni? Stai lavorando a qualcosa? Puoi darci qualche anticipazione?

-Scrivo molto e scarto ancora di più. Ho sempre per le mani qualcosa, ma non sempre riesco a portarlo a termine. Al momento però, ho quasi ultimato un thriller che pesca molto dal paranormale. È la storia del conduttore di un sedicente programma televisivo sul mistero, che si trova intrappolato in una delle leggende che più hanno condizionato la sua carriera. Mi sto mettendo alla prova, per capire se riesco a scrivere usando la prima persona, se riesco a sviluppare l’emotività dei personaggi e per vedere cosa combino quando esco dalla mia zona di comfort. Non so se arriverà alla pubblicazione, ma è scuro che avrà una conclusione e che farò il possibile per renderlo quantomeno leggibile.

Che tipo di letture preferisci? C’è uno scrittore o una scrittrice che pensi ti abbia ispirato o influenzato in maniera particolare?

– Amo molto i gialli classici, trovo un’enorme soddisfazione nel leggere le storie e realizzare, solo alla fine, quanto fosse complesso l’intreccio. Questo vale anche per i thriller e per la narrativa in genere. Senza dubbio, ciò che più mi attrae è il mistero. Questo mio libro è un umile tributo al lavoro di Agatha Christie, lo si può evincere da come ho improntato l’indagine, dal tipo di narratore che ho adottato e dal finale inconfondibile con la riunione di tutti i sospettati al cospetto dell’investigatore. Sono presenti una miriade di altre suggestioni, ma i miei modelli rimangono sempre i romanzi di Hercule Poirot.

Concludiamo con la domanda di rito, per noi di ThrillerNord: hai letto thriller di scrittori del nord Europa? Qual è stato quello che ti ha colpito di più o quello che vorresti leggere?

– In questo momento i thriller sono il genere che più mi appaga come lettore. Sono reduce dalla lettura dei romanzi di Carlos Ruiz Zafon e sto cercando qualcosa che riesca a reggere il confronto. Si tratta di un genere a cui mi sono approcciato da poco e che sto ancora scoprendo. Penso passerò qualche serata sulla sezione dedicata del vostro sito, che è fin troppo fornita. Anche se, ora che mi sono raccontato, mi farebbe piacere ricevere qualche suggerimento da parte dello staff. Sono tutt’orecchi.

Jacopo Martinello