Recensione di Kate Ducci
Autore: Julia Philips
Traduttore: F. Zucchella
Editore: Marsilio
Pagine: 352
Genere: Gialli e Thriller
Anno di pubblicazione: 2020
Sinossi. In un pomeriggio d’agosto, su una spiaggia della Kamcatka, all’estremo nord-est della Russia, due bambine di undici e otto anni vengono rapite da un uomo. Trascorrono settimane, mesi, ma delle piccole Alëna e Sofija non si trovano tracce, e le indagini della polizia non portano a nulla. Forse le sorelleGolosovskje sono annegate nella baia di Petropavlovsk-Kamcatskij? La misteriosa scomparsa fa riaffiorare nelle comunità della penisola timori e lutti mai sopiti, rievocando misteri che forse non saranno mai risolti. Sono soprattutto le donne, russe e indigene, ad avvertire il peso di quell’oscuroavvenimento. Donne indurite e stanche, ma sempre fierissime, che sfidando in un modo o nell’altro la predestinazione allasofferenza cercano amore, amicizia e lealtà, e sperimentanosulla propria pelle delusioni e abbandoni. La ricerca della veritàdiventa un viaggio lungo un anno attraverso il paesaggio quasi incantato della Kamcatka: l’oceano gelido, i vulcani, le montagne, i boschi, i geyser, le distese solitarie e sconfinatedella tundra, attraversata dalle greggi di renne. Un paradisoperduto, aspro e seducente, in cui le tensioni etniche e socialiincalzano fin dai tempi del crollo sovietico, e dove gli outsider – di qualunque genere siano – diventano il facile bersaglio dellapaura e dell’intolleranza. Nel suo romanzo d’esordio Julia Phillips esplora la complessità dei ruoli, soprattutto femminili, all’interno di una società chiusa, che la geografia stessa tagliafuori dal resto del continente, in una Russia lontanissima e bendiversa da quella che conosciamo. Al centro di tutto, ci sono le donne della Kamcatka, chiamate a sopravvivere alla precarietàdell’esistenza e dei legami familiari, ma unite da quei sentimentiancestrali che tengono insieme una comunità, una penisola, un mondo intero. Perché, come dice Alëna a Sofija: «Io ho te e tuhai me. Noi non siamo sole.»
Recensione
Un romanzo avvincente, un insieme di storie, quasi assimilabili a racconti autoconclusivi, che hanno come unico filo conduttore una vicenda orribile, a fare da sfondo e gettare ombre su una comunità chiusa e ombrosa: la sparizione di due bambine di cui si è persa ogni traccia.
Così, le vicende della madre disperata, dell’unica testimone, delle compagne di scuola, degli investigatori che brancolano nel buio, delle madri preoccupate di poter essere a loro volta vittime della stessa disgrazia, delle donne che si sono emancipate e hanno abbandonato quella terra senza sbocchi, si intrecciano senza mai incontrarsi, tenute insieme da questo unico, triste, filo conduttore, che rende un ottimo thriller anche un buonissimo romanzo di narrativa.
La storia è avvincente, a tratti tristemente poetica, con un finale che il lettore insegue distratto dalle storie che le fanno da contorno, ma mai capace di abbandonare del tutto il pensiero predominante: quale fine hanno fatto le due sorelline che un giorno una testimone distratta ha visto allontanarsi tenendo per mano un elegante sconosciuto con un’automobile scura?
Julia Phillips
giovane promessa della letteratura americana, vive a Brooklyn, New York. Ha scritto per The New York Times, The Atlantic e The Paris Review. La terra che scompare è il suoromanzo d’esordio: finalista ai più prestigiosi premi letterarinegli Stati Uniti, tra cui il National Book Award, sarà pubblicatoin venti paesi.
Acquista su Amazon.it: