Recensione di Sara Ferri
Autore: Danilo Manera
Editore: Elliot Edizioni
Genere: narrativa moderna e contemporanea
Pagine: 122
Anno di pubblicazione: 2019
Sinossi. Ci sono leggende popolari che sopravvivono nei secoli e mantengono intatta la loro capacità di incidere sul corso degli eventi. È il caso di Lamalasantísima, santa pagana dell’Estremadura, a cui rivolgono le loro preghiere le donne in cerca di giustizia. In una Madrid cosmopolita e modernissima, in cui lo scontro tra polizia e crimine organizzato internazionale si fa ogni giorno più acceso, si inseriscono tra i titoli di cronaca alcune morti misteriose che sembrano rievocare non solo la figura della santa vendicatrice ma anche certi antichi riti sciamanici della cultura amazzonica. Chi è l’infallibile banda che sta seminando il terrore e quali sono le ragioni celate dietro a quelle morti? L’ispettrice Lupe indaga, tra lo scetticismo machísta dei colleghi, in remoti monasteri e nella Milano della moda, e saranno proprio la sua tenacia e la sua sensibilità a permetterle di collegare i molti fili della trama e risalire fino alle ferite mai sanate della guerra civile spagnola.
Recensione
Lamalasantìsima è un’ombra che arriva ad oscurare il cielo. Un timore ancestrale capace di soggiogare anche gli animi più ardimentosi.
Ma è anche un credo popolare dietro la quale si nascondono le speranze di chi è vittima di soprusi,sgarbi e torti che non possono essere riparati. Persone che vedono intorno a sé un male che proviene da chi usa la forza sulla volontà altrui. Un equilibrio che non sembra mai pendere dalla parte dei buoni. Dove non sembra esserci giustizia. A meno che non arrivi Lamalasantìsima.
Quando una cicogna nera, con gli occhi, il becco e le zampe rosse, scende dal nido tra le rocce e si posa su un corbezzolo, vuol dire che è tornata Lamalasantìsima.
È un racconto, una voce che corre di bocca in bocca. Su quelle bocche anziane che di cose brutte ne hanno viste troppe. Guerre, morti, carestie. È la speranza di chi come loro ha bisbigliato nel buio del proprio letto che qualcuno accorresse in loro aiuto, invocando l’arrivo di qualcuno in grado di riportare la pace.
Ai giorni nostri Lamalasantìsima diventa un Avengers armato di pugnale, un Batman alato che vola nella notte in cerca dei cattivi. E quella che è una credenza popolare che si diffonde tra una cultura povera e semplice, diventa un mito da chiamare al momento del bisogno.
La guerra è passata in quella regione della Spagna così poco conosciuta e così lontana dai fasti della Catalogna e dell’Andalusia, ma così vera.
L’Estremadura è una regione aspra come le persone che la abitano.
Da molto tempo non mi capitava di leggere un libro in soli tre giorni. Il rammarico è quello di averlo terminato troppo in fretta.
Sento ancora la voce di Febrero, così nitida, mentre si confonde tra i villaggi dai nomi morbidi e vellutati. Quei nomi che ti rimangono sulla punta della lingua appena li hai pronunciati.
Olmedilla del Ventos, Sierra de las Villuercas, Villanueva de la Seren.
Paesaggi che restano attaccati alle pagine. Io, sono stata sedotta da questi luoghi. Li ho immaginati, sognati e immaginati ancora fino a ritrovarmi a digitare questi nomi su Google.
Alcuni esistono davvero. Ed è stato scioccante ritrovare in quelle foto la descrizione esatta e minuziosa dell’autore. Nella mia mente, quei luoghi erano già stati visualizzati, come sono nella realtà.
Ho letto tanti libri in cui l’ambientazione è un protagonista, forse LA protagonista del romanzo stesso. Ma in alcuni di essi questo voler descrivere a tutti i costi i luoghi della narrazione, arricchendola di dettagli e di particolari, a volte è stancante. Alcuni autori possiedono “la bravura”di raccontare un luogo, distogliendo il lettore da quella che è la trama stessa del romanzo, che in questi casi, pecca di banalità.
Non è così in questo romanzo che definirei corale. Non ho avuto tra le mani un thriller, né un romanzo di narrativa, né uno storico.
Bensì ho letto un romanzo che in sé racchiude alcuni dei principi della nostra epoca, ma anche di quella passata.
Lamalasantìsima è un romanzo che parla di un popolo, quello dell’Estremadura, che ha vissuto periodi bui e neri come il male stesso. Un romanzo che parla anche della bellezza della gente che vive in questi luoghi, della loro purezza di spirito. Ma Lamalasantìsima parla anche delle paure di tutti noi. Quelle che chiunque prova vivendo in un secolo come il nostro, dove la parola giustizia ha assunto connotati del tutto diversi da quelli per cui è stata coniata. Dove equità e imparzialità non sono più sinonimi l’uno dell’altro e la vendetta sembra essere un bisogno necessario.
Ho amato tantissimo questo romanzo, che non conoscevo. Ho amato l’autore e ogni sua parola. Si intuisce la grande cultura di Manera in ogni pagina. Una cultura che colora questo romanzo dei mille colori dell’arcobaleno, donando al libro le sfaccettature di un diamante e al lettore emozioni profonde.
Un libro strepitoso!
Dedico un augurio sincero all’autore, con la speranza che da questo romanzo ne nascano molti altri… magari con la stessa protagonista, meravigliosa, splendida Febrero
Danilo Manera
Nato ad Alba nel 1957, è professore di letteratura spagnola presso l’Università degli Studi di Milano, narratore, critico letterario, traduttore da varie lingue, giornalista culturale e di viaggio. Ha preparato numerose edizioni italiane di prosatori spagnoli e ispano-americani e vari saggi di ispanistica. Ha pubblicato il libro di viaggio nell’Amazzonia colombiana Yuruparí. I flauti dell’anaconda celeste (Feltrinelli Traveller, 1999, Premio Gambrinus per l’esplorazione); la raccolta di racconti dedicati alle colline natali Terre Lune Langhe (Gribaudo, 2000, con foto di Malvina Manera); il romanzo a fumetti con Stefano Fabbri Il monile di Bengasi (Besa, 2004, Premio Oesterheld); i volumi Santo Domingo. Respiro del ritmo (Stampa Alternativa, 2002), Viaggi di carta, carte di viaggio (I libri di Damoli, 2006), A Cuba. Viaggio tra luoghi e leggende dell’isola che c’è (Einaudi, 2008) e Sconcerto cubano (Robin, 2016).
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