Le origini del romanzo giallo




Mauro Smocovich


Editore: Odoya

Genere: Saggio

Pagine: 296

Anno edizione: 2024


Sinossi. Se si dice “Giallo” in Italia si intende Thriller, Poliziesco, Mistero, Delitto, Cronaca Giudiziaria. Se si dice “Giallo” si intendono tante cose, in Italia. Come mai? Nel 1929 la casa editrice Mondadori pubblica i primi quattro numeri di una nuova collana di romanzi. Libri Gialli, vengono chiamati, dal colore della copertina. Appare così sugli scaffali delle librerie una serie di storie thriller, di suspense, all’interno delle quali ci siano almeno un omicidio e le relative indagini svolte per scoprire chi lo ha commesso. Il primo romanzo dei “Libri Gialli” promette brividi e terrore. Si tratta di Il Club dei Suicidi di Stevenson, l’autore de L’Isola del tesoro e di Dottor Jekyll e Mister Hyde, quest’ultimo un grande romanzo della letteratura mondiale, che sarà pubblicato qualche volume dopo, sempre nei “Libri Gialli”. Come mai? Cos’è il Giallo, dunque? Da dove arriva? Cosa c’era prima? Questo saggio di Mauro Smocovich, con la prefazione di Carlo Lucarelli, compie un lungo viaggio attraverso le praterie del Far West, le metropoli infestate dalla malavita e le pericolose fumerie d’oppio, tra catacombe e fognature, attraverso botole e passaggi segreti. Un viaggio che ci farà incontrare diabolici criminali, perfidi cinesi, detective spavaldi e scimmie assassine. È un viaggio, dunque, pieno di sorprese alla scoperta delle origini del “Giallo”, quella sfumatura inquietante che tinge le storie di suspense, mistero e tensione.

 Recensione di Salvatore Argiolas


Quale canzone cantassero le sirene o quale nome si fosse dato Achille quando si nascondeva tra le donne, per quanto imbarazzanti, non sono però al di là di ogni possibile congettura” è una citazione tratta da “Hydriotaphia, Urn Burial” di Sir Thomas Browne che introduce il primo racconto del mistero di Edgar Allan Poe, “I delitti della Via Morgue”, considerato anche il primo racconto del genere giallo.

In questo esordio del detective Auguste Dupin viene presentata l’indagine sul brutale omicidio di due donne avvenuto a Parigi e che sconcerta la polizia perché avvenuto in una casa chiusa ermeticamente e con testimoni che hanno dato versioni molto diverse su ciò che hanno sentito.

Dupin da certi fatti elabora una teoria investigativa che consentirà di risolvere il mistero e che sarà ripresa da celebri detective come Sherlock Holmes, Philo Vance, Ellery Queen e tanti altri che utilizzeranno come schema d’inchiesta il paradigma abduttivo sulla linea della congettura menzionata da Browne.

Visto che il territorio narrativo del giallo ha confini incerti e che è un insieme composto da tantissimi sottogeneri a volte diversissimi, anche le origini della letteratura gialla sono molteplici e si può dire che, come la vitoria in un celebre aforisma, anche il giallo ha diversi padri.

Anche se la paternità di Edgar Allan Poe è stata messa in dubbio da diversi critici, non si può negare che la sua produzione letteraria ha contribuito a dare un sostegno al tenero virgulto che in seguito diventerà uno dei generi più interessanti e apprezzati dai lettori.

Il giallo, termine esclusivamente italiano nato dal nome di una collana creata da Mondadori nel 1929, si è sviluppato su un substrato fecondo frutto sia del Positivismo ottocentesco sia dai romanzi d’appendice tanto popolari e che crearono la fondamenta su cui tanti giallisti poggiarono le loro trame.

“Le origini del romanzo giallo”,  recente libro di Mauro Smocovich, grande esperto del genere, ci aiuta a capire meglio quali furono gli influssi e le influenze che crearono il giallo come lo conosciamo ora e traccia un percorso che non si limita ai primordi ma ce ne presenta anche l’evoluzione e i continui mutamenti che l’hanno reso così amato.

Il libro è strutturato come una raccolta di brevi ma approfonditi saggi che esplorano diversi aspetti del giallo, partendo proprio da Poe e il suo misterioso rapporto con Alexandre Dumas padre per arrivare al mondo delle spie parlando di uno scrittore non molto conosciuto come Eskine Childers, autore di “L’enigma delle sabbie”.

Tra i capitoli più interessanti segnalo quelli che riguardano le suggestioni che i grandi romanzi francesi dell’Ottocento ebbero nel creare i binari su cui il genere giallo si sviluppò, avendone anche degli esempi che, visti in retrospettiva, ne fanno riconoscere dei prototipi come nel caso di Honorè de Balzac che nel ciclo di opere che costituiscono la “Commedia Umana”, ciclo il cui nome ricorda il capolavoro di Dante Alighieri, introduce diversi spunti tipici del giallo.

A proposito di Balzac, nel libro viene citato un sapido aneddoto che lo vede conversare con Vidocq, l’ex criminale e creatore della “Sûreté Nationale”, ispiratore del personaggio di Vautrin e uomo dalla vita straordinaria, più elettrizzante di un romanzo.

Vidocq critica Balzac chiedendogli perché si dia tanto la pena di inventare storie quando la realtà è così ricca di avvenimenti e la risposta di Balzac è esemplare e merita di essere riportata interamente.

Ah! Lei crede alla realtà?! Non la credevo così ingenuo. La realtà! Ma siamo noi a creare la realtà! Eccola la vera realtà!” continua lo scrittore prendendo in mano una bella pesca da un cesto di frutta.

La pesca che Vidocq chiama “vera”, “reale”, cresce in modo naturale nella foresta. “Ma non vale nulla! E’ piccola, agra, amara, è impossibile mangiarla! Eccola qui quella “vera”, continua Balzac mostrando la pesca succosa che ha preso dal tavolo. “Questa che abbiamo coltivato noi per cento anni, modellandola con gli innesti, è quella vera. E lei quella che alla fine mangiamo, che profuma nella bocca e nel cuore, e la abbiamo creata noi. Ed ecco come procedo io. Ecco la realtà che viene rappresentata nei miei romanzi. E’ come questa pesca. Io sono un giardiniere di libri.”

Anche Eugène Sue, specialmente con il bestseller “I misteri di Parigi”, ha contribuito a creare un humus fecondo che i giallisti hanno utilizzato per concepire trame di successo e l’opera, il primo vero romanzo d’appendice, fu un paradigma per tutte le produzioni seguenti, con snodi narrativi ricorrenti ben caratterizzati e riprodotti da tantissimi autori.

Sue non ha scritto un’opera d’arte”, scrive Umberto Eco ne “Il superuomo di massa”, “ma ha comunque inventato un mondo e lo ha popolato di personaggi sanguigni, vitali ed emblematici insieme, falsi ed esemplari, Dio sa come, una selva di maschere da non dimenticare. Possiamo capire cosa succedesse ai lettori del feuilleton quando noi stessi alla fine siamo presi nel gioco (…) degli archetipi che bene o male ci appartengono; forse appartengono alla zona più debole e mistificata della nostra sensibilità (…) ma sono nostri, non c’è niente da dire, possiamo rifiutarli, rimuoverli, illuminarli con i riflettori della ragione e dell’ironia, ma nessuno ce li toglierà dalle zone più recondite del nostro animo.”

Dumas, Balzac, Sue e altri romanzieri francesi hanno abituato i lettori a trame serrate, ricche di colpi di scena e trovate melodrammatiche che li hanno preparati al genere che, in nuce, era già nei loro lavori e che, coniugandosi con la volontà di capire i processi regolatori del mondo, propugnata dal Positivismo, ha contribuito a generare personaggi come Auguste Dupin, creato da Edgar Allan Poe e tanti epigoni di grande o minore successo ma tutti dediti a scandagliare con la mente deduttiva i misteriosi motivi del crimine.

Basta un’occhiata all’indice per capire che Mauro Smocovich, non si limita alla solita disamina dei classici progenitori del giallo ma scandaglia a fondo quel sottobosco narrativo da cui sono svettati moltissimi libri ancor oggi letti con passione e se Louisa Mary Alcott è celebre per “Piccole donne” e le sue indimenticabili eroine, pochi sanno che ebbe un passato in cui, sotto falso nome, scrisse diversi thriller o “lurid tales” come li chiamava, lodati anche da Stephen King che definisce la scrittrice “una mente divina che si sentiva attratta dai temi della violenza e della sessualità e, al contempo, se ne vergognava.

“Le origini del romanzo giallo” è una ricognizione a largo raggio che attraversa territori narrativi eterogenei ma che hanno contiguità  e afferenza con  i miti del romanzo giallo che, secondo lo storico delle religioni Mircea Eliade, “ soddisfano le nostalgie segrete dell’uomo moderno che, sapendosi decaduto e limitato, sogna di rivelarsi un giorno, un eroe.”

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Mauro Smocovich


è autore di un romanzo, diversi racconti e alcuni saggi, il “DizioNoir”, il “DizioNoir – Fumetto” e il “DizioNoir – Le origini del Giallo italiano”, guide agli autori e alle storie dell’inquietudine. Nel 2022 ha pubblicato “Storia delle fiabe”. Curatore della rivista on line “ThrillerMagazine.it” e collaboratore dello scrittore Carlo Lucarelli, è inoltre coautore e creatore dei fumetti “Cornelio – Delitti d’autore”, “Nuvole Nere” e “Il Brigadiere Leonardi”. Ha contribuito come consulente al programma televisivo “In Compagnia del Lupo”.