di Rigopiano
Giampaolo Matrone
Editore: Newton Compton Editori
Genere: Storie vere
Pagine: 202
Anno edizione: 2024
Sinossi. Il 18 gennaio del 2017, durante un’ondata di freddo e abbondanti nevicate, una slavina investe l’albergo Rigopiano-Gran Sasso Resort, nei pressi del comune abruzzese di Farindola. Al momento dell’impatto, all’interno dell’hotel si trovano quaranta persone, tra ospiti e membri dello staff, che vengono sommerse e intrappolate da un muro di neve, detriti e macerie. Ci vorrà molto tempo per tirar fuori tutti gli 11 sopravvissuti: l’ultimo estratto, il pasticcere Giampaolo Matrone, resta intrappolato in quell’inferno per 62 ore. Tra i corpi delle 29 vittime c’è anche quello di sua moglie, Valentina. La struttura, costruita in una posizione ad alto rischio, era già finita sotto inchiesta perché ritenuta abusiva, ma le indagini successive al disastro si sono concluse con poche condanne e tanti interrogativi ancora senza risposta. Questo libro testimonia l’orrore e la rabbia di chi, dopo quell’incubo di neve e silenzio, non ha mai smesso di chiedere giustizia e verità per chi è rimasto e per chi non c’è più.
La testimonianza di un sopravvissuto alla terribile valanga che tolse la vita a 29 persone
«È scomparso tutto in un istante: il viso di tua moglie, le voci accanto a te, i riflessi della neve sui vetri dell’albergo. Poi all’improvviso è stato solo il buio.»
Recensione di Kate Ducci
Giampaolo Matrone non è uno scrittore e non ha mai pensato di scrivere un romanzo prima dell’evento che ha cambiato per sempre la sua vita e quella di sua figlia Gaia.
Eppure, ha saputo indossare abilmente questa veste e raccontarci una storia che potrebbe essere la trama di uno di quei film di azione che ci siamo trovati spesso a guardare, pensando che cose simili non possano accadere nella realtà, sono troppo forzate.
Quella di Rigopiano era una tragedia prevedibile, annunciata, ma taciuta, uno di quegli eventi che, quando accadono, indignano un paese intero e fanno pensare a chiunque che qualcuno la pagherà cara per aver permesso un abuso edilizio azzardato e pericoloso, per aver mandato incontro alla morte intere famiglie.
Ma così non è avvenuto: in pochi hanno pagato troppo poco per aver distrutto l’esistenza di persone che porteranno per sempre i segni di quella terribile esperienza, alla quale hanno avuto la fortuna di sopravvivere.
Chi ha seguito la vicenda non dimenticherà, in mezzo a tante inaccettabili scelte (a partire dal permesso di costruire una struttura in quel luogo, per finire a quello di raggiungere l’albergo in simili condizioni), le telefonate disperate di chi richiedeva l’intervento dei soccorsi, telefonate a cui è stato risposto con distacco, con accuse di eccessivo allarmismo, facendo perdere ore preziose ai soccorsi e lasciando i pochi sopravvissuti ore aggiuntive sotto cumuli di cemento, isolati e non raggiungibili, al buio.
Ormai siamo abituati a questo tipo di giustizia che non punisce mai abbastanza, verrebbe da pensare, e in effetti è così. Le storie di grandi terremoti, grandi alluvioni, grandi disastri, ci insegna che a pagare saranno sempre e solo le vittime; ma leggere il resoconto di chi è riuscito a salvarsi da simili accadimenti è necessario, perché ne rende la misura e la gravità, perché fa capire quanto un certo tipo di superficialità non sia ammissibile per il suo effetto umano devastante, più silenzioso ma più forte di un terremoto, di un’alluvione, di una valanga che in un attimo spazza via la vita di ventinove persone.
Giampaolo ci racconta tutto ciò in prima persona, ci accompagna attraverso quel viaggio e quelle speranze: le sue aspettative in relazione a una breve vacanza che avrebbe occupato lo spazio di due giorni, le sue innumerevoli telefonate all’albergo di Rigopiano per sentirsi rassicurato circa le perplessità di mettersi in strada per raggiungere la struttura con una tormenta di neve in corso, quelle terribili ore che hanno segnato un netto punto di passaggio nella sua vita.
Giampaolo ci accompagna nel buio delle macerie dalle quali è stato l’ultimo a uscire, l’unico ad aver trascorso quella prigionia forzata da solo, riportando gravi danni fisici, sperando e credendo fino all’ultimo che sua moglie fosse già in salvo, che avrebbe potuto riabbracciarla.
Ci racconta delle bugie che i suoi genitori e i suoceri gli hanno dovuto raccontare, del loro dolore che non poteva trovare sfogo per aiutare lui a rimettersi dalle gravi lesioni riportate, del momento in cui ha compreso che sua moglie non ce l’aveva fatta, era ancora là sotto, non si sarebbe mai salvata.
Quella bellissima ragazza sorridente, infermiera devota e mamma innamorata della sua Gaia, non è mai uscita da quelle macerie, non ha mai fatto ritorno a casa e Giampaolo ha dovuto farsi coraggio per due: se stesso e la sua bambina, rimasta senza mamma e senza una giustizia che non le avrebbe ridato indietro quanto le è stato tolto, ma le avrebbe lasciato l’illusione di un mondo in cui certe leggerezze si pagano care, non sono ammissibili, in cui non è perdonabile che a una bambina venga portata via la madre senza risponderne in modo pesante.
Un romanzo toccante, doloroso, ma che parla anche della speranza di chi, se quella speranza non la avesse avuta, non sarebbe mai tornato indietro da una morte certa, di chi sa che uscire da quei cumuli di cemento e neve è stato solo il primo di tantissimi difficili passi successivi.
Affinché niente venga dimenticato, affinché chiunque possa riflettere, prima di prendere certe decisioni in leggerezza, che simili tragedie non distruggono solo strutture, ma vite e anime.
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Giampaolo Matrone
è uno degli 11 sopravvissuti alla valanga che ha investito l’albergo Rigopiano il 18 gennaio del 2017. Sua moglie Valentina è tra le vittime del disastro. Vive a Monterotondo. L’ultimo sopravvissuto di Rigopiano è il suo primo libro.