L’uomo che gridò io sono




John A. Williams


Traduttore: Massimo Ferraris

Editore: Elliot

Genere: narrativa

Pagine: 516

Anno edizione: 2025


Sinossi. Max ha vissuto da sempre nella paranoia che tutti fossero razzisti. Ma cosa accade nella vita di un uomo quando scopre che la sua paranoia è fondata? Nato a Harlem, Max Reddick è un romanziere, giornalista e scrittore di discorsi presidenziali. Malato terminale, torna in Europa per l’ultima volta per saldare un vecchio debito con la ex moglie olandese, Margrit, e per partecipare al funerale del suo amico Harry Ames (personaggio ispirato al celebre scrittore afroamericano Richard Wright). Ad Amsterdam, tra le carte di Harry scopre dei documenti segreti governativi dal contenuto esplosivo: si tratta del piano denominato “King Alfred”, un progetto per eliminare la minoranza nera, da attuare in caso di disordini razziali. Con questa bomba a orologeria tra le mani, Max dovrà rischiare ogni cosa per consegnare i documenti nelle mani dell’unico uomo che potrebbe aiutarlo. Pubblicato nel 1967, “L’uomo che gridò io sono” venne accolto come un capolavoro, in cui trovano spazio la guerra, il mondo dell’editoria e dei giornali, lo scandalo del Prix de Rome, la vita a New York, la parentesi artistica a Parigi, i viaggi in Africa e gli omicidi dei leader neri di cui Williams si era occupato come giornalista. Pochi romanzi hanno saputo offuscare in modo così audace i confini tra realtà e finzione – molti lettori credettero che il piano King Alfred fosse vero, anche a causa di un’audace strategia di marketing, attualissima oggi al tempo delle fake news. In parte “romanzo a chiave” ma anche diario di viaggio, è un’opera che ha il ritmo di un thriller internazionale e il tono di un caustico romanzo distopico, tra le cui pagine si possono incontrare i ritratti al vetriolo di Martin Luther King e Malcolm X, e impietose analisi dell’intellighenzia bianca e nera del dopoguerra

 Recensione

di

Giuseppe Tursi


È difficile collocare L’uomo che gridò io sono di John Williams all’interno di un genere preciso. Pubblicato per la prima volta nel 1967, il romanzo contiene elementi distopici, ma anche tratti del thriller politico e, perché no, di una storia d’amore.

Williams affronta temi di grande rilevanza, primo fra tutti il razzismo nei confronti degli afroamericani. L’elemento distopico è rappresentato dal “Piano King Alfred”: un complotto governativo segreto volto a sopprimere e internare i neri in caso di disordini sociali. Il protagonista, Max Reddick — alter ego dello stesso Williams — è un romanziere e giornalista che ha sempre sentito il peso del colore della sua pelle. Come molti altri scrittori e artisti afroamericani, fugge dall’America razzista per cercare rifugio in Europa. Tuttavia, anche qui si scontra con problemi fisici e personali, fallimenti che lo spingono a fare ritorno nella sua patria.

Per comprendere quanto fosse profonda e diffusa la repressione razziale negli anni ’60, basta ricordare che, al momento dell’uscita del libro — complice un importante campagna pubblicitaria — molti credettero realmente all’esistenza del Piano King Alfred, ritenendolo un segreto occultato dal governo. Questo contribuì al successo del romanzo, che divenne un best seller e consacrò John Williams tra i grandi della letteratura americana.

Lo stile di Williams è diretto, incisivo, privo di filtri: non cerca risposte, ma mostra i fatti nella loro crudezza. Denuncia le contraddizioni di un’America che si proclama terra di opportunità, ma nasconde ferite profonde, razziali e politiche. Invita il lettore a una riflessione attiva; non idealizza i neri come vittime senza colpa, e in alcuni casi ne critica apertamente il comportamento.

L’uomo che gridò io sono è un libro privo di retorica, che va letto e assimilato. È uno specchio fedele di una realtà che, purtroppo, conserva ancora oggi tutta la sua attualità.

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John A. Williams


Nato nel 1925 in Mississippi in una famiglia della classe operaia. Visse la sua infanzia a Syracuse, New York. Dopo un’esperienza in Marina durante la Seconda Guerra Mondiale, studiò giornalismo e divenne corrispondente europeo per le riviste «Ebony» e «Jet» e occupandosi di Africa per «Newsweek». Pubblicò più di venti libri di narrativa e saggistica tra cui The Angry Ones e Click Song con cui vinse l’American Book Award nel 1982. Nel 1962 venne annunciato come vincitore del Prix de Rome, ma quando si recò a ritirarlo, a seguito del colloquio con la giuria, il premio non gli venne assegnato. L’uomo che gridò io sono, del 1967, è considerato il suo capolavoro. È morto nel 2015 in New Jersey.