A cura dell’autrice Kate Ducci
La seconda edizione di ‘Real Stories’ è di nuovo dedicata alla scrittrice che meglio di chiunque altro sa riportare una cronaca fedele di fatti realmente accaduti, senza cadere nella tentazione di romanzarli o dare spazio all’immaginazione.
Chi ama leggere storie tratte dalla quotidianità, si renderà subito conto che Ann Rule è un’autrice singolare, una perfetta via di mezzo tra un ottimo romanziere e un giornalista dalla penna acuta, che non ha bisogno di ricorrere all’uso della fantasia per catturare l’attenzione e che riesce a procedere nella narrazione senza scadere nel macabro o nella ricerca del sensazionalismo. Chiunque può raccontare una storia vera, essendo la trama già scritta, in pochissimi sanno farlo con sincerità e nel rispetto di chi di quella storia è stato protagonista. Ann Rule è una di quei pochi, forse la migliore.
Non te ne andrai
Autore: Ann Rule
Traduttore: F. Villari Gerli
Editore: TEA
Pagine: 561
Collana: Saggistica TEA
Data pubblicazione: 13 ottobre 2005
Sinossi: Thomas Capano, ricco esponente della comunità italoamericana di Wilmington, sposato e padre di tre figlie, è un uomo affascinante e carismatico, in grado di far credere qualsiasi cosa alla donna che ha attirato la sua attenzione. Anne Marie Fahey, irlandese, piacente, con un’infanzia tormentata alle spalle, è alla ricerca del vero amore e vuole credere alle promesse del suo seduttore. Ma Thomas è un manipolatore, in grado di giocare con i sentimenti e la psiche di chiunque lo circondi. Seduttore impenitente, spinto a continue conquiste amorose, è anche prigioniero di una gelosia maniacale. Un moderno Barbablù che cerca nelle donne uno strumento per soddisfare la propria vanità. Una volta entrata nel suo mondo, nessuna può permettersi di abbandonarlo.
Real stories:
Thomas Joseph Capano (11 ottobre 1949 – 19 settembre 2011), è il più famoso avvocato di Wilmington, Delaware, cittadina di settantamila persone situata alla foce del fiume Delaware, trenta miglia da Philadelphia e settanta da Washington, in cui tutti sono al corrente dei segreti di tutti, ogni abitante è un conoscente, quando non un collega o un caro amico. Wilmington è un piccolo centro, ma con una concentrazione finanziaria straordinaria: metà delle prime cinquecento compagnie d’America ha sede qui, attratte dalle favorevoli leggi fiscali dello stato.
“Ecco dove puoi essere qualcuno” annuncia un cartello all’ingresso della città.
Figlio modello di una famiglia di origini calabresi, Tom si laurea in legge a Boston, diventa avvocato, poi procuratore, sposa una ragazza di buona famiglia e in poco tempo diventa una personalità locale: bel uomo, guadagna trentamila dollari al mese, collabora con il sindaco e, nel 1990, è consigliere del Governatore dello stato. È proprio nell’ufficio del Governatore che Tom incontra la nuova, avvenente segretaria, appena assunta.
Anne Marie Fahey è bellissima ed espansiva, gioiosa e amichevole con chiunque, ma dietro a quella facciata di spensieratezza e gioia di vivere si nascondo trascorsi dolorosi, che le hanno lasciato ferite indelebili e da cui la ragazza non riuscirà mai a guarire.
Rimasta orfana di madre quando frequentava ancora la scuola elementare, resta sola con il padre, assicuratore con un’ottima attività avviata, e tre fratelli. Dopo la morte della moglie, il padre di Anne Marie non riesce a superare il lutto e in breve tempo abbandona il lavoro e diventa un alcolizzato, irascibile e aggressivo.
Lo è in particolar modo con Anne Marie, la figlia più piccola, accusandola ripetutamente di essere un’incapace, grassa e brutta. Nonostante Anne Marie, invece, fosse una bambina estremamente intelligente, magra e di una bellezza singolare, porterà per sempre quelle offese come un marchio cucito sulla pelle, non riuscendo mai a venire a patti con la loro falsità, sentendole vere e motivo di vergogna.
Ragazza altissima e magra, si sottopone a continue diete, scivolando a più riprese nell’anoressia, non riuscendo a farne parola nemmeno con gli amici e i parenti più stretti. Solo il suo psicologo è a conoscenza delle sue gravi difficoltà, della bambina fragile e disperata che si nasconde dietro la giovane donna sicura di sé, istruita e realizzata. Ma quell’uomo, a cui Anne Marie vorrà bene come al padre che non ha mai avuto, verrà a mancare troppo presto, facendola sentire più sola e più fragile di prima.
Ann Rule pone molto l’accento su questo aspetto, di importanza fondamentale per comprendere la storia che ci sta raccontando. Troppo spesso, tendiamo a trarre conclusioni sulle persone che incontriamo senza essere in possesso di informazioni essenziali per comprenderle e forse giustificarle.
Anne Marie Fahey non era un’arrivista, furba e senza scrupoli, come verrebbe da pensare sapendo della sua infatuazione per un uomo più vecchio e molto ricco. Era solo una bimba che nessuno aveva aiutato a crescere, insicura e non amata e protetta da chi avrebbe dovuto farlo.
Quell’avvocato affascinante, premuroso e che la faceva sentire il centro del suo mondo, le stava regalando l’illusione di un amore che non aveva mai conosciuto. Prima di giudicarla, Ann Rule vuole farcela conoscere, descriverci ogni sua debolezza, riportare intere pagine del suo diario, parlarci delle sue ossessioni, farci capire che la solitudine è una malattia e chi approfitta di una persona debole ne è due volte il carnefice.
Quando Anne Marie incontra Thomas Capano, ha ventisette anni, un piccolo appartamento in affitto che fa fatica a pagare, un diario in cui riporta paure e speranze, e il timore di non incontrare mai qualcuno capace di volerle davvero bene. Ma quella povera ragazza, insicura e impaurita, è anche una bellissima donna nel pieno della giovinezza, mora e con un fantastico paio di occhi azzurri, che fa voltare chiunque al suo passaggio.
Thomas Capano, perfido e astuto, è in grado di vedere oltre quella corazza di allegria che la ragazza si è costruita.
Quando Ann Rule ripercorre ogni momento della vita di quell’uomo di successo, affermato e affascinante, ci descrive una storia inquietante, non costellata di omicidi veri e propri, ma di lente agonie, inflitte ai danni di giovani donne che hanno due elementi in comune con Anne Marie Fahey: bellezza e trascorsi di disperazione alle spalle. Thomas non sceglie a caso le sue vittime, ma va a pescarle laddove sa di poter trovare terreno fertile: tra insicurezze e dolore, tra bisogno di amore e solitudine.
Non è un assassino, o almeno non lo è stato prima di incontrare Anne Marie, ma la Rule ci spinge a una riflessione sincera e dolorosa: è indispensabile uccidere fisicamente qualcuno per fare di una persona senza scrupoli il suo carnefice?
Thomas Capano sceglieva quelle giovani donne perché le riteneva incapaci di imporsi e di allontanarlo, una volta capito il suo gioco di seduttore furbo e manipolatore. Sapeva che non avrebbero avuto qualcuno con cui confidarsi, a cui chiedere soccorso, sapeva fare leva sui loro sensi di colpa che impedivano di deludere chi fingeva di nutrire aspettative, di fidarsi di loro. Thomas Capano era il peggior tipo di assassino: sapeva uccidere lasciando le sue vittime in vita. Fino a che non ha incontrato Anne Marie Fahey.
Non te ne andrai.
Il titolo scelto da Ann Rule, è già una perfetta sintesi della storia e, da ottima autrice, la migliore del suo genere, ci regala un incipit capace di proiettaci subito nella storia di Anne Marie Fahey, di farci capire chi fosse e cosa provasse, nell’attimo che ha segnato la sua esistenza per sempre.
Ann Rule non ci dice che fine abbia fatto Anne Marie e non ci rivela se sia viva o morta, fino a quando lo svolgersi dell’indagine non ci conduce alla verità. Ma con una penna abile e una sensibilità unica, ci mette in grado di capirlo fin dalle prime pagine. Anne Marie aveva raggiunto la serenità, aveva allontanato Thomas Capano, aveva incontrato un uomo che l’amava e di cui era innamorata. Cosa poteva spingerla a decidere di scomparire, quando finalmente la vita sembrava concederle il riscatto che meritava?
“A mezzanotte del 30 giugno 1996 una luce gialla filtrava da dietro le tende di due finestre all’ultimo piano del 1718 di Washington Street a Wilmington, nel Delaware. Era una cosa piuttosto insolita. La giovane donna che viveva al terzo piano di quell’edificio senza ascensore era nota per essere una persona molto mattiniera.
Arrivava sempre in ufficio prestissimo e la sera si infilava a letto prima delle undici, quando il piccolo televisore appoggiato sul termosifone della sua camera trasmetteva il telegiornale. Le persone che conoscevano le sue abitudini non potevano non allarmarsi […]
La paura spesso inizia con una fastidiosa sensazione di non poter più credere in qualcosa sino ad allora data per scontata. Un’ombra cala sinistra su un punto dove, soltanto un attimo prima splendeva il sole, e una raffica gelida distrugge quello che era sempre stato un nido caldo e confortevole. Ciò che era solido diventa improvvisamente fragile. Fu l’inizio di tutto per i fratelli, la sorella, il fidanzato, gli amici e i colleghi della giovane donna che viveva in quell’appartamento. Non era accaduto nulla di drammatico, non aveva risposto ad alcune telefonate e due sere prima, quando il fidanzato l’aveva chiamata per un appuntamento, non l’aveva trovata in casa. A poco a poco, però, i familiari si erano resi conto che nessuno la vedeva né sentiva da almeno quarant’otto ore.”
Inizia così questo splendido romanzo, perfetta cronaca di una storia dolorosa fin dai suoi albori. Inizia dalla fine, dalla scomparsa della sua protagonista, in modo da risvegliare subito la curiosità del lettore e spingerlo a intuire dove possa essere finita.
Ma Ann Rule non ci permette subito di ficcare il naso negli elementi più intimi della vita di una donna riservata, che custodiva le proprie insicurezze dietro una porta ben chiusa. Se il lettore vuole sapere cosa le sia accaduto, deve farsi prendere per mano e conoscere Anne Marie fin dalla sua infanzia, imparare a volerle bene e provare pena per lei, invocare quel riscatto che tanto meritava e accompagnarla a quel momento di tanta attesa serenità.
Una volta condotto il lettore a quel punto, Ann Rule torna all’inizio del romanzo, ricomincia dalla scomparsa della sua protagonista. Ma per il lettore, Anne Marie Fahey non è più l’ennesima donna svanita nel nulla, un noioso caso di cronaca, non è un numero né una vicenda in cui ficcare un naso curioso. Anne Marie è una persona, potrebbe essere sua figlia, sua sorella, la sua amica, qualcuno che meritava un po’ di pace e che fa invocare giustizia e verità.
L’abilità di Ann Rule sta in questo, nel saper toccare le nostre corde più sensibili, nel ricordarci che le vicende di cronaca nera non dovrebbero appassionare, bensì addolorare. Quella giovane donna sognava un principe azzurro e non lo avrà mai, sognava dei figli e non li avrà mai, sognava una casetta tutta sua e non l’avrà mai, sognava la serenità ma qualcuno ha deciso che non ne avesse diritto.
“Pur non essendo perfetta, era comunque migliore di molti. Con grande rammarico, ma soltanto per farle giustizia, devo raccontare i segreti che nascondeva.”
Ann Rule.
Ann Rule non nega di sentirsi in colpa nel rendere pubblici elementi che la protagonista del suo romanzo avrebbe voluto tenere solo per sé e il suo diario, ma sa che l’inchiesta li ha fatti finire su tutti i giornali, li ha resi di dominio pubblico, e l’unico modo per aiutare quella bellissima ragazza svanita nel nulla, è renderla umana, farla conoscere, farla diventare nostra amica, farci sedere in quell’aula di tribunale con la rabbia di chi invoca giustizia.
Così, mentre divoriamo le pagine di un romanzo che cattura e commuove, anche noi ci sentiamo in colpa nel ficcare il naso in questioni che non ci riguardano, nel mettere a nudo la vita di una persona che aveva diritto alla privacy come tutti noi, quella privacy che la morte ti toglie, come se l’aver cessato di esistere cancellasse anche il nostro essere esistiti prima.
“Ogni volta che faccio ritorno a Wilmington vedo i luoghi dove Anne Marie Fahey ha vissuto e lavorato; e anche se non l’ho mai conosciuta, mi sembra di sentire il suo spirito che aleggia sulla città. da O’Friel’s, dove c’è ancora lo striscione con il suo nome, mi sembra quasi che, voltandomi di scatto, potrei riuscire a scorgere la donna che così tante persone hanno amato.”
Ann Rule
Dopo avere terminato il romanzo, è la sensazione che prova anche chi lo ha letto. Ann Rule sa raccontare storie vere regalando umanità ai loro protagonisti, rendendoli reali, amici, qualcuno di cui riuscire quasi a sentire la mancanza. E basterebbe solo questo per fare dei suoi libri, romanzi di meritato successo.
A cura di Kate Ducci (Radix)
Kate Ducci (Radix) è autrice dei thriller “Le conseguenze” “Le apparenze” e “Le identità” e dell’antologia “La verità è una bugia”, una raccolta di quattro racconti di generi che spaziano dal thriller al fantastico.