Ogni maledetta mattina




Cinque lezioni

sul vizio di scrivere


Autore: Alessandro Piperno

Editore: Mondadori

Genere: Saggistica

Pagine: 192

Anno edizione: 2025


Sinossi. Cos’è quel “brivido ai polpastrelli” a cui è impossibile resistere? La smania che porta gli scrittori, nei secoli, a gioire e disperarsi davanti al foglio bianco, alla macchina da scrivere, alla tastiera del computer? Con la disinvolta competenza del narratore navigato e il tono sornione dei suoi pezzi su “la Lettura” del “Corriere della Sera”, Piperno ci regala un’irresistibile riflessione sull’arte di scrivere. “Si scrive perché si sente il dovere di farlo” sosteneva Philip Larkin, con un’ironia che non trascura l’aspetto etico della questione. A dispetto della più immediata delle motivazioni, il piacere che si può trarre dal fare quello che si fa, è indubbio che la scrittura per taluni somigli più a un vizio che non a un passatempo. E come ogni vizio che si rispetti, è molto difficile, se non impossibile, farne a meno. In Ogni maledetta mattina Alessandro Piperno s’interroga sul senso del proprio mestiere, su quella specie di richiamo al tavolo da lavoro, non meno potente del richiamo della foresta, che costringe ogni santo giorno chi scrive a passare ore chino su una tastiera nel tentativo di portare a casa il necessario per sopravvivere. In cerca di risposte, o forse soltanto di itinerari artistici esemplari, Piperno si affida all’esperienza di alcuni grandi scrittori del passato, immaginando per ciascuno di essi una motivazione preliminare all’atto di scrivere. Ambizione. Odio. Responsabilità. Piacere. Conoscenza. Cinque buone ragioni per mettersi al lavoro, a cui i vari Montaigne, Flaubert, Woolf, Fitzgerald, Capote, Kafka, Bernhard – solo alcuni degli autori chiamati a testimoniare in questo libro – aderirono per realizzare se stessi e il proprio mondo poetico. Ma che lo si faccia per vanità, per ambizione, alla ricerca di uno status, per dare forma al proprio odio, per tradurre attraverso un gesto responsabile gli appelli lanciati dal mondo, per inseguire il proprio piacere o perché animati da una genuina sete di conoscenza, ciascuno degli scrittori presi in considerazione ci ricorda che scrivere non è un diritto, e nemmeno un dovere, bensì una necessità.

 Recensione

di

Francesca Mogavero


Perché si scrive?

Per intrattenere, per testimoniare, per sostenere una causa – la propria, il più delle volte – per attaccare prima di essere attaccati, vincendo così la gara di chi ha l’artiglio, anzi, lo stilo, più affilato?

Se la scrittura, in senso pratico, è un gesto, cos’è che muove la mano, cos’è che rende una biro, un quadernetto, una tastiera, uno schermo così irresistibili, così fatali? Cos’è quel brivido che attraversa i polpastrelli con la potenza (e l’effetto) della 220?

Che si tratti di emulazione, di affermazione, di desiderio, di istinto, chi si vota alla Musa della scrittura deve avere un motivo. Uno stimolo, un’energia, un sentimento che lo spinga ad alzarsi presto (o ad andare a letto all’alba, per poche ore) e a scorticarsi le meningi, a sistemarsi in una posizione scomoda, davanti alla pagina immacolata, e a dannarsi l’anima per trovare il termine giusto, litigando con le virgole e la musicalità di una frase. Altrimenti non si spiega.

Perché la Musa in questione, oltre a essere spesso squattrinata, è esigente. Ed è vorace, esclusiva, libidinosa, affamata di sudore, di sangue, di storie, di promesse. Per corteggiarla, sedurla e lasciarsene dominare ci vogliono fegato e cuore, consapevolezza e aspirazione al martirio. Oppure una generosa dose di follia e di incoscienza infantile.

In Ogni maledetta mattina, Alessandro Piperno distilla cinque ragioni universali – Ambizione, Odio, Responsabilità, Piacere, Conoscenza – e ne individua i paladini che, mossi dalla voglia di emergere o di combattere, dall’obbligo morale di lasciare qualcosa di bello e di buono, dalla scelta di godersi l’arte come se fosse una fetta di pane caldo e burro alpino o dalla curiosità di esplorare fuori e dentro, hanno lasciato al mondo i capolavori più struggenti, rivoluzionari, fondamentali della letteratura.

L’autore, con una lente limpida, pulita, ma sincera fino a essere spietata, intrattiene con i classici un rapporto familiare, intimo: ne svela la meraviglia e i limiti senza lasciarsi abbagliare, li mette a confronto, li sonda e li sfida, li smonta e li rimonta, li contraddice quando il caso, addenta la polpa e sputa il nocciolo… lasciandoci felicemente frastornati e alticci, traballanti mentre le stanze attorno a noi continuano a girare ed echeggiano di nomi, di trame, di personaggi che diventano persone e viceversa, di biografie e racconti che si fondono, di alibi e moventi che si sommano e si compenetrano.

Perché scrivere è, prima di tutto, un paradisiaco inferno di voci ed emozioni, un rigore sconsiderato, una disciplina scientifica e filosofica permeata di ribellione e di imprevisti, di inspiegabile, di indicibile che prova comunque a farsi parola. Magari sbagliando. Sempre tentando, comunicando.

E non è che leggere – sentendosi gnomi che si arrampicano a fatica sulle spalle dei colossi – sia meno avventuroso.

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Alessandro Piperno


è nato a Roma, dove vive, nel 1972. Insegna letteratura francese a Tor Vergata. È curatore della collana “I Meridiani”. Nel 2005 ha pubblicato per Mondadori Con le peggiori intenzioni, il suo primo romanzo, vincitore del premio Campiello Opera prima. È inoltre autore dei saggi Proust antiebreo (Franco Angeli, 2000), Il demone reazionario. Sulle tracce del Baudelaire di Sartre (Gaffi, 2007), Contro la memoria (Fandango, 2012). Nel 2010 è uscito da Mondadori Persecuzione (che in Francia è stato finalista ai premi Médicis e Femina e ha vinto il Prix du meilleur livre étranger) e che insieme a Inseparabili (premio Strega 2012) dà vita al dittico dal titolo Il fuoco amico dei ricordi. Nel 2021 è uscito il romanzo Di chi è la colpa e nel 2024 Aria di famiglia, con protagonista il professor Sacerdoti. Sempre per Mondadori sono usciti: Pubblici infortuni, raccolta di articoli rivisti e ampliati (2013), il romanzo Dove la storia finisce (2016), Il manifesto del libero lettore. Otto scrittori di cui non so fare a meno (2017), Proust senza tempo (2022). Collabora con “la Lettura” del “Corriere della Sera”.

A cura di Francesca Mogavero

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