Pet Sematary




Recensione di Kate Ducci


Autore: Stephen King

Editore: Sperling & Kupfer

Collana: Pickwick

Genere: horror

Pagine: 432

Anno Pubblicazione
: 2013

La casa che hanno acquistato si trova al limitare di una radura che conduce nei boschi e da lì fino a un luogo che riesce ad apparire romantico quanto spettrale: un piccolo cimitero degli animali, vecchio di decenni ma tutt’ora meta abituale dei residenti, in cui i bambini possono seppellire i loro amici a quattro zampe che li hanno abbandonati, tenere pulite le loro tombe e costruire buffe lapidi strampalate su cui scrivere il nome del proprio cucciolo e la data di morte.

Sarà Jud Crandall, unico vicino di casa, prossimo agli ottant’anni ma ancora in splendida forma, a svelare ai Creed il luogo di sepoltura misterioso, facendo sorgere in Eileen, bambina ancora in età da asilo ma abbastanza grande da poter capire, la paura della morte e, soprattutto, il terrore che il suo gatto Church possa un giorno abbandonarla.

Mentre la famiglia Creed, a esclusione di Luis, si trova fuori città per una visita ai genitori di Rachel, accade proprio ciò che Eileen più temeva: Church viene investito da una macchina e Jud Crandall, divenuto ormai per Luis quasi un padre, avviserà di aver ritrovato il suo corpo sul ciglio della provinciale.

Luis è distrutto all’idea di dover dire alla figlia che il suo incubo peggiore, che l’ha tenuta sveglia nelle ultime notti, si è realizzato e Jud, che si sente in debito con Luis per avergli salvato la moglie da un attacco di cuore, si vede offrire dal destino la possibilità di ricambiare il favore. Svela a Luis che oltre il terreno su cui sorge il cimitero degli animali, nascosto dai rovi e da un inizio di palude, si trova un ulteriore terreno di sepoltura, un terreno magico (forse maledetto, penserà Luis senza trovare il coraggio di chiederselo davvero) dove gli animali che vengono sepolti tornano in vita. Non sono più gli stessi, hanno un carattere più irascibile e scostante, ma fanno il loro ritorno a casa, alla vita di sempre. Lo stesso Jud, da bambino, ha sepolto in quel terreno il suo cucciolo di casa e ha potuto godere della sua compagnia per ancora altri anni.

Luis, per quanto scettico e comunque intenzionato a dire alla figlia che il gatto è semplicemente scomparso, acconsente al bizzarro esperimento. La sera stessa, il gatto Church, con i suoi occhi verdi e la pelliccia da cui pare impossibile togliere un odore sgradevole, farà il suo ingresso nel garage, come ogni giorno, come se niente fosse successo.

In questa prima parte del romanzo, King si sofferma parecchio sulla curiosità che desta in Luis quanto accaduto e sul disagio che gli provoca stare vicino a una creatura che appare la stessa ma senza più esserlo. Non ci sono sensi di colpa ad affliggerlo, non c’è dolore per un animale a cui era affezionato ma di cui potrebbe comunque fare a meno, ma è tangibile il disagio che prova ad avere Church vicino.

È inevitabile fare un collegamento mentale con il celebre racconto di Edgar Allan Poe “Il gatto nero”, da cui King ha tratto ispirazione, che narra dei tormenti e dell’inquietudine che il gatto di casa provoca al proprietario, al punto di farlo impazzire e arrivare a uccidere la moglie.

Per Luis Creed non va così. Si tiene a distanza dal gatto e si accorge che anche Eileen ha iniziato a non volerlo più tra i piedi. Il problema sembra risolto, ma la vita ha in serbo per lui altre e più spiacevoli sorprese, al punto da spingerlo a chiedersi se sia possibile ripetere l’esperimento anche su un essere umano.

Luis è ben consapevole che questo esperimento potrebbe violare le regole più basilari dell’esistenza umana e riportare in vita qualcuno che ha solo le sembianze della persona ormai defunta. Ma quanto è facile decidere di non effettuare un disperato tentativo quando la persona in questione è tuo figlio? Non più il gatto di casa, non uno sconosciuto qualsiasi, ma il tuo bambino, strappato prematuramente alla vita e la cui morte ha gettato nella disperazione più totale e irrisolvibile tua moglie e tua figlia.

King è abilissimo a raccontarci questa parte della storia, a far rivivere nella memoria di Luis e del lettore i momenti felici che padre e figlio hanno passato insieme, a farci immaginare il piccoletto ormai adulto, che ha realizzato una vita semplice ma felice, che è la gioia di mamma e papà e non ha condannato sua sorella a una vita di tormenti e rimpianti.

Si riesce a comprendere il perché l’autore si sia dilungato, nelle pagine precedenti, al fine di farci affezionare alla famiglia Creed, farci entrare nella loro routine, nei loro momenti intimi e gioiosi, in quel quartetto che abbiamo imparato ad amare. King aveva un piano ben elaborato, quasi crudele e ottimamente riuscito: Gage Creed, al momento della sua scomparsa, è già diventato il figlio di tutti, del protagonista della storia ma anche di colui che sta leggendo e che, non senza sentirsi attraversare da un brivido, si chiede seriamente se non farebbe la stessa cosa, se non vorrebbe provare a riavere il proprio bambino indietro e spazzare via la sofferenza dal cuore delle persone che ama.

Nonostante sia un romanzo datato, di un King ancora immaturo sotto certi aspetti, è dotato di una struttura psicologica perfetta, un’analisi talmente accurata da coinvolgere e sconvolgere. Si tratta di una storia dai risvolti horror, così come ne viene forse erroneamente indicato il genere, ma in realtà la parte più spaventosa del racconto è quella che di surreale non ha niente: sono i tormenti di Luis e la voglia (davvero terrificante) di andare avanti nella lettura e scoprire che quel padre disperato è riuscito a riportare in vita un figlio perfetto, a rimettere a posto le cose, possibilità che non ci sentiremmo, con il cuore in mano, di negare a qualcuno, tanto meno a noi stessi.

Questa ultima considerazione è forse ciò che più fa riflettere e atterrisce.

Cosa faremmo noi al posto di Luis Creed?

Stephen King lo sussurra in ogni pagina fino a farci ammettere che sì, probabilmente compiremmo anche noi quel tentativo che viola ogni legge della natura ma non quelle del cuore, che non ha leggi e non può accettare di perdere un figlio, l’amore più grande della nostra vita.

 

Stephen King


(Portland, 21 settembre 1947) è uno scrittore e sceneggiatore statunitense, uno dei più celebri autori di letteratura fantastica, in particolare horror, dell’ultimo quarto del XX secolo. Scrittore notoriamente prolifico, nel corso della sua fortunata carriera, iniziata nel 1974 con Carrie, ha pubblicato oltre ottanta opere, fra romanzi e antologie di racconti, entrate regolarmente nella classifica dei bestseller, vendendo complessivamente più di 500 milioni di copie.