Quello che so di te




Nadia Terranova


Editore: Guanda

Genere: Narrativa

Pagine: 256

Anno edizione: 2025


Sinossi. Nadia Terranova ci consegna con queste pagine il suo romanzo più personale e più intenso, che ci interroga sul potere della memoria, individuale e collettiva, e sulla nostra capacità di attraversarla per immaginare chi siamo. C’è una donna in questa storia che, di fronte alla figlia appena nata, ha una sola certezza: da ora non potrà mai più permettersi di impazzire. La follia nella sua famiglia non è solo un pensiero astratto ma ha un nome, e quel nome è Venera. Una bisnonna che ha sempre avuto un posto speciale nei suoi sogni. Ma chi era Venera? Qual è stato l’evento che l’ha portata a varcare la soglia del Mandalari, il manicomio di Messina, in un giorno di marzo? Per scoprirlo, è fondamentale interrogare la Mitologia Familiare, che però forse mente, forse sbaglia, trasfigura ogni episodio con dettagli inattendibili. Questa non è solo una storia di donne, ma anche di uomini. Di padri che hanno spalle larghe e braccia lunghe, buone per lanciare granate in guerra. Di padri che possono spaventarsi, fuggire, perdersi. Per raccontare le donne e gli uomini di questa famiglia, le loro cadute e il loro ostinato coraggio, non resta altro che accettare la sfida: non basta sognare il passato, bisogna andarselo a prendere. Ritornare a Messina, ritornare fra le mura dove Venera è stata internata e cercare un varco fra le memorie (o le bugie?) tramandate, fra l’invenzione e la realtà, fra i responsi della psichiatria e quelli dei racconti familiari.

 Recensione di Edy Stagnetti


Scrivere è creare un incantesimo: se lo scrivo, accade. Scrivere è spezzare un incantesimo: se lo scrivo, non accade più.”

Il potere magico della scrittura si configura come il punto d’avvio di questo romanzo di “non finzione”, il primo di Nadia Terranova dopo l’esperienza sconvolgente della maternità, attraverso il quale l’autrice confessa (e insieme sconfessa) la paura di essere trascinata e di trascinare sua figlia nei meccanismi della propria storia familiare (“l’abisso chiama l’abisso”). 

Avvolgente, convincente, mai scontata, la penna di Terranova ricostruisce, un po’ inventandola, un po’ documentandola, la figura della bisnonna Venera, nota in famiglia per essere stata, seppur brevemente, internata in manicomio alla fine degli anni ’20 del ‘900.

Apparizione insistente, sogno ricorrente, ombra lunga di follia e mutismo, Venera è percepita dalla nipote “come un […] doppio, un fantasma vivo”.

Complice la cultura plurisecolare della Sicilia, sua terra di provenienza, la donna diventa la protagonista di un vero e proprio dramma dal sapore antico, una tragedia greca, i cui personaggi si aggirano tra le pagine come su un palcoscenico, alcuni più importanti, come il granatiere e il dottore senza volto, altri in secondo piano o con il ruolo di comparse (il dottorino, la micidiale Dok, prime mogli, secondi mariti, nonne, suoceri, zie e parenti vari), sempre accompagnati dal coro della spietata Mitologia familiare.

Della storia della famiglia, il libro ripercorre alcuni eventi chiave, il più delle volte drammatici, spesso imprecisi, a volte sognati, altre volte arricchiti dall’immaginazione o dalla paura; ricorda le fatalità ricorrenti, le date significative, le cadute rovinose, affidandosi non al tradizionale albero genealogico, ma al cosiddetto genogramma: 

Nel saggio La sindrome degli antenati, Schützenberger analizza i messaggi trasmessi da una generazione all’altra attraverso il linguaggio più potente usato nelle famiglie: il non detto”

In questo libro di donne e di madri, di scrittrici e poetesse, Terranova tesse un “filo matrilineare”, concentrandosi dunque su figure prevalentemente femminili e chiamando in causa anche le co-madri,

le donne che si fanno madri l’una dell’altra”, che, con il loro aiuto (“una pratica di sguardo reciproco”) le hanno offerto un appoggio che Venera aveva, a suo tempo, rifiutato:

Venera non aveva co-madri, la Mitologia Familiare fa un vanto della sua solitudine: era riservata, non dava confidenza a nessuna, non si mescolava alle altre, le trovava volgari. Vedo in quell’isolamento il bozzolo della disperazione, la paura di contaminarsi e contaminare, il terrore di essere vista per com’era: vedo il confine dell’ossessione, e so che Venera lo ha oltrepassato”

Nella seconda parte dell’opera, tuttavia, il mito di Venera cambia fattezze, uscendo dalla dimensione del sogno ed assumendo una forma meno evanescente.

Il ritrovamento di alcuni documenti ufficiali redatti durante l’internamento (il ‘faldone’) trasformano il fantasma tragico della bisnonna in qualcosa di più simile a una persona e la concretezza dei riferimenti (anamnesi, sintomi, cure) spinge l’io narrante a sottoporre a una spietata verifica le informazioni non sempre coerenti che la Mitologia familiare le aveva fornito. 

E’ questo il momento in cui emerge anche l’importanza delle figure dei padri e in cui Terranova decide di non prendere più in considerazione il genogramma cui sino ad allora si era affidata:

“Anche il genogramma può interrompersi, per lasciare spazio al presente e non ramificare all’infinito.”

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Nadia Terranova


è un’autrice italiana. Si è distinta come una delle autrici più talentuose e apprezzate del panorama letterario italiano. Dopo la laurea in Filosofia e il dottorato in Storia, ha intrapreso un percorso creativo che spazia dai romanzi alla letteratura per ragazzi, ottenendo prestigiosi riconoscimenti sia in Italia che all’estero. Con il suo romanzo d’esordio, Gli anni al contrario (Einaudi, 2015), ha conquistato il pubblico e la critica, vincendo premi come il Bagutta Opera Prima e il Brancati, e affermandosi anche a livello internazionale. La sua consacrazione arriva con Addio fantasmi (Einaudi, 2018), finalista al Premio Strega e vincitore di numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio Alassio Centolibri e il Premio Martoglio. La scrittura di Nadia Terranova si distingue per la capacità di esplorare temi universali come la memoria, il lutto e il senso di appartenenza con rara sensibilità e profondità. Autrice eclettica, si è dedicata anche alla letteratura per ragazzi con titoli come Omero è stato qui (Bompiani, 2019) e il pluripremiato Il segreto (Mondadori, 2022), che le è valso il Premio Andersen.Tra gli altri titoli, Trema la notte (Einaudi, 2022),Quello che so di te (Guanda, 2025).

A cura di Elide Stagnetti 

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