Sinossi. Marina Di Guardo torna in libreria con un thriller psicologico serratissimo, che esplora una delle nostre più inconfessabili paure: e se chi ci sta accanto nascondesse terribili segreti?
Da quando la moglie Allegra è morta, precipitando da un dirupo affacciato sul lago di Como, Giacomo, imprenditore e titolare di un brand di gioielli, si trascina tra mattine grigie e pomeriggi interminabili, nell’attesa del momento in cui finalmente arriverà a casa e potrà chiudere fuori il mondo. Dopo essersi versato un bicchiere del whiskey preferito, il suo unico desiderio è passare la serata a riascoltare dalle casse dello stereo i vocali che la moglie gli ha mandato negli anni, e aggrappandosi a quella voce illudersi di averla ancora accanto. È proprio in una di quelle serate solitarie e intrise di malinconia che Giacomo, d’un tratto, coglie nella registrazione un dettaglio che prima gli era sempre sfuggito: in uno dei messaggi, per una frazione di secondo, dietro la voce di Allegra se ne distingue un’altra. Una voce che lui non conosce. Una voce che appartiene a un uomo. Divorato da un dubbio angosciante, Giacomo comincia a setacciare il computer della moglie, finendo per scoprire un segreto per lui inimmaginabile. Forse, la morte di Allegra potrebbe non essere stata una tragica fatalità.
QUELLO CHE TI NASCONDEVO
di Marina Di Guardo
Mondadori 2023
Thriller, pag.276
Recensione di Sabrina De Bastiani
In auto si concedette ancora qualche minuto per contemplare le foto appena scattate e scelse mentalmente le migliori.
Chiuse gli occhi e sospirò, non riuscendo a trattenere un’intensa sensazione di piacere.
Saranno perfette nel mio album dei ricordi.
Quando viene a mancare qualcosa di fondamentale nelle nostre vite, cosa possiamo fare per reagire alla perdita? Conservare quanto più possibile nella memoria, nel ricordo.
Che sia fatto di un’immagine, un profumo, il suono della voce registrata in un messaggio salvato nel telefono.
Esattamente quello che fa Giacomo, il protagonista del nuovo turbinoso e conturbante thriller di Marina Di Guardo, quando alla sera rientra a casa e, nel chiudersi la porta alla spalle, chiude allo stesso tempo il mondo fuori, per restare solo con lei, Allegra, la moglie morta in un incidente circa due anni prima.
Ascolta e riascolta i messaggi vocali che lei era solita lasciargli nel cellulare e la sente accanto. Una cosa di per sé dolcissima, se non fosse diventata una pantomima la sua vita, un feticcio sua moglie.
Ed ecco che irrompe la storia che Di Guardo, raffinata, profonda e sensibile regina del thriller psicologico, qui in uno dei suoi romanzi più ispirati, consegna al lettore con “Quello che ti nascondevo”.
Irrompe in una voce maschile, un appellativo affettuoso che l’orecchio di Giacomo coglie sullo sfondo di uno dei vocali che una sera ascolta.
Il freddo arrivò, spietato, implacabile, e nemmeno due coperte riuscirono a riscaldarlo.
Certo, le spiegazioni potrebbero essere molte, magari la voce in sottofondo non si rivolgeva nemmeno ad Allegra, che gli stava parlando da un luogo pubblico. Di sicuro non basta a minare la saldezza di un sentimento costruito in anni di vita condivisi.
Eppure il tarlo, quello sì, quello si insinua. Sottile, in principio, sempre più prepotente, via via che Giacomo, deciso a capire di più, ripercorre a ritroso i passi che lo riportano agli ultimi giorni di vita della moglie, agli ultimi mesi insieme.
A partire dal luogo dove lei si trovava quando gli mandò il fatidico messaggio.
Quello che succederà a Giacomo, quello che scoprirà, lo divorerete nelle pagine, ansiosi come lui di conoscere, di capire.
Quello che succede a noi, leggendo questa storia, posso invece provare ad anticiparvelo.
Perchè la paura, è vero, spesso e volentieri si scatena e proviene da un qualcosa di esterno, che non conosciamo, che fa presa sul nostro inconscio proprio perché non lo comprendiamo e non sappiamo dunque come difenderci. D’altronde la paura per eccellenza, quella del buio, è legata all’oscurità che ci impedisce di vedere.
Ma cosa dire delle paure che custodiamo esattamente dentro di noi? Che spesso identifichiamo come fragilità, debolezze?
Marina Di Guardo, in queste pagine tese allo spasimo, divoranti, intrise di inquietudine, ci mette di fronte esattamente a queste paure, non lontane, non ignote, ma così vicine da essere dentro di noi.
La paura dell’abbandono, dell’inganno, di non conoscere le persone accanto a noi.
Di aver amato incondizionatamente, fidandoci, qualcuno che ci ha mentito nel profondo.
E per questo il fiato lo perdiamo assieme a Giacomo, nelle pieghe delle sue scoperte, nei dubbi che diventano nostri, nell’agire, nel bisogno, assoluto e forsennato, di sapere.
Ognuno di noi riverbererà una parte di sé in lui e in ciascuna delle protagoniste femminili che si avvicendano nelle pagine, la rassicurante Elena, la seducente Sofia, l’intrepida Nadia, la sodale Virginia.
Tante donne che restituiscono a Giacomo un pezzo di Allegra, un’immagine di lei diversa da quella che ne aveva lui, dalla quale comunque, nonostante tutto, non riesce a prescindere, non riesce ad allontanarsi.
Eppure in questa ricerca della sua verità personale, che aprirà squarci impensabili in origine, che cambierà faccia più e più volte, svelando una catena di morti decisamente sospette e concretizzando pericoli decisamente reali, una cosa non mancherà mai, ed è decisamente il tratto che tra i tanti pregi della produzione letteraria di Di Guardo, della sua scrittura impeccabile, garbata ma tensiva, piena di personalità, ogni volta più mi incanta: il senso dell’umano, la pietas, nel suo significare attenzione e rispetto per l’altro.
E mi conquista particolarmente che un thriller ottimamente congegnato e implacabile, un page turner che permea il suo fulcro nella scoperta di segreti che un altro ci ha nascosto, ci lasci con la voglia di riscoprire la comprensione, estendere lo sguardo, distoglierlo da noi stessi per guardare meglio chi ci sta vicino con passione e compassione, nel significato migliore dei termini.
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Marina Di Guardo
di origini siciliane, ma cremonese di adozione ha lavorato molti anni nella moda prima di dedicarsi alla scrittura. Tra i suoi libri: L’inganno della seduzione (Nulla Die 2012), Non mi spezzi le ali (Nulla Die 2014), Bambole gemelle (Feltrinelli), Com’è giusto che sia (Mondadori 2017) e La memoria dei corpi (Mondadori 2019), Nella buona e nella cattiva sorte (Mondadori 2020), Dress code rosso sangue (Mondadori 2021).