A cura dell’autrice
Kate Ducci
La sesta uscita della rubrica ‘Real stories’ ha come protagonisti uno degli omicidi di carattere politico che più hanno commosso e sconvolto il Nord Europa, e Stieg Larsson, uno degli autori più amati in quella parte di continente, ma apprezzato e conosciuto in tutto il resto del mondo.
La particolarità del romanzo che abbiamo deciso di proporvi, approfondendo la storia che ne è il fulcro, sta nel fatto che Stieg Larsson era già morto da tempo quando è stato scritto, non è lui l’autore che ci ha regalato questo complesso e affascinante lavoro, ma nonostante ciò è come se avesse partecipato attivamente alla sua creazione, dando l’illusione al lettore di avere tra le mani un’opera postuma, qualcosa che l’abilissimo Jan Stocklassa abbia scritto in parte sotto dettatura, attingendo al materiale che Larsson ha raccolto in anni di indagini private.
Sinossi:
Il segreto più grande di Stieg Larsson è rimasto chiuso per un decennio in venti scatole abbandonate in un deposito. Nel 2004, la morte improvvisa del geniale autore svedese ha interrotto anche quella che doveva essere l’inchiesta della sua vita. Perché prima di essere un grande narratore, Larsson è stato un giornalista, un investigatore che aveva scelto i movimenti di estrema destra come cuore delle proprie ricerche e che – dalla sera dell’omicidio del primo ministro svedese Olof Palme, il 28 febbraio 1986 – iniziò a intuire un micidiale teorema di connessioni.
“Uno dei delitti più sconvolgenti di cui io abbia mai avuto l’ingrato compito di occuparmi” arrivò a dichiarare. Oggi il giornalista Jan Stocklassa, grazie al permesso esclusivo di aprire i venti scatoloni sigillati, riporta in vita l’ultima indagine di Larsson, un puzzle di affascinante complessità, il vero ultimo giallo dell’autore.
L’omicidio di Olof Palme fu un evento di portata internazionale; l’uomo che sfidò a viso aperto l’apartheid del Sudafrica fu ucciso mentre rientrava a casa con la moglie dal cinema. Stoccolma, la capitale della civilissima Svezia, si tinse di rosso e il nero della matrice politica del delitto impregnò le sue strade. Un intrigo che rimane alle fondamenta della trilogia Millennium.
Real Stories
Sven Olof Joachim Palme (Stoccolma 30 gennaio 1927 – Stoccolma, 1 marzo 1986) è stato un politico svedese, leader del Partito Socialdemocratico Svedese e primo Ministro della Svezia in carica al momento della sua morte per omicidio, durante un attentato nella tarda sera del 28 febbraio 1986.
Durante la sua carriera politica fu presidente del Partito Socialdemocratico dal 1969 al 1986, diverse volte ministro, primo ministro della Svezua dal 14 ottobre 1969 all’8 ottobre 1976, membro del parlamento dal 1976 al 1982 e poi di nuovo primo ministro dall’8 ottobre 1982 fino al giorno del suo assassinio, tuttora irrisolto, sebbene si sospetti il coinvolgimento di elementi dell’estrema destra. Gli succederà Ingvar Carlsson.
Pragmatico e deciso, Palme condusse una vita politica coraggiosa e rischiosa in chiave internazionale, opponendosi alla guerra in Vietnam, all’apartheid e alla proliferazione delle armi nucleari. Intrattenne buoni rapporti col blocco comunista (pur criticandone duramente il totalitarismo), con la Cuba di Fidel Castro e il Cile di Salvador Allende, manifestando una decisa opposizione diplomatica al governo dittatoriale di Augusto Pinochet, instauratosi nel paese sudamericano dopo la morte violenta di Allende durante il golpe del 1973 voluto dagli Stati Uniti, e con i paesi non allineati.
Fu nominato nel 1986 come mediatore dell’ONU nella guerra Iran – Iraq. Venne candidato anche alla carica di Segretario generale delle Nazioni Unite, fu vicepresidente dell’Internazionale Socialista, e favorì l’integrazione europea. In politica interna contribuì alla crescita e al rafforzamento della socialdemocrazia di tipo nordico (modello svedese), propugnando l’avvento di un tipo di economia pianificata in un contesto di socialismo democratico, cogestione delle grandi imprese e sindacalismo.
Olof Palme morì assassinato nel 1986. L’omicidio, il primo del genere nella storia della Svezia moderna, fu un grande trauma nazionale e politico; avvenne nel pieno centro di Stoccolma, in via Sveavägen, la sera del 28 febbraio 1986, mentre Palme stava rientrando a casa insieme alla moglie Lisbeth dopo essere stato al cinema. Alle ore 23:21, un uomo nascosto nell’ombra, gli sparò due colpi di 357 Magnum alla schiena, mentre gridava imprecazioni contro di lui.
La morte di Palme fu dichiarata ufficialmente il 1º marzo, sei minuti dopo la mezzanotte, per effetto di un solo colpo. La moglie fu ferita dal colpo andato a vuoto, ma di striscio e senza gravi conseguenze.
Quel giorno Palme era apparso preoccupato e nervoso dopo alcuni colloqui diplomatici, ma aveva congedato la scorta. Poco prima, aveva concesso la sua ultima intervista, uscita postuma e intitolata ‘Siamo tutti in pericolo’.
La salma di Palme è sepolta nel cimitero della chiesa di Adolf Fredrik a Stoccolma, mentre una targa commemorativa è stata apposta nel punto esatto in cui cadde il suo corpo dopo gli spari.
“È la prima volta nella storia, io credo, che un capo di governo viene assassinato senza che si abbia la minima idea dell’identità del suo assassino”
Con queste parole, scritte nel 1986, Stieg Larsson affrontava l’omicidio appena avvenuto del primo ministro svedese e tentava di fare luce negli angoli oscuri di una vicenda che sembrava essere senza soluzione, con molti potenziali moventi, altrettanti potenziali colpevoli, ma nessuno che potesse essere incriminato senza ombra di dubbio.
All’epoca, Stieg Larsson lavorava ancora per l’agenzia Tidningarnas, ma era già attivamente impegnato nella lotta contro gli estremismi di destra. In anni di indagini e ricerche minuziose, aveva costruito una fitta rete di contatti, nazionali ed esteri, a cui rivolgersi anche in un momento così delicato della storia politica del proprio paese.
Queste ricerche minuziose, che andarono avanti e si intensificarono dopo l’omicidio di Olof Palme, saranno alla base della saga ‘Millennium’ e, dopo la morte dell’autore, lasceranno una documentazione ampia e dettagliata per aiutare a venire a capo di un omicidio che sembrava non avere una soluzione individuabile, ma che, in realtà, come Jan Stocklassa ha potuto verificare, non era stato affrontato con il giusto impegno e le capacità investigative che Larsson, abilissimo giornalista d’inchiesta, possedeva in dote.
In relazione all’omicidio di Olof Palme, Larsson aveva scritto un memorandum di sette apgine, inviato al caporedattore di Searchlinght.
Proprio quel memorandum, più di trent’anni dopo, è diventato la base da cui Jan Stocklassa, diplomatico e giornalista svedese, è partito per tentare di arrivare a una soluzione a cui, l’autore ne era certo, Stieg Larsson sarebbe approdato se la morte prematura non gli avesse impedito di portare avanti un lavoro minuzioso, che stava facendo chiarezza laddove gli investigatori brancolavano nel buio.
Così, Jan Stocklassa ha convinto Daniel Poohl, caporedattore di Expo, a mostrargli la ricca documentazione raccolta da Larsson e custodita in un archivio.
La pista tracciata da Larsson lo ha portato ad approfondire, indagare, intervistare e viaggiare molto, depennando alcuni sospettati dalla lista dei potenziali colpevoli e concentrandosi su altri, gli stessi che Larsson aveva indicato, gli stessi che gli inquirenti avevano a malapena considerato, ritenendo le prove insufficienti per poterli mettere davanti a responsabilità innegabili.
Romanzo complesso, ma scorrevole, unico nel suo genere, scritto da uno straordinario giornalista d’inchiesta, a braccetto con un giornalista altrettanto bravo, ma ormai scomparso, il cui lavoro impeccabile ha permesso, trent’anni dopo, di potere riprendere in mano un’inchiesta altrimenti destinata a rappresentare un caso irrisolto e mai più risolvibile.
Un lavoro che fa riflettere su quanto capacità e determinazione possano arrivare laddove nemmeno gli inquirenti siano riusciti ad arrivare, su quanto l’arte di sapere scrivere in modo chiaro e organizzato possa costituire un dono non solo a livello personale ma per l’intera umanità.
Il lavoro svolto da Stieg Larsson per il piacere personale di comprendere, ha un valore inestimabile, che pone gli investigatori davanti a colpe gravi legate a una negligenza imperdonabile.
Ma non solo. Pur non potendo sapere se la mancata soluzione dell’omicidio di Olof Palme sia dovuta alla volontà di ignorare informazioni in parte abbordabili, o a una vera e propria incapacità investigativa degli inquirenti, adesso che Jan Stocklassa ha ricostruito l’intera vicenda tracciando una pista facilmente percorribile, il governo svedese non ha più scusanti.
Olof Palme merita una giustizia che può ottenere, così come lo meritano la Svezia e il resto del mondo, i cui equilibri politici sono in parte stati stravolti dalla scomparsa di un ministro che non aveva paura di portare alla luce realtà scomode, di mostrarle all’opinione pubblica e combattere affinché razzismo e corruzione non prendessero campo in un paese all’apparenza pulito e onesto.
Mentre la prima parte del libro è un fedele riassunto del lavoro svolto da Larsson, ricostruito con un ordine cronologico e spiegato al lettore in modo comprensibile, a proposito della seconda parte, Jan Stocklassa scrive:
“La seconda parte del libro descrive sostanzialmente le indagini che ho condotto di persona, arrivando laddove la polizia non era riuscita”, per sottolineare ancora una volta quanto il lavoro di squadra, possibile solo grazie a un ottimo archivio lasciato in dono, sia stato possibile solo perché due persone che hanno fatto della scrittura un mestiere si sono incontrate senza incontrarsi, a distanza di trent’anni, unite da due elementi fondamentali: la passione per un mestiere e l’abitudine a svolgerlo prendendo appunti, lasciando tracce comprensibili.
Sempre a proposito del romanzo, Stocklassa spiega che il libro non pretende di fornire un quadro completo dell’omicidio e dell’indagine, si concentra sulle piste e le teorie esposte da Larsson e su quelle a cui sono approdate le sue ricerche personali. In definitiva, Stocklassa non indica un colpevole certo, ma scrive un libro facilmente accessibile su un argomento difficile.
Se più persone ora comprendono il motivo per cui il caso Palme è ancora irrisolto, o il modo in cui potrebbe facilmente venire risolto, Stocklassa e Larsson avranno raggiunto il loro obiettivo.
Per fare ciò, è stato sufficiente fare un uso corretto del materiale a disposizione.
Restano ancora molte domande sospese, alcune forse destinate a non ottenere risposta, ma una su tutte si fa sentire adesso, forte e chiara: cosa hanno intenzione di fare gli inquirenti adesso che non ci sono più scuse credibili per ritenere chiusa un’indagine che può portare a una facile soluzione?
La Svezia e il mondo intero la stanno aspettando, affinché il messaggio che al governo di uno stato civile stia a cuore proteggere chi combatte, e a volte muore, per difendere democrazia e giustizia, continui a essere credibile, trovi nuove gambe su cui camminare, possa essere legato alla memoria di un uomo coraggioso, che ha perso la vita ma ha ottenuto giustizia.
A cura di
Kate Ducci (Radix)
Kate Ducci (Radix) è autrice dei thriller “Le conseguenze” “Le apparenze” e “Le identità” e dell’antologia “La verità è una bugia”, una raccolta di quattro racconti di generi che spaziano dal thriller al fantastico.
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