Georges Simenon
Traduttore: Maria Laura Vanorio
Editore: Adelphi
Genere: Reportage
Pagine: 186
Anno edizione: 2024
Sinossi. Nella primavera del 1928 Georges Simenon (che ha appena compiuto venticinque anni e ne ha già abbastanza della vita mondana che conduce a Parigi) si compra una piccola barca, la Ginette (lunga quattro metri e larga poco più di uno e mezzo), e parte, in compagnia della moglie Tigy, della domestica (e ben presto amante) Boule e del cane Olaf (un danese sui sessanta chili), per un viaggio attraverso i fiumi e i canali della Francia che durerà ben sei mesi: durante i quali gli capiterà di dormire sotto una pioggia sferzante, o di sguazzare nel fango, o di cercare di arrivare davanti alle chiuse prima delle grandi chiatte tirate dai cavalli, o di manovrare tra rocce a pelo d’acqua… Tre anni dopo, il settimanale «Vu» gli commissionerà quello che diventerà il suo primo reportage: insieme a un giovane fotografo di origine ceca, Hans Oplatka, Simenon ripercorrerà, in macchina questa volta, la «vera Francia», e tornerà a casa con un bottino di duecento fotografie. Solo una decina illustreranno, su «Vu», il racconto dell’esaltante navigazione a bordo della Ginette, ma in questo volume il lettore ne troverà molte di più; e scoprirà che senza quell’«avventura tra due sponde» non esisterebbero romanzi come Il cavallante della «Providence», La balera da due soldi, La chiusa n. 1 – per non parlare di tutte le locande in riva a un fiume dove il commissario Maigret, nel corso di un’inchiesta, va talvolta a trascorrere un paio di giorni, occasionalmente in compagnia della sua signora, fingendo a malapena di essere lì per rilassarsi.
Recensione di Salvatore Argiolas
Georges Simenon è stato una perfetta macchina narrativa, nato per scrivere, avendo cominciato a sedici anni come giornalista alla “Gazete de Liège” dove si occupava di cronaca nera e curava una singolare rubrica dedicata ai cani.
Durante la sua vita Simenon ha scritto tantissimo, ovunque gli capitasse, e i primi romanzi con il commissario Maigret li mise nero su bianco, tra il 1929 e il 1930, a bordo del cutter Ostrogoth durante la navigazione tra Paesi Bassi e Francia.
Già precedentemente lo scrittore belga aveva vissuto a bordo di una chiatta, la Ginette, assieme alla moglie Régine, la cameriera Boule, il cane danese Olaf, un colosso di ottanta centimetri di altezza al garrese e dal peso di sessanta chili, dove ebbe modo di affrancarsi da un impiego di scarso prestigio e di conoscere il Paese che l’aveva accolto. “Mi venne voglia di conoscere la Francia. Spostandomi in treno da una città all’altra non avrei visto granché. D’altra parte non ero nessuno, facevo la fame, ero pagato malissimo. L’acquisto di un’auto era fuori discussione. Comprai d’occasione una barca di cinque metri, la Ginette. Una tenda, due materassi, un piccolo quadrato a poppa per la macchina da scrivere e le pentole: per vivere c’è pur bisogno di un minimo di cose.”
Il viaggio sulla Ginette ha ispirato diversi reportage poi raccolti nel libro “Una Francia sconosciuta”, dove Simenon racconta la poesia della Francia profonda, molto lontana dalle città e dagli ambienti dell’élite parigina che aveva frequentato in precedenza e poesia è un termine che usa spesso per descrivere il suo bisogno di conoscenza e di scoperta del territorio provinciale.
“L‘acqua, che sia del mare, di un canale o di un fiume, richiese innanzitutto uno sforzo. E in queto sforzo per comprenderla, per dominarla, io vedo tutta la sua poesia.”
“La vera poesia di un fiume o di un canale sta proprio nelle chiuse.”
Questo viaggio consentì al creatore del commissario Maigret di conoscere a fondo sia uomini e donne, ambienti e peculiarità che inserì nei suoi romanzi, dove la descrizione della natura è esemplare ed efficace e la varietà delle tematiche è anche il prodotto dei suoi spostamenti nei corsi d’acqua francesi che considera le vene e le arterie del Paese.
I percorsi in barca ebbero anche un altro risultato decisamente notevole in quanto l’idea di un romanzo con il commissario Maigret nacque nel 1929 a Delfzijl nei Paesi Bassi nel 1929 dove l’Ostrogoth era in riparazione, mentre si dedicata alla canonica sessione di scrittura.
“Dopo un’ora cominciavo a veder disegnarsi la massa possente e impassibile di un signore che, mi pareva sarebbe stato un commissario accettabile. Durante la giornata aggiunsi al personaggio qualche accessorio: una pipa, una bombetta, un soprabito pesante col colletto di velluto. E, visto che nella mia chiatta c’era un freddo umido, gli concessi nel suo ufficio una vecchia stufa di ghisa”.
Qui nasce il romanzo “Pietr il lettone”, primo della serie “ufficiale” di Maigret.
Nei romanzi della serie Maigret si nota con particolare evidenza la conoscenza approfondita che Simenon ha acquisito di canali, chiatte, chiuse e ambienti fluviali, testimoniata anche da titoli come “Il cavallante della Providence”, “La chiusa n. 1” e “Il porto delle nebbie”.
Come Diogene, anche Simenon cercava l’uomo e come afferma, “Arrivato a Parigi, continuavo a cercare di conoscere l’uomo. Per trovarlo, bisognava che conoscessi la Francia.”. La Francia “ dei canali e dei fiumi non aveva niente di raffinato. Non c’erano pompe di benzina ma pompe di vino. A Narbona per pochi spiccioli mi riempivano la damigiana di un buon rosso. Era la Francia sorridente, familiare e piena di risorse.”
La scrittura, come in tutti i suoi romanzi, sia in quelli con Maigret e sia in quelli definiti “duri” è semplice, lineare, diretta e con poche parole definisce ambientazioni e stati d’animo: “L’aria è caramellata dal sole. File di cipressi accentuano l’immobilità del paesaggio. E su tutte le barche ancora botti e botti di vino pesante.”
“Una Francia sconosciuta” si compone di diversi reportage, alcuni scritti qualche anno dopo le avventure sui fiumi e sui canali del paese d’adozione e uno, l’ultimo “La Francia sorridente” fu pubblicato nel 1977 ed è completato e arricchito da 63 immagini che raffigurano la vita sui canali attraverso gli scatti del fotografo Hans Oplatka che assieme a Simenon andò in giro per corsi d’acqua e chiuse per illustrare la Francia profonda e nascosta raccontata nei primi articoli attraverso i quali lo scrittore di Liegi, oltre che la nazione che l’accolse a braccia aperte voleva anche conoscere sé stesso.
Acquista su Amazon.it:
Georges Simenon
Georges Simenon: 1903, Liegi (Belgio) è stato un romanziere francese di origine belga. La sua vastissima produzione (circa 500 romanzi) occupa un posto di primo piano nella narrativa europea, confermando il ruolo di Simenon, uno scrittore destinato a incidere sul suo tempo, a suggestionare molti altri autori, ad appassionare milioni di lettori. Grande importanza ha poi all’interno del genere poliziesco, grazie soprattutto al celebre personaggio del commissario Maigret. La tiratura complessiva delle sue opere, tradotte in oltre cinquanta lingue e pubblicate in più di quaranta paesi, supera i settecento milioni di copie. Secondo l’Index Translationum, un database curato dall’UNESCO, Georges Simenon è il quindicesimo autore più tradotto di sempre. Grande lettore fin da ragazzo in particolare di Dumas, Dickens, Balzac, Stendhal, Conrad e Stevenson, e dei classici. Nel 1919 entra come cronista alla «Gazette de Liège», dove rimane per oltre tre anni firmando con lo pseudonimo di Georges Sim. Contemporaneamente collabora con altre riviste e all’età di diciotto anni pubblica il suo primo romanzo. Dopo la morte del padre, nel 1922, si trasferisce a Parigi dove inizia a scrivere utilizzando vari pseudonimi; già nel 1923 collabora con una serie di riviste pubblicando racconti settimanali: la sua produzione è notevole e nell’arco di 3 anni scrive oltre 750 racconti. Intraprende poi la strada del romanzo popolare e tra il 1925 e il 1930 pubblica oltre 170 romanzi sotto vari pseudonimi e con vari editori: anni di apprendistato prima di dedicarsi a una letteratura di maggior impegno.