Giorgio Montefoschi
Editore: La Nave di Teseo
Genere: Narrativa
Pagine: 320
Anno edizione: 2024

Sinossi. Pietro, uno scrittore sessantaseienne, è sempre più convinto di non pubblicare il romanzo che gli è costato due anni di lavoro. A niente sembrano servire le suppliche di Mario, suo storico editore nonché amico di una vita. Pietro ha una relazione stabile con Sabina, un architetto più giovane di lui di oltre dieci anni con una figlia ventenne, Annalisa, con cui ha un rapporto affettuoso e paterno. La sua vita e le sue abitudini, però, saranno stravolte dall’arrivo di Paola, la giovane editor che Mario mette a disposizione dell’amico per convincerlo finalmente a pubblicare la sua opera e che rimescolerà tutte le carte in gioco tra Pietro, Sabina e Mario. Sullo sfondo l’eterna Roma, tra scorci idilliaci, vissuto quotidiano e il fascino in equilibrio tra malinconia e desiderio che solo lei sa esprimere. Con la precisione e il realismo lirico a cui ci ha abituato, Giorgio Montefoschi riesce a raccontare rapporti, sentimenti e spaccati di vita quotidiana attraverso sussurri, non detti, incontri fugaci che costellano il lento ma inesorabile scorrere del tempo.
Recensione
di
Loredana Gasparri
Leggere questo libro è come immergersi in un gigantesco gomitolo morbido, fatto di emozioni, parole, musica, silenzi, rumori naturali, tutti intrecciati insieme dalla luce del giorno in tutte le sfumature che attraversa dall’alba, al tramonto, in estate e in inverno.
Non è un libro psichedelico, ma è un viaggio in una storia d’amore complessa e sfumata. I dialoghi sono brevi, le parole cadono nei silenzi dopo poche battute, e quei silenzi si fanno gesti, sguardi che sfuggono, oggetti che improvvisamente diventano la parte più importante della narrazione, pur restando nella loro marginalità.
Non sono in grado di spiegare come faccia l’autore a raggiungere quell’effetto, ‘semplicemente’ (è proprio il caso di dire: è una parola!) infilando le parole l’una dentro l’altra come fibre di una corda.
A fare da sfondo infinito, Roma. Tre vie principali, che ospitano le case dei protagonisti principali, via dei Gracchi, via dei Giubbonari, viale Bruno Buozzi. Villa Borghese, che emerge ogni tanto. I negozi di quartiere. Gli edifici, i ristoranti. In questo libro, forse unico nel suo genere, si riesce a vivere la città descritta nelle pagine come facciamo con quelle reali in cui abitiamo.
E di nuovo, non saprei descrivere come fa l’autore, ma immagino senza troppa fantasia che questo è il talento, che così funziona il talento, e soprattutto il desiderio di raccontare una storia semplice e complessa come sono le vite umane.
Spiccano tre personaggi principali. Pietro, uno scrittore di successo che non vuole pubblicare il suo ultimo romanzo. Mario, suo amico nonché editore dall’eternità, che insiste che il suo libro veda finalmente la luce. Paola, giovane editor decisa e in gamba, che Mario ‘sguinzaglia’ dietro Pietro affinché lo convinca.
Subito accanto a questi tre nomi, Sabina, partner stabile di Pietro e sua figlia Annalisa. Tonia, moglie paziente e instancabile di Mario. Lorenzo, ex marito ingombrante di Paola, che non pronuncia una parola, e che attraversa lo sfondo, ma non permette che nessuno lo ignori troppo a lungo.
La situazione non è nuova, e i cosiddetti ‘triangoli’ amorosi riempiono biblioteche intere di tutti i paesi, di tutte le lingue, e di tutte le epoche.
In questo libro, però, indossa un abito nuovo. Grazie a quel gomitolo morbido di cui parlavo all’inizio, viviamo ogni parola come se la vedessimo realizzarsi davanti ai nostri occhi. Niente gesti eclatanti, atmosfere epiche, o musiche tempestose.
I sussurri e le luci della quotidianità, i resti di pranzi e cene nei piatti, il profumo di sacchetti di pane e di biscotti preparati in pasticceria, le telefonate rifiutate, i messaggi sibillini, i silenzi che ingoiano parole troppo deboli da pronunciare. Passeggiate rilassanti, dubbi corrosivi, concerti, libri acquistati o riletti.
Più che una Toccata e Fuga di Bach, questo libro evoca Pazza idea di Patty Pravo.
Ed effettivamente, se lo ascoltaste prima di leggere il libro, e poi quando lo avete finito, avete già una recensione perfetta, che risponde a tutte le vostre domande.
Non cercate il gesto epico o tormentato, la litigata furiosa, la passione travolgente o proibita, il cuore lacerato dai tradimenti e dal dolore, in questo libro.
Troverete invece la poesia e anche la banalità dei gesti quotidiani, l’emozione che scaturisce da uno sguardo o dal silenzio. Leggetelo se avete bisogno di calmare e nutrire l’anima con una storia che potrebbe essere realmente vostra, o che magari… lo è.
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Giorgio Montefoschi
(1946), giornalista e scrittore, è autore di numerosi romanzi. Laureato in Lettere con una tesi su Menzogna e sortilegio di Elsa Morante, è collaboratore del “Corriere della Sera”. Tra i suoi libri ricordiamo: Ginevra (1974), La casa del padre (1994, Premio Strega), Il segreto dell’estrema felicità (Rizzoli 2001), La sposa (Rizzoli 2003), L’idea di perderti (Rizzoli 2006), Le due ragazze con gli occhi verdi (Rizzoli 2009), Eva (Rizzoli 2011), La fragile bellezza del giorno (Bompiani 2014), Il buio dell’India (Guanda 2016), Il museo africano (La Nave di Teseo 2019).
A cura di Loredana Gasparri