Nella giornata di Giovedì 20 Aprile, noi di Thrillernord abbiamo avuto modo di partecipare a un bellissimo incontro organizzato dalla casa editrice Corbaccio nella sua sede di Via Parini a Milano.
Protagonista di questa particolare conferenza, il celebre scrittore tedesco Wulf Dorn, in Italia per presentare il suo ultimo romanzo, “Gli eredi”, pubblicato nel nostro paese pochi giorni fa, il 18 Aprile, in anteprima mondiale.
All’incontro erano presenti diverse persone dell’ambiente che, in grande o in piccolo, scrivono di libri, collaborando con siti di letteratura oppure pubblicando sui loro blog personali. Dorn − affiancato anche questa volta dalla bravissima e gentilissima traduttrice Francesca Ilardi, che ormai lo segue da molti anni − si è da subito dimostrato incredibilmente grato dell’interesse e del lavoro che noi blogger facciamo ogni giorno.
Una cosa è leggere un libro, un’altra è parlarne, crearne delle discussioni e coinvolgere altre persone a prenderlo tra le mani.
“È molto importante quello che fate per me e per i miei libri e io ve ne sono riconoscente”.
Modestia, simpatia e disponibilità, sono queste le sensazioni che suscita fin dai primi minuti questo scrittore: eccentrico e scioccante su carta e assolutamente irresistibile di persona. La sua personalità “alla mano” ha messo tutti a proprio agio, permettendo così di chiacchierare serenamente e svelare alcuni aspetti cruciali della sua ultima creazione.
“Die Kinder” (“I bambini”), che Corbaccio ha scelto di pubblicare in Italia con il titolo “Gli eredi”, è il settimo romanzo di uno scrittore che ha sempre impressionato per i suoi famosissimi psico thriller, a partire dal suo primissimo successo, “La psichiatra” (2009), per arrivare a “Incubo”, uscito lo scorso anno. Con “Gli eredi”, Dorn riesce a sconvolgere ancora di più noi lettori, proponendo un romanzo ben diverso da ciò a cui siamo abituati: un horror! Crudo, inquietante, feroce e un po’ surreale; anche se è proprio dalla realtà che questo romanzo prende spunto.
Il genere horror non mi è completamente estraneo, infatti i miei primi racconti sono proprio di questo genere. Tra le tante fonti di ispirazione nella creazione de “Gli eredi” voglio ricordare, innanzi tutto, una serie di fotografie di Ann-Sofie Kesteleyn, la fotografa belga che ho voluto citare nella mia prefazione.
In una di queste fotografie si vede una bambina sorridente, che impugna con orgoglio un piccolo fucile rosa su cui è impressa l’immagine di Hello Kitty.
È un’immagine inquietante, che mi ha fatto molto riflettere e ha suscitato in me alcune domande:
Che cosa stiamo facendo del mondo in cui viviamo?
Che cosa stiamo lasciando alle generazioni future?
Quale reazione possono avere i bambini al nostro modo di risolvere i problemi, un modo così carico di violenza, anche a livello politico?
Continuando in questa serie di pensieri, sono arrivato a chiedermi cosa faranno le prossime generazioni; faranno la stessa cosa che stiamo facendo noi?
Partendo da questo, ho fatto molte ricerche che mi hanno portato anche a leggere i rapporti annuali dell’Unicef. Sembra terribile da dire, ma i fatti che ho voluto inserire nel libro sono solo la minima parte delle atrocità che i bambini subiscono ogni giorno nel mondo. Ciò mi ha fatto capire che, certe volte, la realtà è il peggior horror che si possa mai creare”
Quando la storia de “Gli eredi” viene definita una ‘favola nera’, Dorn ammette che è davvero così, ma chiarisce di non aver voluto dare una ‘morale’, come nelle classiche favole: “Il mio obiettivo non è quello di dare una sentenza o un insegnamento. Voglio che ogni lettore, leggendo questo libro, possa trarne la propria personale lezione, magari trovare anche una soluzione, dando il proprio finale alla storia.
Ogni lettore deve chiedersi: cosa sto facendo io?
Cosa potrei fare di diverso?”.
Particolarmente importante nel libro, è la differenza di mentalità e comportamento tra gli adulti e i bambini. Ricollegandosi al suo lavoro a stretto contatto con la mente umana (Dorn è un logopedista per la riabilitazione del linguaggio in pazienti psichiatrici, ndr), l’autore ci spiega:
“Se io chiedo a voi che siete qui di fronte a me di dirmi cos’è una cosa piccola, verde e triangolare, voi ci metterete molto a rispondermi e mi darete molte risposte diverse, tutte ricche di fantasia; se invece faccio la stessa domanda a dei bambini, la risposta è immediata: un triangolino verde. I bambini hanno un modo decisamente diverso di pensare rispetto a noi adulti: più semplice, più istintivo. Proprio per questo, nel libro riescono a capire come agire; imitano il comportamento degli animali, che si uniscono in branco per sconfiggere un nemico. Gli adulti non sarebbero in grado di farlo, perché troppo distanti da quella parte originaria di noi, quella parte istintiva, quel ‘triangolino verde’”
Nel romanzo è fondamentale la figura di Laura Schrader, il personaggio che più si avvicina al ruolo di protagonista. Dice l’autore “A mio avviso, Laura rappresenta proprio il simbolo della nostra società. Io ovviamente posso parlare solamente della società in cui vivo, e mi rendo conto che la maggior parte delle persone intorno a me pensa esclusivamente al proprio interesse personale. Esattamente su questo, in Germania, qualche tempo fa, è stato fatto uno studio che prendeva in esame i testi delle canzoni scritte negli ultimi decenni. In questo studio, si concentrava l’attenzione su tre parole: tu, io, noi. È stato verificato che la parola che appare con più frequenza in queste canzoni è ‘io’.
Siamo una società puramente egocentrica, pensiamo principalmente alla nostra carriera, al nostro benessere e molto poco a quello che succede intorno a noi e, soprattutto, a ciò che succederà poi, a ciò che accadrà nel futuro. Laura, attraverso la gravidanza, la cosa che più di tutte spinge a pensare al futuro, si interroga su cosa accadrà e, all’improvviso, apre gli occhi su tutto ciò che avviene nel mondo. Ognuno di noi dovrebbe farlo, prima o poi; dovrebbe arrivare a chiedersi quale sia il suo vero ruolo nel mondo. Ed è questo il mio vero intento con questo libro, dare ai lettori il modo di fermarsi a pensare a qual è il peso della loro esistenza, a qual è il futuro di questo mondo.”
Le emozioni che i libri di Wulf Dorn trasmettono al lettore sono sempre molto forti e “Gli eredi” non è certo da meno. È apparso, quindi, logico chiedere all’autore quali sono le sensazioni che prova quando scrive romanzi del genere.
“Penso sia fondamentale − risponde − che anche l’autore provi le emozioni che vuole esprimere nel romanzo, perché solo se provi in prima persona la paura puoi davvero riuscire a trasmetterla attraverso ciò che scrivi”.
Impossibile frenare la curiosità su un’eventuale prossima pubblicazione… Dorn ha ammesso di avere già pronta una storia:
“Non so dire precisamente quando uscirà, forse nel corso del prossimo anno. In Germania lavoro con due diverse case editrici e in una di queste stanno avvenendo dei cambiamenti di personale, per cui non so determinare con certezza l’uscita. Non è da escludere, magari, che venga pubblicato ancor prima qui in Italia”.
A cura di Simona Vallasciani
Ultimo libro di Wulf Dorn pubblicato in Italia:
Robert Winter è uno psicologo. Interpellato per una consulenza da un detective che segue un’indagine, si trova di fronte al suo caso più difficile. La paziente è una donna traumatizzata, unica sopravvissuta a un evento misterioso avvenuto in un paesino di montagna. Ma si tratta veramente di una testimone o la verità è molto diversa? Perché nel bagagliaio della sua macchina la polizia ha fatto una scoperta terribile. La donna sembra impazzita, la storia che racconta sembra uscita dai peggiori incubi di uno psicopatico…