Tre voci per un giallo: sono quelle di Margherita Oggero, Valerio Varesi e Pierluigi Porazzi, che domenica 25 febbraio alle 17.30 nella sala consiliare di piazza Mauceri 12 chiuderanno la Settimana Gialla promossa dal Comune di Venegono Superiore (Va). Una vera e propria tavola rotonda sul genere che sarà preceduta, alle 16, da una vera e propria “chicca”: la creazione in diretta e dal vivo di una colonna sonora per il film muto di Alfred Hitchcock “The lodger” presentata, creata ed eseguita dalla pianista Francesca Badalini e dal percussionista Emanuele Cedrosa.
INTERVISTA
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Margherita Oggero, Valerio Varesi e Pierluigi Porazzi
Un piccolo “assaggio” della giornata è offerto qui di protagonisti del confronto, tre fra i maggiori autori di gialli italiani: sei domande uguali per tutti per un primo confronto dalle pagine di Thrillernord.
1) Perché avete scelto di scrivere proprio gialli?
Margherita Oggero: ho iniziato dal romanzo giallo innanzitutto perché i gialli mi sono sempre piaciuti, anche quando erano considerati solo letteratura cosiddetta “da treno”, cioè che leggi in treno e poi puoi dimenticarti. Ma anche perché non mi ero mai cimentata nella narrativa e ho sempre ritenuto, e ritengo ancora, che il giallo sia più facile, perché ti impedisce di parlare di te, o almeno lo rende più difficile. Ed è più facile anche perché ha dei binari, dei dati che sono già “dati”: un crimine, possibilmente di sangue, un’indagine, un colpevole, elementi da cui non si può prescindere.
Valerio Varesi: i miei primi romanzi sono stati gialli perché con il mio mestiere di giornalista ho trovato un fatto di cronaca particolarmente interessante, l’avevo seguito sul giornale, ho pensato di scriverlo in un unico blocco come un libro e poi perché credo che il giallo sia molto capace di raccontare l’attualità.
Pierluigi Porazzi: perché il giallo e il noir si adattano molto bene a raccontare la società, non solo i delitti. E anche perché sono appassionato, anche come lettore, al genere.
2) Com’è nato il vostro personaggio principale, o i vostri personaggi seriali?
Margherita Oggero: ho pensato a una prof perché allora non era un trend ancora così diffuso. E mi è venuto in mente di far partecipare alle indagini un poliziotto, che alla soluzione ci arriva per vie certe, per possibilità permesse dalla sua professione, e un’estranea con intuizioni psicologiche più, per così dire, “spicciole”, che ci arriva per altre vie. E anche perché conosco il mondo delle prof meglio che non per esempio quello dei barcaioli, e dunque posso raccontarlo.
Valerio Varesi: volevo un personaggio vicino a me, che la pensasse più o meno come me e che fosse un personaggio pacato e non il classico poliziotto irruente e sono partito da un modello vero, da un poliziotto vero con cui ho lavorato quando ero a Parma alla redazione della Gazzetta: sulla base di quella persona ho costruito Soneri
Pierluigi Porazzi: il detective protagonista, Alex Nero, è nato in maniera funzionale alla trama del libro, volevo un personaggio che potesse essere coinvolto, nel primo romanzo, anche come indiziato, volevo giocare sull’ambiguità. Il Teschio invece è nato sull’idea di un serial killer che cambia il metodo mascherando i suoi delitti come se fossero di altri colpevoli. E poi è arrivato l’antagonista, che è diventato comprimario…
3) Voi ambientate geograficamente in maniera precisa i vostri gialli, Margherita Oggero a Torino, Valerio Varesi a Parma, Pierluigi Porazzi a Udine. Quando è secondo voi importante la territorialità nel giallo e in particolare nei vostri gialli?
Margherita Oggero: per me è molto importante. Non credo lo sia per tutti, ma per me sì, è un modo di descrivere una certa città diversa da altre. Gli Americani a volte si inventano città ex novo anche se poi tutto è molto conseguente: io sono un po’ pigra, ho preferito prendere una città che c’era già bella e pronta. E a Torino ci vivo, dunque la conosco molto meglio di altre.
Valerio Varesi: è molto importante, perché comunque, al di là dei miei scenari, secondo me un giallo racconta l’italia: gli stranieri sono molto affascinati da questa capacità che ha il giallo di raccontare pezzi del Paese. Per me il paesaggio, lo scenario in cui ambiento le storie è un personaggio importante delle storie stesse, entra dentro le pagine, è qualcosa che vi appartiene. Anche Soneri è una persona che appartiene fortemente a quel territorio.
Pierluigi Porazzi: il territorio per me è importante anche se non centrale: nei miei romanzi c’è Udine e le sue abitudini anche se le trame potrebbero svolgersi ovunque, non sono legate al territorio. Io ho sempre pensato di dare un taglio di universalità alle vicende, che potrebbero svolgersi ovunque.
4) Ma il giallo italiano che cos’ha ancora da dire o da dare?
Margherita Oggero: secondo me ha da dare le stesse cose che nelle altre nazioni. Conquista una vasta fascia di pubblico. Forse il genere in Italia in linea di massima è più consolatorio rispetto per esempio ai nordici: sono libri dove la giustizia, alla fine, trionfa.
Valerio Varesi: racconta un paese in cui alcuni misteri sono frequenti, ha la capacità di entrare in casi di cronaca e, al di là che i giornali possano averli raccontati, può andare più in profondità, estrarre un senso da alcune storie di cronaca. In questo credo che il giallo sia molto efficace. In altre parole, è un romanzo che si occupa della realtà, del nostro malessere del nostro vivere, di quello che accade, chiedendosi anche il perché accadono certe cose.
Pierluigi Porazzi: secondo me è un genere che dà sempre molto, che si aggiorna con il mutare della società, che segue la società e il costume. Con, oggi, anche una contaminazione tra thriller e noir che tende a raccontare la società contemporanea.
5) Margherita Oggero e Valerio Varesi, voi siete partiti dal giallo e poi avete scritto altro; Pierluigi Porazzi, lei è partito da racconti che non sono gialli per arrivare al romanzo noir. Perché questo cimentarvi con altro?
Margherita Oggero: ho scritto cinque libri con protagonista la prof e poi i soggetti per le serie tv e ho sentito il desiderio di staccarmi dal giallo e provare con altre storie e in altri ambiti. Sono nati così “Risveglio a Parigi”, “La ragazza di fronte” e “Non fa niente”.
Valerio Varesi: voglio essere uno scrittore che non scrive solo gialli, ma che possa raccontare anche storie che non sono necessariamente dei misteri o dei gialli. Volevo anche, con spirito di indagine, capire perché questo Paese è finito in questa situazione, interrogandomi in generale sulla storia, su quello che è stato, che abbiamo fatto o non abbiamo fatto, sugli errori, Insomma, mi interessa la storia che porta all’oggi, così è nata la Trilogia di una Repubblica. E poi ho grande interesse per una narrativa di impegno che sia dentro le cose e non si limiti soltanto a raccontare delle storie, ma in qualche modo si “sporchi le mani” con la realtà.
Pierluigi Porazzi: io ho iniziato con racconti brevi a sfondo simbolico-esistenziale, poi ho voluto provare a scrivere un romanzo, una storia più lunga. Ne ho scritti due, uno ancora inedito che si sviluppava da uno dei racconti. L’altro era “L’ombra del falco”, il primo giallo, che rientrava nel genere che, come ho già detto, mi interessava anche come lettore.
6) Progetti futuri?
Margherita Oggero: il prossimo libro sarà un giallo, sempre ambientato a Torino, prevalentemente nelle periferie, ma non con la prof, senza i personaggi precedenti, insomma.
Valerio Varesi: sto scrivendo, e ho quasi finito, una storia gialla, dunque con Soneri, che si ispira a Igor, questo bandito che ha terrorizzato per mesi la BassaBolognese-Ferrarese e poi è stato scoperto in Spagna, perché mi sembra anche quello emblematico di quello che è la paura, di come incide la paura nei rapporti umani, come disintegra le affinità, come crea divisioni e diffidenze.
Pierluigi Porazzi: a maggio, per il Salone del Libro, uscirà il seguito di “Azrael”
(A cura del team Thrillernord)