Recensione di Alessia Diana
Autore: Pietrangelo Buttafuoco
Editore: La nave di Teseo
Genere: Narrativa
Pagine: 352
Anno di pubblicazione: 2021
Sinossi. Nel secondo dopoguerra il barone di dubbia nobiltà Rodolfo Polizzi sposa Ottavia principessa di Bauci e la porta con sé a Leonforte, un paese dell’entroterra di Sicilia. In quell’estate del 1951 dove, poco lontano, sull’isola di Vulcano Roberto Rossellini s’innamorava di Ingrid Bergman e, a Capo d’Orlando, Lucio Piccolo con i fratelli Casimiro e Agata Giovanna – zii di Ottavia – ricevevano il jet set internazionale, a casa del candido Rodolfo arrivava Lucy Thompson, la compagna di college della moglie a svegliare i trascorsi di gioventù della principessa, tutti di strani riti e sabba studenteschi. Sotto gli occhi della signorina Lia, entusiasta testimone di una stagione elettrizzante, mentre il barone Polizzi si ammala e la principessa si lascia sedurre da un capomastro, l’intera Leonforte si trasforma in un pandemonio. Ma qualche anno dopo Carlo Delcroix, un eroe soldato – cieco e mutilato – la spinge a una scelta cruciale, ma forse vana. Un romanzo seducente e infuocato come la Sicilia, un divorzio all’italiana che Pietrangelo Buttafuoco trasforma in un moderno Faust al femminile.
Recensione
Ho deciso di spezzare la recensione in due parti: per quanto riguarda la trama e lo sviluppo della fabula, a questo romanzo non si può criticare quasi nulla. Si tratta di una storia dall’ambientazione estremamente curata e realistica in cui l’autore ha saputo inserire con maestria i suoi personaggi – sebbene, in un paio di casi, la caratterizzazione forse avrebbe potuto essere migliore (mi viene in mente, ad esempio, la matriarca donna Tina, che praticamente esiste solo in funzione dell’essere dura e fare da ostacolo grazie al suo ruolo, o il personaggio di Lucy, che appare sempre come complementare a Ottavia).
Comunque sia, si tratta di casi sporadici, e i personaggi trovano tutti un loro posto nel cuore del lettore, che si affeziona ad essi, trasale ai colpi di scena – in particolare quello riguardante il trapasso del buffo barone – e un po’ si dispiace di lasciarli andar via quando chiude l’ultima pagina. Ottavia, la già principessa “declassata” per amore a baronessa, domina la scena della prima parte del romanzo, che pure ha una narrazione corale, come un astro a torno a cui tutto gravita con eleganza, perlomeno fino allo scandalo in cui è coinvolta e che porta a un brusco cambio di scena in cui immergerci per scoprire cosa sia accaduto dopo gli sviluppi inaspettati delle vicende leonfortesi.
L’ambientazione, come detto, è curatissima, e un po’ mi ha trasmesso le emozioni che ho provato quando io stessa ho avuto modo di visitare la Sicilia, cosa che fa notare l’impegno dell’autore nell’allestire il palcoscenico della sua rocambolesca “pièce”.
La seconda parte della recensione riguarda la scrittura, la quale non posso dire di avere apprezzato quanto la storia in generale. Non perché sia povera, al contrario: in alcuni casi, il lettore si trova davanti un’infarcitura di vocaboli, fronzoli letterari che somigliano ad esercizi di stile che affaticano la lettura e la rendono meno scorrevole, rischiando di provocare un’indigestione simili a quelle del barone Rodolfo e che hanno ritardato di qualche giorno la fine del romanzo e la stesura della recensione qui presente. In alcuni casi, a ciò contribuisce la punteggiatura, con qualche virgola di troppo messa dove non dovrebbe andare.
“Sono cose che passano”, però, sarebbe giusto dire, nel senso che se il lettore si dedicasse anima e corpo alla lettura per qualche tempo, con la pazienza di districarsi in questi piccoli labirinti di parole, si troverebbe davanti una storia avvincente, perfetta per chi ama la buona narrativa e l’Italia del dopoguerra come ambientazione.
Pietrangelo Buttafuoco
Pietrangelo Buttafuoco (Catania, 2 settembre 1963) è un giornalista, scrittore, conduttore televisivo e opinionista italiano. Nato a Catania da una famiglia originaria della provincia di Enna. Nipote dell’ex parlamentare dell’MSI Antonino Buttafuoco, dopo essersi diplomato presso il Liceo classico “Nunzio Vaccalluzzo” di Leonforte, si è laureato in Filosofia presso l’Università degli Studi di Catania. Dirigente nazionale del Fronte della Gioventù, dal 1991 è componente del Comitato centrale del Movimento Sociale Italiano e poi, dal congresso di Fiuggi del gennaio 1995, è componente dell’Assemblea nazionale di Alleanza Nazionale, fino al 2003. Nel 2005 pubblica per la Arnoldo Mondadori Editore il romanzo Le uova del drago, finalista al Premio Campiello 2006. In precedenza per le Edizioni di Ar, ha pubblicato una raccolta di suoi articoli dal titolo Fogli consanguinei. Nel 2006 realizza su LA7 il programma Giarabub. Il 18 maggio 2007 viene nominato presidente del Teatro Stabile di Catania, succedendo al dimissionario Pippo Baudo. Da giugno a settembre 2007 conduce su LA7, in coppia con Alessandra Sardoni, la trasmissione Otto e mezzo, nella sostituzione estiva dei conduttori Giuliano Ferrara e Ritanna Armeni. Il 5 febbraio 2008 esce il suo secondo romanzo, L’ultima del Diavolo, in cui si parla della vicenda del monaco cristiano Bahira, che secondo una leggenda avrebbe riconosciuto nel giovane Maometto i segni del carisma profetico. Nel 2008 pubblica anche Cabaret Voltaire, un saggio sul rapporto tra Islam e Occidente. Il 1º febbraio 2009 ha ricevuto la “Candelora d’Oro”, riconoscimento istituito dal Comune di Catania nel 1988. Nel novembre 2009 ha pubblicato il volume Fìmmini. A partire dal novembre 2011 conduce la trasmissione settimanale “Questa non è una pipa” su Rai 5.Nel 2011 pubblica anche il romanzo Il Lupo e la luna. Il 16 novembre 2011 è nominato consigliere d’amministrazione dell’Università degli Studi di Enna “Kore”. Dal marzo 2012 collabora a La Repubblica. Dopo 5 anni, il 29 ottobre 2012, si dimette dalla presidenza del Teatro Stabile di Catania. In seguito all’articolo Il dizionario dei destrutti, pubblicato il 4 dicembre 2012 su La Repubblica, viene sospeso da Panorama dal direttore Giorgio Mulé e ha rischiato il licenziamento.Continua a scrivere sul settimanale fino al marzo 2013. Lasciato Panorama, riprende a scrivere per Il Foglio. Dal febbraio 2015 scrive per il Fatto Quotidiano e a partire dal 2019 inizia anche a collaborare con Il Quotidiano del Sud. A novembre di quell’anno è nominato presidente del Teatro Stabile d’Abruzzo. Sempre nel 2015 viene reso noto che Buttafuoco si sarebbe convertito alla religione musulmana, che costituirebbe per lui una sorta di «ritorno» nell’autentica Tradizione della spiritualità sulle orme di Henry Corbin, René Guénon o Martin Lings. Nel 2020 vince il Premio letterario la Tore Isola d’Elba. Nel 2021, esce il suo ultimo romanzo “Sono cose che passano”.
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