Murderbot




Recensione di Alessio Balzaretti


Autore:​ Martha Wells

Traduzione:Stefano A. Crespi

Editore:Mondadori

Genere: Romanzo

Pagine: 414

Anno di pubblicazione: 2020

Sinossi. Ogni aspetto dalla vita è dominato dalle grandi corporazioni, missioni interplanetarie comprese: è la compagnia, infatti, che le gestisce, rifornendole di tutto il necessario. “Tutto il necessario” comprende anche gli androidi di sorveglianza, che tutelano l’incolumità delle squadre d’esplorazione. Ma in una società in cui i contratti vengono aggiudicati al miglior offerente, la sicurezza non è esattamente in cima alla lista delle priorità. E così può capitare qualche imprevistoPer esempio qualcosa di strano succede su un lontano pianeta, dove alcuni scienziati stanno conducendo rilievi sulla superficie, convinti che l’Unità di Sicurezza con componenti organiche fornita dalla compagnia vegli su di loro. Murderbot, però, è riuscita a hackerare il proprio modulo di controllo, e si è accorta di avere accesso ai file multimediali di tutti i canali di intrattenimento. E così preferisce di gran lunga passare il suo tempo tra film, musica, serie tv, libri, giochi, piuttosto che dedicarsi a quegli incarichi noiosi e ripetitivi che non lasciano spazio al suo libero arbitrio. Dotata di una sensibilità tutt’altro che meccanica, Murderbot inizia un avventuroso viaggio alla ricerca di sé che la porterà a scoprirsi assai diversa da quello che i suoi protocolli avrebbero previsto.

Recensione

Sono sempre stato un appassionato di fantascienza cinematografica e di tanto in tanto mi sono buttato su qualche classico letterario senza però riuscire mai a trovare quella connessione che mi aspettavo tra romanzo e trasposizione.

Murderbot mi ha permesso, finalmente, di visualizzare quelle ambientazioni e quei soggetti che, per esempio, ho apprezzato mille volte nella saga di Guerre Stellari.

L’intelligenza artificiale e l’ibridazione con l’uomo, sono un leitmotiv su cui non si scriverà maiabbastanza, almeno finché non verrà davvero quel giorno in cui la macchina assumerà una sua personalità e dovrà convivere con l’uomo.

Il mondo che ci racconta Martha Wells è fatto di tutte queste coesistenze e di questi contenitori che sono le stazioni spaziali, veri e propri poli vitali che hanno soppiantato quasi totalmente i pianeti così come li intendiamo noi.

Per i puristi che amano la fantascienza di pietre miliari come Dune, dove il punto di vista dell’essere umano è ancora dominante con tutta la sua emotività e la filosofia che segna il passo, in questo romanzo, troverete l’opposto.

Sarà Murderbot, una SecureUnit dalle sembianze umane, costituita da una prevalenza di parti meccaniche, a raccontarci la sua storia.

Ovviamente, all’inizio, lo farà con la logica di una macchina, quindi alla costante ricerca della propria efficienza a servizio dell’essere umano con cui, possibilmente, vuole interagire il meno possibile.

Sembra paradossale ma, mettendosi nei suoi panni, non potremo che concordare sul fatto che l’uomo sia sostanzialmente inaffidabile e le emozioni, che fanno parte del suo essere, lo spingano a prendere sempre decisioni errate.

Quando deve scappare si butta nei pericoli, quando dovrebbe evitare certi accordi li pianifica volutamente, quando dovrebbe sparare non lo fa e quando gli viene detto di non indagare, cede alla curiosità.

Per Murderbot tutto questo è un caos insopportabile, tuttavia, la sua storia nasce da un istinto estremamente umano che è il desiderio di libertà.

Tradotto in termini tecnologici, hackera se stessa e si slega dal contratto che ha con gli umani.

Dal punto di vista del messaggio intrinseco, sembra che la libertà, a prescindere dai punti di vista, non sia un obiettivo pienamente soddisfacente ma una condizione per cercare qualcosa di più grande.

I quattro grandi capitoli in cui si suddivide il romanzo, porteranno la SecureUnit ad affrontare delle avventure pericolose al fianco di gruppi terrestri, per capire come mai, prima di hackerare se stessa, si fosse resa protagonista di una serie di omicidi.

Alle sue spalle c’è una compagnia che lavora illegalmente, sacrificando le stesse vite che lei è programmata a proteggere.

Il suo destino si legherà inesorabilmente a Mensah, una donna comandante, l’apertura e la chiusura di un cerchio in cui il suo status di macchina senziente prenderà coscienza di quel viso e di quelle parti organiche che gli appartengono e che tanto piacciono alla capa della sua spedizione originaria.

Dal punto di vista stilistico, l’autrice è stata abilissima a disegnare una sceneggiatura cadenzata da termini tecnologici che di primo acchito possono confondere ma che, ripetendosi, diventano essenziali per capire lo schema entro cui si muove il mondo di Murderbot.

Le quattro avventure, seppur movimentate in maniera differente, sembrano ripetere un certo percorso di eventi quasi a far apparire la scrittrice come scarsamente fantasiosa. Credo invece, che sia la dinamica stessa del viaggio intrapreso dalla protagonista a veicolare gli episodi e a renderne il senso della ricerca continua.

L’ultima sottolineatura è per segnalare che anche questo romanzo va ad aggiungersi all’ormai lunga schiera di testi con grandi protagoniste femminili.

Lettura appassionante e ideale per una trasposizione cinematografica.

     

 

Martha Wells


(Fort Worth, Texas, 1948), autrice di fantasy e fantascienza, ha scritto decine di racconti e romanzi, sia per adulti sia per ragazzi, tradotti in una decina di lingue, tra cui alcuni ambientati nell’universo di Stargate e in quello di Star Wars.  Per le sue opere, e in particolare per i libri del ciclo di Murderbot, ha ricevuto tra gli altri i premi Hugo, Nebula e Locus.

 

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