Il giallo classico. Il segno dei tre




Il segno dei tre


 

Il segno dei tre” è un’antologia di saggi del 1983 curata da Umberto Eco. Il titolo, che ammicca a uno dei romanzi di Doyle, “The Sign of Four”, è già un indizio chiaro dell’argomento del libro. Il motivo conduttore infatti riguarda proprio la tecnica investigativa in generale e quella di Holmes in particolare.

Perché dedicare uno studio semiotico a quello che potrebbe sembrare solo un divertissement letterario?

Semplice perché la logica che sottende le indagini di Holmes è la stessa logica che ritroviamo alla base della scoperta scientifica. La logica che noi conosciamo e utilizziamo quotidianamente si fonda su assiomi e metodologie che blindano i ragionamenti e permettono di giungere a conclusioni sensate.

Deduzione, induzione e abduzione sono i tre procedimenti mentali che guidano chiunque stia cercando una soluzione a un problema, più o meno fondamentale per l’Umanità. La deduzione è ben rappresentata dal sillogismo in Barbara formalizzato da Aristotele, ed è una tecnica ampiamente utilizzata nelle dimostrazioni matematiche.

 

 


Altrettanto sfruttata è l’induzione che segue un percorso inverso rispetto alla deduzione partendo non tanto da una correlazione tra una regola generale e un evento particolare ma piuttosto dalla prevedibile ripetitività di una serie di eventi.

L’abduzione invece rappresenta il momento creativo, quello in cui si accostano eventi apparentemente indipendenti per scoprirne la correlazione. E allora ecco che quasi per magia i testi di Doyle possono venir formalizzati con enunciati logici che rappresentano i dati presentati, i ragionamenti e le possibili conclusioni, realizzando una sorta di algoritmo.

I diversi saggi affrontano la questione sotto svariati aspetti. Troviamo l’aspetto logico formale in Hintikka e Harrowitz o Sebeok, quello storico filosofico in Eco e Rehder, quello epistemologico in Ginzburg, quello psicologico sociale in Tuzzi. Ciascuno degli studiosi offre un punto di vista particolare, una lente di osservazione del metodo di Holmes elevato a paradigma di un qualsiasi processo investigativo. Ecco che allora a buon diritto troviamo citazioni dell’immancabile Aristotele, ma anche di Voltaire, Poe e soprattutto Peirce.

Il saggio, anche se datato, rivela una innegabile modernità e offre spunti insoliti e interessanti per rileggere un romanzo poliziesco. Scoprire cosa si nasconde all’interno di una narrazione e sondarne i meccanismi che la sorreggono può essere a volte più stimolante e coinvolgente della semplice lettura.

E, per quanto possa sembrare strano, rivela punti di contatto tra letteratura, logica, matematica e filosofia. Gli studi sulla ricorsività delle strutture, sulla decidibilità e sulla probabilità entrano così a pieno di diritto nell’analisi testuale aprendo nuovi fronti di investigazione in campo letterario

 

 

A cura di Cristina Bruno


 

Scaletta:

Considerazioni sulla struttura del giallo

 

Riflessioni su alcuni saggi

Propp – La morfologia della fiaba

Eco – Il segno dei tre

Del Monte – Breve storia del romanzo poliziesco

Narcejac – Il romanzo poliziesco

Kracauer – il romanzo poliziesco

Vernant – Mito e tragedia nell’antica Grecia

Todorov – La letteratura fantastica

Ginzburg – Miti, Emblemi e spie

 

Alcuni autori classici e le loro creature

Edgar Allan Poe – Auguste Dupin

Arthur Conan Doyle – Sherlock Holmes

S. Van Dine – Philo Vance e le regole dello scrittore di gialli

Agatha Christie – Hercule Poirot Mrs. Marple

Gilbert Keith Chesterton – Padre Brown

Edgar Wallace – I quattro giusti