Demon Copperhead




Barbara Kingsolver


DETTAGLI:

Traduttore: Laura Prandino

Editore: Neri Pozza

Genere: Narrativa

Pagine: 656

Anno edizione: 2023

Sinossi. Questa è la storia di un ragazzo che tutti chiamano Demon Copperhead, un eroe dei nostri tempi. Un ragazzo che può contare solo sulla bella faccia ereditata da suo padre, una criniera di capelli color rame, lo spirito aguzzo e il vizio di sopravvivere. Il suo esordio nell’universo – mamma di diciott’anni che partorisce sola con una bottiglia di gin, anfetamine e oppioidi –, in una casa mobile sperduta negli Appalachi meridionali, dà il la a ciò che verrà dopo. Demon inizia la sua corsa a perdifiato attraverso la vita, sfreccia per le selve oscure dell’affido, del lavoro minorile, delle scuole fatiscenti, fino al sogno, e poi all’ebbrezza del successo atletico, con la conseguente caduta nella dipendenza. Nel mentre, si ossessiona con gli eroi della Marvel, si disegna i suoi fumetti riempiendoli di cattivi veri, si inerpica per le vette vertiginose del grande amore e sprofonda nel dolo – re straziante della perdita. Attraverso tutto questo, Demon deve combattere, armato del suo caustico umorismo e poco altro, con – tro la propria invisibilità in un mondo dove persino i suoi amati supereroi hanno abbandonato le terre selvagge per la città. La sua voce è quella di una generazione di ragazzi perduti, nati in posti splendidi e maledetti che neanche per un istante concepiscono di abbandonare. Ma Demon è un combattente, un sopravvissuto, come era un sopravvissuto David Copperfield nella sua disgraziata Londra. Barbara Kingsolver si ispira all’opera iconica di Dickens con questo romanzo vincitore del Pulitzer, ambientato nel Sud degli Stati Uniti, per gettare luce sulle vite marginali di oggi, con la stessa rabbia, la stessa profonda compassione. La stessa fiducia nel potere di trasformazione di una bella storia

 Recensione di Fiorella Carta


Quando iniziai a leggerlo vi dissi che era a metà fra Copperfield e Shuggie Bain, senza aver letto la quarta di copertina che diceva la stessa cosa.
Per chi ha letto entrambi i romanzi non è difficile l’associazione.
Ma c’è di più, nelle ultime settimane ho vissuto un ossimoro, fra Ellis e Kingsolver. Ho vissuto in entrambe le barricate. Prima con il lusso illusorio del 17enne Ellis in Schegge e poi con Demon dalla parte dei poveri che cercano di risalire dal fango.
Due mondi opposti che hanno in comune il disagio, ricchezza e povertà che collimano in un unico vertice, in cui adolescenti fortunati e molto meno, cercano l’addizione in un mondo che sottrae. 

Demon nasce in una casa mobile,  da una madre adolescente che si affiancherà a uno Stoner che non sarà mai quello di Williams. A volte sono i legami che ti crei quelli che ti salvano e così i Peggot, vicini e proprietari della casa in cui Demon è nato, diventano rifugio e conforto. 

Ma il futuro di Demon non si fermerà lì. La Lee County e le sue problematiche lo porteranno nel circolo degli affidi, tra l’incubo della fame, le droghe sempre più pesanti e la scoperta di una famiglia di sangue che lo salverà dalla fine di troppe sue conoscenze. 

Troverà nell’umanità e in se stesso il buono e il marcio, talenti volatili e naturali, una casa confortevole, cibo, un coach che gli farà da padre. 

Dalle stalle alle stelle e poi nella via di mezzo che è quella di tutti, che arrancano nella vita come in un rollercoaster, fino a quando non si rendono conto che ciò che hanno sempre inseguito è sempre stato lì davanti. Un romanzo di formazione emozionante fino all’ultima parola, una prosa fortissima, una capacità di avvolgere il lettore che, ultimamente, è davvero rara. Come con Schegge, di cui faccio menzione all’inizio, anche con Demon Copperhead troverete una compagnia che non si fermerà solo al momento della lettura, ma resterà e sono certa che non sarà facile da dimenticare. 

Ognuno troverà, nel suo percorso, qualcosa che lo toccherà, un sentimento, un disagio, un lutto, una mancanza.

E questo è il segreto per tenere vicino il lettore, donargli una catarsi, una riflessione personale, un cammino non dissimile a quello da lui percorso, forse in una piccola sfumatura o in tante messe insieme, ma rivedersi nel protagonista è ciò che, ogni tanto, ricerchiamo nella buona narrativa. 

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Barbara Kingsolver


è nata nel 1955 nel Maryland. Laureata in biologia, è considerata una delle scrittrici americane contemporanee più importanti. Nel 2000 le è stata assegnata la massima onorificenza statunitense in campo artistico, la National Humanities Medal, e nel 2010 ha vinto l’Orange Prize. Vive con la famiglia in una fattoria degli Appalachi meridionali.