Essere Nanni Moretti



essere nanni moretti giuseppe culicchia

Recensione di Francesca Mogavero

Autore: Giuseppe Culicchia

Editore: Mondadori

Pagine: 264

Genere: Narrativa

Anno di pubblicazione: 2017

Nel gioco “facciamo che io ero” potevamo essere maghi e imperatrici, scienziate e ballerini, potevamo avere il dono dell’invisibilità, trasformarci in un muscoloso eroe verdognolo con un discutibile autocontrollo o acchiappare i fantasmi per il tempo di una puntata di Bim Bum Bam.

Ma soprattutto, potevamo scegliere.

Bruno Bruni, il cinquantenne traduttore (e aspirante autore del Grande Romanzo Italiano) protagonista di Essere Nanni Moretti, no.

Complici la perenne crisi – lavorativa, mondiale, editoriale, creativa – l’abisso che lo separa dal “crossdisciplinare Gianluigi Ricuperati”, il capolavoro che ancora latita sulle pagine bianche e una provvidenziale barba, il nostro eroe scopre di essere identico al regista di Caro diario – orecchie a parte.

Bruno studia Nanni Moretti, osserva Nanni Moretti, interiorizza Nanni Moretti… e ben presto, senza accorgersene o forse perché non può farne a meno, diventa, anzi, è Nanni Moretti.

Da qui, con l’aiuto della sgrammaticata e “strafiga” compagna Selvaggia, ex pole dancer, inizia un rocambolesco viaggio lungo la Penisola, a caccia di festival, rassegne, feste paesane e amene località in cui scroccare cene e soggiorni con la scusa di un sopralluogo per un nuovo film… sperando di non incontrare “l’altro Nanni Moretti”.

Un pellegrinaggio tra piatti tipici e sindaci ospitali, appassionati di storia locale e in cerca di una particina, un “cammello” o un “camino” nel vagheggiato lungometraggio, ma anche un tuffo nell’Italia dei selfie e dei social, dei fenomeni letterari inspiegabilmente osannati e repentinamente dimenticati, delle collane che puntano sul “caso umano” (anche costruito a tavolino), dei sessantamila nuovi titoli pubblicati ogni anno (“E più della metà vende tra zero e una copia”).

Giuseppe Culicchia ci offre un ritratto senza zucchero, ma con molto pepe e tanta ironia, del panorama culturale del nostro Paese, facendo agire sul palcoscenico figure reali (editor, attori, scrittori…) – con una sola eccezione che vi sfido a trovare – e non lesinando insulti… perfino a se stesso, onnipresente nemesi del povero Bruno Bruni.

Un’ultima nota: ho incontrato Culicchia al Salone del Libro in occasione dell’uscita di Torino è casa mia: il suo libro non avrà la genialità di Cestelli di rabbia (leggete Essere Nanni Moretti e ne saprete di più), ma non credo che meriti di essere cosparso di “pece e piume” così, giusto per rilassarsi!

Giuseppe Culicchia


(Torino, 1965), ex libraio, è figlio di un barbiere siciliano e di un’operaia piemontese. Ha pubblicato 24 libri con i maggiori editori italiani ed è tradotto in dieci lingue. Dal suo long seller Tutti giù per terra, ristampato da oltre vent’anni, presente nelle antologie scolastiche e incluso da Mondadori nella collana 900 Italiano, è stato tratto l’omonimo film. Il suo Torino è casa mia è il titolo di maggiore successo della collana Contromano di Laterza. Di Einaudi il recente Mi sono perso in un luogo comune. Tra gli altri titoli pubblicati: Il paese delle meraviglie (2004), Brucia la città (2009), Sicilia, o cara (2010), Venere in metrò (2012), E così vorresti fare lo scrittore (2013). Ha tradotto tra gli altri Mark Twain, Francis Scott Fitzgerald e Bret Easton Ellis.