Gli omicidi di via…




 Gli omicidi di via Madre di Dio

di Fabio Livoti

Independently published, 2022

Narrativa noir, pag.250

Sinossi. C’era una volta a Genova la via intitolata alla Madre di Dio, dove nelle prime ore del 9 settembre 1964, a una settimana dall’omicidio di una delle graziose del centro storico, viene trovato il cadavere di Abigail O’Connor, infermiera americana residente in città dal 1944.
A gettare luce su entrambe le disgrazie è chiamato il commissario Italo Menegotti, che se nel primo caso temporeggia prima di decidersi a intervenire, nel secondo si lancia a capofitto nelle indagini spinto dal dispiacere di essere stato l’amante fedifrago dell’americana. Per una serie di eventi che sembrano voluti più dal destino che dal caso, il Menegotti sceglie di collaborare con Flavio Benedetti, centrocampista fiorentino della Sampdoria, e Livio Mantero, giornalista del quotidiano “Il Secolo XIX”. I tre, coadiuvati dall’ispettore Rosanò della Buoncostume, si ritrovano a seguire una serie di enigmi legati alle parole sibilline di una lettera dal mittente misterioso. Tra versi da decifrare, incursioni notturne al Cimitero Monumentale di Staglieno, sbronze in spiaggia, palazzi antichi, società segrete e una simbologia esoterica sullo sfondo, i personaggi affrontano una situazione bizzarra e pericolosa. 


Gli omicidi di via Madre di Dio

A cura di Chiara Forlani


 Recensione di Chiara Forlani

Fin dalle prime pagine del libro, si nota una cura estrema in fatto di documentazione storica. Il caso su cui indaga il commissario Italo Menegotti si svolge nel 1964, l’autore cita dettagli ben precisi della vita di quei tempi: la fine della seconda guerra mondiale non ancora così lontana da essere dimenticata, anzi ben presente nella coscienza dei sopravvissuti, oltre a precisi dettagli e usanze dell’esistenza quotidiana degli anni Sessanta, come per esempio bere l’Idrolitina, l’acqua gassata fatta con la polverina, e il Picador, che è l’antenato del nostro bitter. 

La storia scorre veloce, tra un dialogo in dialetto ligure, un altro con parole in toscano e un eloquio con accenti del Sud. Sono intercalari piacevoli, talvolta ironici, che si inseriscono con maestria nel susseguirsi serrato delle indagini e caratterizzano il romanzo, rendendolo più piacevole, di certo mai noioso. L’ironia, in particolare quella mostrata dal commissario Menegotti, riesce a sdrammatizzare e ad alleggerire una serie di omicidi e un intreccio amoroso e criminale di tutto rispetto. Tra l’altro, non deve essere stato facile per l’autore mettere per iscritto certi idiomi dialettali, di certo la ricerca linguistica è stata minuziosa.

Queste parole introducono la seconda parte del romanzo:

Paranormale, Commissario, avvenimenti inspiegabili. Mesmerismo, ossessioni, possessioni, spiritismo, medianità e così via. Non ne ha mai sentito parlare?”

Qui si passa dall’indagine all’avventura, mentre i nostri eroi si recano di notte nel cimitero di Staglieno, sulle tracce di personaggi famosi del passato. I dialoghi si fanno sempre più serrati, le indagini si arricchiscono del contributo di persone tra il serio e il faceto, con le loro improbabili parlate dialettali: un giornalista e un calciatore professionista. Tutti gli attori della storia sono legati ai delitti, i fili sottili che li tengono avvinti hanno radici nel loro passato, più o meno recente. Ognuno cerca di tenere nascosti agli altri i propri segreti, ma sono misteri che si possono solo nascondere sotto il tappeto insieme alla polvere, come il segreto di Pulcinella. 

La scorribanda notturna al cimitero di Staglieno è il centro del romanzo, il suo cuore pulsante. È in questo punto che il lettore si rende conto che la storia è un vero set cinematografico, una sceneggiatura già quasi pronta, girata in presa diretta e in soggettiva, davvero avvincente al punto che non si riesce a togliere gli occhi dalle pagine. Ed è stato a questo punto che ho sentito l’esigenza di mettermi a cercare su internet le foto dello splendido cimitero di Staglieno, giustamente famoso. Non rivelerò quali monumenti ho visualizzato, per non rovinare la lettura a nessuno.

Sono rimasta molto colpita anche dalle massime, tratte da scritti e canzoni, che l’autore antepone ai capitoli. Contribuiscono a rendere la giusta atmosfera: quella che mi ha davvero spiazzata in senso positivo è la citazione di un aforisma di Alessandro Morandotti:

L’orrendo della morte è il suo cerimoniale. Quanto più bello sarebbe andarsene al cimitero da soli, a piedi”.

Termino con un’altra citazione delle parole di Livoti:

Il matrimonio alchemico degli opposti: della luce e dell’oscurità, di questa o di quell’altra scelta di fronte a un dilemma, del pensiero creativo e del pragmatismo.”

Basterà tutto questo a giustificare il finale a sorpresa verso cui corre il romanzo? Non saprei, lascio al lettore la soluzione di questo ennesimo enigma. Io rimango abbastanza perplessa e stupita, penso che sia questo l’effetto che l’autore voleva creare nel lettore.

Aggiungo solo che la prefazione di Gabriella Grieco, il cui nome di giallista è una garanzia di qualità, avvalora il romanzo e arricchisce un testo che risulterà molto gradito a chi ama il noir arricchito da una notevole vena di humour.

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Fabio Livoti


è nato a Genova il 27/12/1980. Dopo aver conseguito il diploma di perito informatico all’ITIS Aldo Gastaldi di Genova nell’estate del 2000 ha lavorato in varie realtà industriali e commerciali della sua città natale fino al 2010, anno in cui si trasferisce insieme alla compagna in America Latina, nella Repubblica di Panama. Fin dai primi anni delle scuole superiori, a dispetto dell’indirizzo tecnico scelto, ha sentito il richiamo della letteratura, una voce che ha ignorato a lungo nel corso degli anni e che di recente ha provato finalmente a riascoltare auto-pubblicando il romanzo fantasy “Smeraldia” e il mystery/noir “Gli omicidi di Via Madre di Dio”. Oltre che nei suddetti romanzi, lo ritroviamo anche in due diverse antologie, la prima di narrativa generale pubblicata dal gruppo “Cazzeggio Solidale” nel luglio 2021 e l’altra di genere noir pubblicata nel novembre 2022 dalla Fratelli Frilli editori di Genova. Amante della grammatica italiana, scrive ispirandosi ad autori celebri come Tolkien, Carlos Ruiz Zafón e Dan Brown cercando di introdurre una vena esoterica fra le righe dei propri manoscritti. Fra gli altri interessi dell’autore si annoverano la passione per le attività ludiche, i viaggi zaino in spalla, la cucina e la squadra di calcio per cui tifa: la Sampdoria. 

A cura di Chiara Forlani

https://www.chiaraforlani.it