Il giorno dei morti




Sinossi. Seduto con un cane a fargli compagnia, un bambino morto per caso. Un orfano, niente famiglia, niente amici. Una fossa comune. E invece qualcuno che si chiede perché, e come, e quando. Qualcuno che si mette a scavare in vite piccole, di cui non ci si cura, di cui non si sa niente. Qualcuno che non si rassegna all’urlo che non sente, al lamento che non riesce a trovare. Fino al giorno dei morti.

 IL GIORNO DEI MORTI

L’autunno del Commissario Ricciardi

di Maurizio de Giovanni

Einaudi 2023

Collana Einaudi Stile libero big

thriller, pag.320


Il giorno dei morti

A cura di Edoardo Guerrini


 Recensione di Edoardo Guerrini

Nel mio addentrarmi nel percorso completo delle avventure del Commissario Ricciardi, pur in ritardo di oltre dieci anni ma infinitamente grato a Maurizio De Giovanni per questo bellissimo viaggio, sono giunto al quarto episodio, quello dell’ultima stagione, l’autunno (il viaggio era iniziato  in inverno, poi erano seguite le stagioni più calde).

In questo episodio la stagione, come sempre, rende predominante nel romanzo la sua atmosfera: 

un’atmosfera piuttosto cupa; l’autunno avanza, fa freddo, piove moltissimo e si avvicina il 2 di novembre. In questa nuova indagine il Commissario Ricciardi incontra subito una tristezza infinita: perché la vittima è un bambino, trovato morto ai piedi della scalinata di Capodimonte.

E, cosa strana: il Fatto non c’è, Ricciardi, diversamente dal solito, non vede l’ombra della vittima e non ne sente l’ultimo pensiero nell’istante della morte. Egli ne trae la deduzione che l’attimo fatale non si sia svolto in quel luogo, ma da tutt’altra parte; e questo già lo insospettisce, mentre in apparenza il cadavere sembra quello di un bimbo semi abbandonato, morto semplicemente di freddo o di inedia: i piedi scalzi, pieni di segni del gelo, gli stracci con cui è vestito… Perfino il dottor Modo si stupisce quando Ricciardi ostinatamente ne chiede l’autopsia, e anche il brigadiere Maione ne esce scandalizzato.

Ma Ricciardi non molla, e in breve tempo, dopo essersi già scontrato col prete che gestiva malamente, nella sua parrocchia, una specie di piccolo centro di asilo per un manipolo di scugnizzi abbandonati, trae già un risultato importante: il bimbo non è morto per il gelo, ma avvelenato. Stricnina: veleno per topi. Una pista che sembra presto arenarsi, quando dalle indagini emerge che i ragazzini frequentavano, per rubare, un magazzino di verdure e altri prodotti dove il proprietario metteva delle esche avvelenate per proteggere i prodotti dai topi.

L’indagine prosegue, e ben presto questo mondo di una certa parrocchia si rivela ben diverso dall’apparenza; ci sono ben altre logiche che guidano il prete, diverse dalla carità e dall’accoglienza cristiana; e Ricciardi in poco tempo attira su di sé il malanimo vescovile causato dalla sua ostinazione nel voler fare luce su quanto accaduto, malanimo che percorre vie ufficiali di alto livello e si riverbera sul dannato vice questore Garzo. Ma ovviamente Ricciardi non si lascia fermare da queste pressioni, e infine riuscirà a trovare l’ombra di Matteo, detto Tettè, nel luogo dove è successo il Fatto.

La tensione, la pietas, la cupezza dell’atmosfera novembrina, la città del X anno del Regime: la poetica di Maurizio De Giovanni ci accompagna in un viaggio intenso, dove la trama e i personaggi sono funzionali a discorsi molto precisi, intensamente vissuti e pensati dall’autore, che ci trasmette il suo pensiero non dicendolo ma mostrando i fatti: fatti brutti, molto brutti. E infine il percorso “orizzontale” di Ricciardi prosegue, anche con momenti drammatici in cui lo accompagnano le due donne che intensamente lo amano: Enrica, colei che vive a un passo da lui, dietro al vetro di fronte a casa sua, e Livia, la vedova Vezzi, conosciuta nel primo episodio quando era stato ucciso suo marito.

Nella nuova edizione l’autore accompagna gli episodi con una breve intervista, fatta dall’autore a uno dei suoi personaggi: qui l’incontro è con Bruno Modo, il medico legale apertamente antifascista.

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Maurizio de Giovanni


(Napoli, 1958) ha raggiunto la fama con i romanzi che hanno come protagonista il commissario Ricciardi, attivo nella Napoli degli anni Trenta. Su questo personaggio si incentrano Il senso del doloreLa condanna del sangueIl posto di ognunoIl giorno dei mortiPer mano miaVipera (Premio Viareggio, Premio Camaiore), In fondo al tuo cuoreAnime di vetroSerenata senza nomeRondini d’invernoIl purgatorio dell’angelo e Il pianto dell’alba (tutti pubblicati da Einaudi Stile Libero). Dopo Il metodo del Coccodrillo (Mondadori 2012; Einaudi Stile Libero 2016; Premio Scerbanenco), con I Bastardi di Pizzofalcone (2013) ha dato inizio a un nuovo ciclo contemporaneo (sempre pubblicato da Einaudi Stile Libero e diventato una serie Tv per Rai 1), continuato con BuioGeloCuccioliPaneSouvenirVuotoNozzeFiori, e Angeli, che segue le vicende di una squadra investigativa partenopea. Ha partecipato, con Giancarlo De Cataldo, Diego De Silva e Carlo Lucarelli, all’antologia Giochi criminali (2014). Per Rizzoli sono usciti Il resto della settimana (2015), I Guardiani (2017), Sara al tramonto (2018), Le parole di Sara (2019) e Una lettera per Sara (2020); per Sellerio, Dodici rose a Settembre (2019); per Solferino, Il concerto dei destini fragili (2020). Con Cristina Cassar Scalia e Giancarlo De Cataldo ha scritto il romanzo a sei mani Tre passi per un delitto (Einaudi Stile Libero 2020). Sempre per Einaudi Stile Libero, ha pubblicato della serie di Mina Settembre Troppo freddo per Settembre (2020) e Una Sirena a Settembe (2021). I libri di Maurizio de Giovanni sono tradotti in tutto il mondo. Molto legato alla squadra di calcio della sua città, di cui è visceralmente tifoso, de Giovanni è anche autore di opere teatrali.