Il patto dell’acqua




Sinossi. Travancore, Costa di Malabar, 1900. Una ragazzina di dodici anni cerca di prendere sonno tra le braccia di sua madre. Domani lascerà la casa in cui è cresciuta per andare sposa all’uomo cui è stata promessa. Colui che diventerà suo marito, il nuovo padrone della sua vita, ha trent’anni di piú, è vedovo, con un figlio ancora bambino. La piccola sposa va incontro al suo futuro cosí come è stato deciso da altri, come hanno fatto sua madre e la madre di sua madre prima di lei. «Il giorno piú brutto nella vita di una ragazza è il giorno del matrimonio. Poi, se Dio vuole, le cose migliorano» le viene detto. Il vedovo è un buon partito, come loro è parte di quell’antichissima comunità di cristiani convertiti da san Tommaso diciotto secoli prima, e per qualche strano motivo accetta una moglie senza una rupia di dote, anche se si mormora che la sua stirpe sia afflitta da una strana maledizione: in ogni generazione almeno una persona muore affogata. E in quello che oggi si chiama Kerala l’acqua è ovunque, plasma la terra in una trina di laghi e lagune, accompagna col suo canto sommesso le esistenze, si nutre dei monsoni, collega tutto nel tempo e nello spazio. La sposa viene accolta con affetto nella nuova casa e, nell’arco della sua lunga, straordinaria vita, conosce la gioia di un grande amore, patisce il dolore di infinite perdite, assiste a cambiamenti epocali. La sua famiglia si espanderà e si ritirerà con le nascite e le morti. Finché arriverà una nipote che porterà il suo nome, studierà medicina e giungerà a una scoperta sconvolgente. Evocazione luminosa di un’India in cammino verso la sua trasformazione politica e culturale, celebrazione di un popolo antico immerso in una natura ancora prepotente.

 IL PATTO DELL’ACQUA

di Abraham Verghese

Neri Pozza 2023

Luigi Maria Sponzilli ( Traduttore )

Narrativa contemporanea, pag.736

 Recensione di Barbara Aversa

Travancore, Costa di Malabar, 1900.

Una piccola sposa va incontro a un destino che non ha scelto: suo marito, il nuovo ‘padrone’ della sua vita. Ha trent’anni piú di lei, è vedovo e con un figlio molto piccolo. Lui per qualche motivo sconosciuto accetta una moglie troppo giovane e senza una rupia di dote, ma si mormora che la sua stirpe sia afflitta da una strana maledizione e che questa riguardi l’acqua.

Ogni cosa a suo tempo”. Finché lei un giorno lo guarda e si accorge di amarlo come non avrebbe mai immaginato di poter fare.

L’amore non è possesso, ma al contrario qualcosa che infonde sicurezza. Ma come tutto ciò che è prezioso questo sentimento potente si accompagna ad una nuova ansia: la paura di perderlo, la paura che cessi quel battito. Si sarebbe sentita finita.

Gwendokyn Gardens. 1950.

Didby è un medico che va incontro ad un infausto destino. Dolori che scavano segnandolo nell’anima e nel corpo, e poi il fato divampa, incastrando i suoi passi con Philipose, figlio di quella piccola sposa che nel frattempo ha creato una famiglia. Grande Ammachi è divenuta saggia e forte, una lupa che dolcemente e con caparbietà affronta tutto ciò che la vita le presenta. Il suo dolce Philipose cerca la sua strada, un idealista pieno di buoni sentimenti per una realtà troppo marcia. 

Il mondo merita la sua curiosità, il suo buon cuore e la sua struttura. Signore – prega – dimmi che questo è il mondo in cui doveva stare mio figlio”.

E poi arriva Elsie, che inizialmente riesce a contenere quel senso di incompletezza, e a farlo sentire intero, nonostante i fili del suo essere siano ingarbugliati e si senta incompiuto. Ma le storie non procedono sempre come promettono.

Nessuna storia di questo libro lo fa.

Perchè Elsie è una vera artista nell’anima e non permette a nessuno di mettere la propria arte da conto. Lei scava, si distrugge, dipinge e le sue opere non ottengono il giusto riconoscimento in una realtà pensata al maschile. Finché una lieve competizione per quel raro talento invade suo marito, e questi diventa un piccolo tarlo, destinato a incrinare la superficie morale della loro unione.

Finché arriva Mariamma. E qui diventa un’altra storia ma l’incanto vero è che è la stessa.

Come una matrioska dall’impalcatura perfetta, il romanzo diventa un capolavoro, che riesce a tenere il ritmo su un intero secolo, riuscendo a non perdere mai di vista nè la visione globale, nè il singolo protagonista. Una incredibile evocazione di un’India di tempi trascorsi che risuona attuale per alcune circostanze al lettore di oggi e che commuove.

E quando lo finirete vi sembrerà di vedere Mariamma, Baby Mol, il Signor Progresso, Grande Ammachi, e risentirete la eco di personaggi smarriti nel tempo, la voce di donne che hanno trasformato la propria realtà patriarcale in un regno dove il potere della vita (in ogni sua forma e cura)  è unicamente tracciato su una linea matriarcale perché è inevitabile che lo sia. Dove la forza intrinseca più potente è scatenata dall’acqua che dirompe, travolge, placa, culla.

L’acqua, che è un elemento femminile, appunto, e che è il fil rouge della saga perché è una incomprensibile maledizione alla quale sembra difficile sfuggire, e nel Kerala l’acqua è ovunque,

E allora nei passaggi finali quando in un solo istante tutto è uno e nulla separa più i mondi, forse scorrerà una lacrima. Che è femmina, anche lei.


Omnia vincit amor: et nos cedamus amori.

È una storia densa e avvolgente, proprio come i corsi d’acqua che stregano gli occhi riempendoli di sogni, superstizioni e poteri divinatori tutti da indagare.

È stata la mia lettura sugli scogli, guardando il mare, assaporando questa saga che fa vagare tra leggende, tradizioni, buoni sentimenti e perdite. È lenta, come l’acqua quando scorre placida ma non per questo non ha il potere intrinseco di travolgere. È ammaliante, come quei racconti narrati di generazione in generazione, che spianano strade di nostalgie e possibilità perdute.

È nostalgia sì, ma è anche opportunità, evoluzione, emozione. Vita.

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Abraham Verghese


Abraham Verghese è fisico e autore. Dopo il diploma allo Iowa Writers’ Workshop, nel 1994, ha scritto My Own Country, finalista al NBC Award, e The Tennis Partner, un New York Times Notable Book.Verghese ha ricevuto la National Humanities Medal, cinque lauree honoris causa ed è membro della National Academy of Medicine e dell’American Academy of Arts & Sciences. Tra i suoi libri, Il patto dell’acqua, pubblicato in Italia da Neri Pozza nel 2023.

A cura di Barbara Aversa 

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