L’enigma di Macallè




Sinossi. Siamo nel 1958, l’Italia non ha perso la battaglia di Adua e la Storia ha preso un altro corso. Durante la Grande Guerra il Paese è rimasto neutrale e Giacomo Matteotti è stato capo del governo per molti anni; adesso, dopo i problemi creati dall’esecutivo Pella-Fanfani, si ripongono grandi speranze nel nuovo ed energico Ministro delle Colonie, Sandro Pertini, che ha sostituito il vecchio e patetico Benito Mussolini. A Macallè, capoluogo della provincia meridionale della colonia Eritrea, il commissario Francesco Campani indaga su un orrendo delitto partendo da un unico, indecifrabile, indizio: la vittima, prima di morire, dopo essere stata mutilata, si è sfilata la fede nuziale e l’ha nascosta in bocca. Italiano d’Africa ed eritreo d’Italia, Campani vive le contraddizioni di un’identità sospesa tra appartenenze diverse e culture differenti, in bilico tra madrepatria e possedimenti d’oltremare. Con l’aiuto della moglie Emma, brillante ricercatrice dell’Istituto Agricolo Coloniale, dell’ispettore Araya Girmay, e degli intraprendenti agenti della Scientifica Marchetti e Boccardo, il poliziotto si mette sulle tracce dell’assassino, sfidando i pregiudizi razziali dei superiori. La sua vita, intanto, si avvia verso un inatteso cambiamento…

 L’ENIGMA DI MACALLÈ

di Luca Ongaro

SEM 2023

giallo ucronico, pag.219

 Recensione di Claudia Cocuzza

Con grande gioia ritrovo il commissario Francesco Campani, alle prese con un nuovo caso che segue di due anni la vicenda raccontata in Un’altra storia (SEM, 2022).

Ci troviamo a Macallé, in una Eritrea che Ongaro immagina colonia italiana ancora alla fine degli anni ’50. Sarebbe stato possibile?
Be’, se le cose fossero andate diversamente da come sappiamo, forse sì: se l’Italia non avesse perso la battaglia di Adua e se non si fosse schierata durante la Seconda Guerra Mondiale, magari avrebbe potuto mantenere le sue colonie e ci saremmo ritrovati un Mussolini anzianotto come Ministro delle colonie del Governo Pella-Fanfani.

E proprio così si chiude Un’altra storia, con Mussolini che rimedia una figuraccia, motivo per il quale il suo posto è stato preso da un giovane di belle speranze, Sandro Pertini.

Questa è la cornice storico-temporale all’interno della quale Ongaro inserisce la sua trama gialla, che deflagra quasi istantaneamente: il cadavere di Angelo Fusina, evirato e dissanguato, viene ritrovato all’interno della cella frigorifera della macelleria di cui era proprietario.

Potrei dire che l’indagine è complessa, che vengono seguite diverse piste, tutte verosimili ma che, una volta percorse, si rivelano sbagliate, e che Campani, grazie all’appoggio della sua squadra e a un’intuizione geniale, riesce alla fine a individuare il bandolo di una matassa complicatissima: potrei parlare di questo, e sarebbe tutto vero, ma quello che mi colpisce di questa vicenda sta nei sentimenti che si muovono sottotraccia.

Campani è un italiano nato e cresciuto in Eritrea; parla perfettamente il tigrino ma la sua carnagione è chiara: è un curioso ibrido di cultura e tradizioni in una terra in cui gli autoctoni sono considerati alla stregua di animali da circo.

Le origini e le esperienze di vita hanno forgiato il protagonista di queste pagine: Francesco e la moglie Emma vivono nell’albergo Fiesole con Salvatore e Kokeb, il suo braccio destro è Araya, i suoi amici sono italiani e etiopi. Campani non concepisce la separazione tra colonizzatori e colonizzati eppure vi si scontra quotidianamente, per strada, al ristorante, tra gli ospiti dell’albergo e anche sul luogo di lavoro, dove gli italiani non mancano di denigrare i colleghi etiopi e, anche nella ricerca del colpevole di un crimine, il movente razziale è sempre quello di elezione, il più immediato a cui pensare.

Se quindi dovessi individuare uno dei temi portanti della narrazione, non avrei dubbi nell’indicare lo scontro culturale, che si nutre di ignoranza e mancanza di rispetto, e, ucronico o no, è facile il parallelismo con i giorni nostri e la nostra società.

Come in ogni giallo che si rispetti, il crimine e l’indagine non sono altro che l’espediente per raccontare la nostra società, anche se indossa la maschera di un passato alternativo.

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Luca Ongaro


agronomo di formazione, informatico di deformazione, ha lavorato a lungo nella cooperazione internazionale, il che gli ha consentito di vedere un bel po’ di mondo. È anche stato professore universitario. Ha esordito nel 2022 con Un’altra storia, con cui ha vinto il premio Garfagnana in giallo per il Giallo storico.


A cura di Claudia Cocuzza  

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