Omissis baby




Recensione di Sabrina De Bastiani


 

Autore: Mirko Addesa

Editore: Bertoni

Collana: Ira

Anno edizione: 2022

Pagine: 204  p., Brossura

Sinossi. L’incontro non casuale fra due donne, Hana e Brigitte, e uno strano omicidio nei modi e nel luogo, danno vita ad una storia di avvicinamenti e distacchi e infine ad una complicità indotta dalla necessità. La fuga da un nemico fin troppo vivo e vendicativo le spinge in una Napoli anomala, nella sua zona signorile che non ti aspetti, in cui tutto sembra coperto da una patina di pulviscolo sottile ma difficile da spolverare. Un altro omicidio, apparentemente senza senso, apre la strada ad una serie di avvenimenti criminali, in cui ogni cosa sembra il contrario di se stessa, dove ognuno parrebbe aver bisogno di qualcun altro, dove chiunque può essere la chiave per aprire le porte del mistero che si dipana ad ogni pagina. Con un finale sorprendente inaspettato.

Recensione. Mi piacciono i luoghi di mare, Napoli, Genova, Marsiglia. Sembra che abbiano tutti gli stessi odori, gli stessi rumori, gli stessi silenzi. Sanno di vita, di quella che si affaccia all’altra parte del mondo, che vorrebbe abbracciarlo ma non ce la fa. Te ne accorgi già dalle uscite autostradali, gli asfalti dopo i caselli sembrano lembi di battigia fra un castello di sabbia e una curva dove riposare, ricaricare il cuore e l’anima.

Omesse le altre cose.

Omissis.

La notissima formula latina a significare che non sono state riportate frasi o parole ritenute non  necessarie, mette già sull’avviso il lettore che si accinge ad entrare nelle pagine di Mirko Addesa. Non troverà qui, infatti, nessun giro di parole, nessuna dilazione narrativa, nessuna divagazione o digressione. Diretto alla meta, al cuore, agli organi vitali, come una pallottola che non incontra ostacoli sulla sua traiettoria, che siano un soffio di vento anomalo o una frapposizione casuale.

L’autore sa benissimo da dove far partire la sua storia e dove farla arrivare, e la conduce con talento e passo sicuro. Si misura con frasi secche, seppure a tratti poetiche in maniera lancinante, rapide, efficaci, a scandire e imprimere  un ritmo davvero notevole alla storia fin dalle battute iniziali. Ed è qui, in primis, che si svelano il talento e la sensibilità di Addesa. Nella capacità di descrivere un mondo, un sottobosco, un quartiere, una via, i personaggi più diversi e complessi, nello spazio e con la velocità fulminea, ma assolutamente e profondamente sensibile,  della perfetta inquadratura di un fotografo provetto. Capace in uno scatto di racchiudere tutto.  E donare, a chi ne fruisce,  l’incanto di mirarlo e rimirarlo, fino a coglierne le più diverse sfumature, i più piccoli dettagli.

Decisamente originale e congeniale la scelta di nominare sezioni del libro e capitoli  usando il lessico del cinema,  Prima visione, Seconda visione, la meccanica del motore, giro di chiave, accensione, tagliando primo, secondo …, foratura gomma, riparazione, ripartenza,  i luoghi, gli spazi connotati e definiti rigorosamente, ciascuno a sua volta, e di volta in volta, protagonista del romanzo, Napoli, Praga, Bari, via Kerbaker, Materdei, Piazza Plebiscito. Il clima, tiepido, rovente, afoso, pioggia. E ancora, gli spazi altri, quelli dell’anima. L’amore, i suoi sospiri, le sue urla. Gli occhi ovunque. Incontro di ombre. Tre oscurità.

Mi sono divertita, a fine lettura, ma sarebbe meglio dire a fine viaggio, a scorrere l’indice che li nomina uno ad uno, ritrovandomi a rileggere la storia, (de)scritta in maniera diversa, cristallizzata in ogni passaggio, e così  a percorrerla ancora,  ad attraversarla, dopo essermi fatta attraversare da lei.

Da Hana e Brigitte, le due antitetiche,  eppure magnificamente complementari protagoniste, da una vicenda più nera del nero, sia hard che boiled, che ridefinisce il concetto di abisso e così facendo anche il suo opposto, il suo zenit, che non sconta nulla e ci costringe a non dare nulla per scontato, fino alla fine. E nemmeno allora.


Non esistono angoli nel cielo. Se vuoi vederne, devi disegnarli.

Mirko Addesa


Mirko Addesa, 57 anni, pubblicitario, vive e lavora a Campobasso. Nel Molise che non esiste. Nel 2017 pubblica Mia Fumè-Athamanta e lo spillo, una graphic novel di cui cura soggetto e sceneggiatura. Nel 2020 partecipa all’antologia “I luoghi del noir” Fratelli Frilli Editori. Nel 2021 all’antologia “Odio e amore in noir” Fratelli Frilli Editori. Suoi racconti sono apparsi sul blog “The Meltinpop” e “Libroguerriero”. “Omissis baby” è il suo primo romanzo.

 

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