OPPENHEIMER




A cura di Paola Iannelli


Il fisico J.Robert Oppenheimer lavora con una squadra di scienziati durante il Progetto Manhattan , che porta allo sviluppo della bomba atomica.

Autore: Christopher Nolan

Casa di produzione: Universal Pictures, Sycopy Films, Atlas entertainment

Genere: Biografico

Anno di uscita in Italia: 2023

RECENSIONE

Il fuoco come elemento distruttore, mostro capace di fagocitare qualsiasi cosa, unico elemento in Natura di cui si ha orrore. L’immagine utilizzata come battage per il film diretto da Christofer Nolan, dedicato alla vita di Oppenheimer, racchiude il senso intimo col quale, il regista filtra l’essenza della storia di un uomo, che con l’invenzione della bomba atomica ha cambiato la prospettiva di un attacco bellico.

In una delle immagini usate per la campagna promozionale, Oppenheimer osserva attraverso un oblò, munito di occhiali protettivi, l’enorme colonna di fuoco, determinata dallo scoppio di una bomba al plutonio di cinque chilogrammi, nello sterminato campo desertico di Los Alamos. Lo scienziato scruta l’orizzonte con gli occhi di un bambino, di cui ha perso l’innocenza, scoprendo il lato mostruoso che la scienza stessa può creare.

Il senso intimo che Nolan ha cercato di trasferire al pubblico, si scontra con la lucida consapevolezza di un uomo talentuoso, che travalica il confine tra il bene e il male, mettendo a punto un’arma capace di neutralizzare il nemico, o meglio polverizzarlo.

Le ceneri di quel disastro umano e ambientale, coprono il capo di Oppenheimer, trasformando il profilo di un genio, nell’ombra di se stesso. L’immancabile annuncio della coscienza bussa alle porte del cuore, spingendolo quasi alla follia. La mostruosità degli effetti della bomba atomica rischiava di compromettere l’intero equilibrio su cui regge l’universo.

Il “Progetto Manhattan resterà nella storia come il più alto e degradante tentativo dell’uomo di vincere sul nemico, una lotta di supremazia che non lascerà, al suo avvio, né vinti né vincitore. Il fetore della carme umana bruciata, i corpi scarnificati, le lacrime di dolore e sangue sono solo una parte dell’immensa catastrofe che la bomba atomica provoca.

La sorprendente adesione estetica dell’attore, Cillian Murphy, accresce l’immedesimazione nell’interpretazione, come l’aderenza mimica, che amplifica le tormentate riflessioni dello scienziato, uomo ambizioso e tenace, ma allo stesso tempo difensore delle cause civili. Un binomio comportamentale che traccia la figura a tratti contraddittoria di Oppenheimer, in cui una singolare alchimia di pulsazioni emotive entra in gioco costringendo l’uomo alla restituzione dell’essenza della vita stessa.

Lo scienziato sposerà nel 1941 Katherine Puening, altra figura decisiva, una donna dalla personalità ambivalente, sempre in lotta con fantasmi ripieni di un’insana irrequietezza, aspetto che condividerà a pieno con il marito durante la loro relazione matrimoniale. Emily Blunt interprete del ruolo cinematografico, trasferisce al pubblico l’idea dell’anticonformismo cui Katherine aderisce. Le donne all’epoca dovevano dimostrare che la perfezione esiste, nell’essere madri e mogli esemplari, lei è tutto il contrario. Non vuole dipingersi il volto col cerone della falsa benevolenza, nei suoi gesti e nel linguaggio lei dichiara, senza falsità l’egocentrico narcisismo che la invade. 

Lo spettatore che guarda Oppenheimer, assiste a un montaggio ben assemblato, come l’utilizzo degli effetti speciali, con i quali il regista opera un transfer emozionale profondo.

I dialoghi sostengono un ritmo serrato, anche se in alcuni casi le sintesi delle nuove riflessioni sulla fisica quantistica, appaiono di difficile comprensione. Il linguaggio utilizzato mostra le sfumature dei vari interpeti, senza sbavature, come i continui flashback, dove lo scienziato ripercorre i punti salienti della sua carriera.

Come nel peccato originale tutto comincia dall’immagine di una mela, sarà questo frutto a scindere la vita dell’essere umano nel prima e nel dopo, un semplice seme che feconda il principio del male.