Carlo è uscito da solo




Recensione di Stefania Ceteroni


Autore: Enzo Gianmaria Napolillo

Editore: Feltrinelli

Genere: narrativa

Pagine: 248

Anno di pubblicazione: 2020

Sinossi. Carlo ha trentatré anni e non esce mai da solo. Non rivolge la parola agli sconosciuti e conta tutto ciò che lo circonda: le briciole sul tavolo, le gocce di pioggia sulla finestra, le stelle in cielo. “Una linea retta è una serie infinita di punti”, così gli ha detto anni prima la professoressa delle medie, ma non l’ha avvisato che alcune rette possono essere interrotte. Come la linea rassicurante della sua vita, che un giorno è andata in pezzi e da allora non è più stato possibile aggiustarla. Per questo ora Carlo si circonda di abitudini e di persone fidate, come i suoi genitori e sua sorella Giada: ha costruito un muro tra lui e il mondo esterno. Finché una mattina incontra Leda, la nuova ragazza del bar dove fa sempre colazione con il padre, ed è lei a creare una crepa nel muro, a ridargli un raggio di speranza. Nelle loro durezze, nei loro spigoli, riconoscono il reciproco dolore, stringono una tacita alleanza e cercano la forza per affrontare i ricordi e camminare liberi verso il futuro. Il racconto di un ragazzo e una ragazza danneggiati dalla vita, la storia tenace di un uomo che non si arrende e di una donna che potrebbe aiutarlo a rinascere, a darsi una possibilità. A uscire da solo, per non essere più solo.

Recensione

Non si può non amare Carlo. Non si può non soffrire con lui e per lui. Non si può non sorridere davanti alle sue piccole conquiste quotidiane.

Carlo è un uomo di trentantre anni che trova conforto nei numeri. I numeri non lo tradiscono mai, gli fanno compagnia, lo aiutano a trovare la giusta concentrazione, lo distolgono da altri pensieri.

Carlo vive con i suoi genitori ed ha una sorella minore che sta per sposarsi: lui non ama la gente, non ama la confusione, il contatto fisico con gli altri. Non ama gli altri.

Fa fatica anche a salutare qualcuno con una stretta di mano. Fa fatica a salutare qualcuno in generale. La sua vita si consuma, da anni, tra le pareti della sua camera con la musica classica e la matematica a fargli compagnia. Non cerca altro, non ha bisogno di altro.  

L’autore racconta la sua storia su due piani temporali: l’oggi, che lo vede impegnato a trovare una nuova dimensione, scrollandosi di dosso quel vestito da “vecchio Carlo” che troppo a lungo ha indossato, e la sua infanzia. Un’infanzia dolorosa, fatta di silenzi, di violenza, di incomprensioni, di verità mai svelate.

Il Carlo di oggi porta dentro una sofferenza ereditata dal passato e che ancora allunga su di lui i suoi tentacoli. Un passato fatto di solitudine, di bullismo a scuola ma anche di silenzi, profondi e pesanti silenzi in casa, con un padre troppo impegnato con il lavoro ed una madre che cerca di barcamenarsi tra lavoro e figli… due genitori che non riescono a vedere, che non si accorgono della profonda sofferenza di quel ragazzino così taciturno che risponde al nome di Carlo.

L’autore è abile, abilissimo nel trasmettere emozioni. Ho sofferto profondamente con Carlo ed ho visto davanti ai miei occhi i tanti volti di ragazzini della sua età che quotidianamente (ce ne sono tanti, purtroppo, di casi) subiscono violenza fisica e psicologica da parte del bullo di turno. Ho sofferto con quella madre e quel padre nel momento in cui si sono resi conto di essere stati sordi e ciechi davanti a tanta sofferenza.

Ho sofferto con quella ragazzina, la sorella di Carlo, che all’improvviso si è trovata ad essere quasi trasparente agli occhi dei suoi genitori impegnati a recuperare il terreno perso con quel ragazzino. Ho sofferto anche con i genitori di quei bulli… sì, perché spesso sono situazioni incontrollabili, di cui papà e mamma vengono a conoscenza per ultimi e si trovano a scusarsi per gli errori del proprio figlio, della propria figlia.

Ho anche sorriso con Carlo quando inizia a scoprire il mondo che lo circonda e cerca una nuova dimensione. Si scopre uomo coraggioso, fragile ma coraggioso. Carlo non si arrende e conquista il suo futuro pezzetto per pezzetto, con pazienza e con tenacia. Prima di tutto, però, Carlo conquista il lettore e lo ripaga della sofferenza che gli trasmette.

Non è solo, Carlo. E la sua storia – dolorosa, lo ripeto – è come una ferita che fa fatica a rimarginarsi, che lascia segni profondi ma che non impedisce a quel ragazzino, oggi diventato uomo, di arrivare alla felicità.

Gran bel libro. Avevo conosciuto, ed apprezzato, l’autore con “Le tartarughe tornano sempre” e Carlo è stata una positiva conferma.

 

 

 

Enzo Gianmaria Napolillo


Enzo Gianmaria Napolillo è nato nel 1977. Vive tra Como e Milano, ma sogna di stare su un’isola del Mediterraneo. “Carlo è uscito da solo” (Feltrinelli 2020) è nelle librerie dal 5 marzo ed è il suo terzo romanzo. Ha esordito nel 2009 con Remo contro (Pendragon), che ha avuto ottime recensioni e tre ristampe in pochissimi mesi. Poi ha pubblicato “Le tartarughe tornano sempre” (Feltrinelli 2015) finalista al Premio Fiesole 2015 e al Premio Brianza 2016. Molto apprezzato dalla critica, dai lettori e nelle scuole, con cinque edizioni e un tour di oltre 150 date in tutta Italia, tra scuole, librerie, festival e teatri.  L’edizione nell’Universale Economica Feltrinelli è alla terza edizione. L’edizione in lingua francese “Les tortues reviennent toujours” (L’aube 2019) è uscita il 7 marzo 2019.  È finalista nella selezione ufficiale del Prix Méditerranée étranger 2020.

 

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